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E’ passato un po’ di tempo da quando abbiamo provato per la prima volta In Verbis Virtus. L’ambizioso progetto italiano che doveva rinnovare l’attuale genere adventure implementando il supporto vocale e creando cosi un’esperienza piuttosto insolita, seppure non nuova nel suo genere. La demo ci permise di testare con mano (o in questo caso con il mouse e la tastiera) il mondo nel quale il piccolo team di sviluppo ci gettò di botto. Tra le note positive e quelle negative siamo riusciti a capire l’andamento del gioco e dove voleva andare a parare e ne siamo rimasti davvero entusiasti. Successivamente Indomitus Games lanciò una campagna su Indiegogo per finanziarsi, ma come per molti bei progetti la campagna non ebbe successo e quindi il team ripiegò su un altro piano, quello dell’accesso anticipato su Steam. La versione in questione è composta da due lunghi livelli, uno visto nella demo, ma quasi del tutto rivisitato e ampliato. In Verbis Virtus nella sua versione quasi definitiva è stato giocato e analizzato da noi e leggendo più avanti potrete scoprire il nostro verdetto.
LUMEH TIAL !!!
Quando parliamo di un titolo italiano spesso cerchiamo spingere proprio sulla sua provenienza per dei motivi che possono apparire ovvi. Vogliamo far capire che anche in Italia la produzione videoludica non è ferma, ma anzi progredisce di giorno in giorno regalando dei titoli sempre nuovi (e lo dice anche Nolan Bushnell). In Verbis Virtus è proprio un titolo nostrano che cerca di rappresentare una parte del mondo indipendente che cerca di sfruttare una feature snobbata il più delle volte perché usata nel modo approssimativo e mal sfruttato. Ovviamente parliamo del controllo vocale, che in molti giochi è stato usato in maniera abbastanza deludente.
La nostra storia inizia ai piedi del tempio El Khasneh al Faroun, situato in Giordania. Un antico monumento scavato nella roccia viva e usato come tomba degli imperatori. Avvolti dal sole cocente ci ritroveremo quasi morti, ma prima di esalare l’ultimo respiro inizieremo la lenta scalata verso il tempio. All’interno ci ritroveremo dinanzi ai primi enigmi, semplici e intuitivo, ma servono per capire le meccaniche del gioco e la gestione degli incantesimi. Ogni qualvolta impareremo un nuovo incantesimo potremo visionare la parte storica di questo tramite l’apertura del nostro taccuino.
Andando ancora più avanti scopriremo di essere uno dei peregrini in viaggio attraverso il tempio, ma ben presto la situazione si complicherà e dai semplici enigmi inoffensivi ci ritroveremo di fronte a qualcosa di più imponente e pericoloso. Grazie alla nostra astuzia dovremo non solo scampare alla morte, ma nel contempo risolvere altri enigmi più complessi e difficili.
I dungeon ovunque…
Acceso il gioco la prima cosa che sorprendere è sicuramente il comparto grafico di incredibile impatto. A differenza di molti indie, In Verbis Virtus presenta lo stile grafico che spaventa per la sua maestosa imponenza. Sviluppato con Unreal Engine il titolo è a tutti gli effetti simile ai giochi tripla A che siamo abituati a vedere sulle console e pc. Gli effetti di luce sono incredibilmente realistici, anche se a tratti proprio questi effetti rendono alcuni difetti poligonali più evidenti. La mano del protagonista è ad esempio uno degli elementi fondamentali in quanto la vedremo nel corso di tutta l’avventura e soprattutto durante la parte iniziale possiamo notare delle deformazioni sulle mani del nostro personaggio. Gli ambienti interni ricreati a mo’ di opera fantasy catturano all’istante il giocatore grazie ai colori rilassanti e alle luci soffuse.
I modelli poligonali dei personaggi presentati sono piuttosto ordinari e sicuramente si poteva fare di più utilizzando in una maniera differente i programmi della modellazione e della topologizzazione, ma in fondo anche cosi si tratto di un lavoro magistrale.
Una volta c’era il caos
In Verbis Virtus, come abbiamo già detto, presenta una particolarità, il controllo vocale degli incantesimi. Nel corso della storia ne impareremo parecchi e dovremo ricordarli per proseguire. Questa forse sarà la cosa più difficile visto che ogni incantesimo è fatto da due parole e molti si assomigliano, ma basterà pigiare il tasto J per aprire il taccuino. Questo racchiuderà ogni dettaglio sulla trama che andremo a scoprire e che si rivelerà dinanzi a noi lentamente grazie alla nostra curiosità. Premendo il tasto sinistro del mouse si pronuncia un incantesimo, ad esempio “Lumeh Tial” e l’incantesimo si “accende”. Per terminare la funzione dell’incantesimo basterà premere il tasto destro, mentre tutto il resto del gameplay è molto abituale per tutti i giocatori. La pronunzia degli incantesimi è disponibile in lingua inglese e in una lingua inventata appositamente per il gioco e che a nostro avviso riesce a creare un’atmosfera più onirica e completa.
Un’ultima parte, ma non meno importante, va dedicata al comparto sonoro, che ci ha sorpresi come davvero pochi negli ultimi mesi. Durante le nostre esplorazioni la musica sarà una fedele compagna che ci permetterà di tuffarci completamente all’interno dell’avventura. Anche in quest’ambito sembra davvero incredibile il lavoro svolto da Indomitus Games per offrirci una grande qualità. Alcune melodie
In Verbis Virtus ci ha incantanti grazie al suo comparto grafico, alle ambientazioni e alla particolarità del gameplay che ci obbliga a usare la nostra voce per controllare. Una delle cose interessanti è che si tratta di un gioco indipendente e soprattutto italiano. Purtroppo non è un titolo perfetto e soffre di alcuni problemi, ma che sicuramente verranno corretti con l’uscita del gioco completo.