Intervista a Sergio Rossi, lo sceneggiatore del fumetto Girotondo

Sergio Rossi
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Un anno fa circa avevo recensito un fumetto leggero, ma profondo allo stesso tempo, Girotondo. Scritto da Sergio Rossi e disegnato da Agnese Innocente, questo fumetto raccontava la vita di alcuni ragazzi e lo faceva in un modo del tutto naturale, utilizzando un linguaggio giovanile e adatto a tutti.

Ebbene, ho scambiato quattro parole con Sergio ed ecco cosa ne è uscito.

Rostislav: Ciao Sergio e benvenuto su Havocpoint. Parlaci di com’è nata l’idea che ruota attorno alla storia  Girotondo.

Sergio: Ciao e grazie dell’invito. L’idea è nata da una prima storia, quella di Stefano e Anna, che mi era piaciuto scrivere e quindi mi sarebbe dispiaciuto lasciare. Subito dopo ho scoperto “Girotondo”, il testo teatrale di Arthur Schnitzler dopo aver visto il film omonimo di Max Ophuls. Da lì è nato tutto. Eravamo ancora nel XX secolo.

R: I protagonisti della storia sono tanti e almeno uno di questi rappresenta in un certo senso noi, lettori. A quale sei più affezionato e ti rappresenta?

S: Forse Stefano, ma solo perché è nato per primo. In realtà in tutti c’è qualcosa di me.

R: Whatsapp attualmente è il modo più facile e veloce per messaggiare con qualcuno. Credi che questo abbia in un certo modo stravolto i rapporti sociali tra i giovani o si tratta solo dell’evoluzione all’interno della nostra vita?

S: Credo sia un’evoluzione. Ogni generazione ha avuto la sua comunicazione veloce: la posta, il telefono fisso e ora la messaggistica istantanea, le cui conseguenze reali le sapremo solo tra qualche tempo.

R:Il target di questo graphic novel è davvero vario e in effetti oggi più che mai potrebbe rappresentare una grande varietà di diverse età. Scrivendo, a chi hai cercato di parlare?

S: Per cominciare ai coetanei dei personaggi, e poi in generale a tutti, dato che tutti siamo stati adolescenti, e perché, anche da adulti, certe dinamiche di base sono sempre le stesse.

R: Le storie del fumetto finisco per intrecciarsi e ci mostrano un interessante spaccato di vita dei giovani. C’è chi insegue la bellezza, chi cerca di non dare nell’occhio e chi al contrario, cerca di apparire al centro dell’attenzione. Quanto questa nuova generazione si differenzia dalla tua e come mai spesso tendiamo a screditare i più giovani?

S: Le due differenze maggiori sono due. La prima è la presenza di ragazze e ragazzi originari da altri paesi che sono nati in Italia. Ricordo ancora la bellissima sensazione a Londra, quando ero alle superiori, di vedere rappresentato il mondo intero in metropolitana. La seconda è che sempre più giovani fanno coming out: quando ero adolescente l’omosessualità, figuriamoci le varie sigle lgbtq+, non era neppure presa in considerazione, con tutti i drammi del caso. Per fortuna questa situazione è cambiata e sta cambiando, anche se c’è ancora molto da fare, ma la strada è irreversibile, e meno male.

R: Con Agnese ti sei sempre trovato in sintonia durante la creazione di Girotondo o c’era qualche incomprensione?

S: Agnese è stata bravissima, sia come autrice, ha un grande talento, sia come professionista, sempre precisa e puntuale. Lavorare con lei è stato un piacere.

R: Hai già qualche idea sul tuo prossimo lavoro?

S: Direi di sì, ma aspetto a parlarne per avere qualcosa di più definito. Appena ci sarà qualcosa, vi avverto!

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".