Journey – Recensione

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Se vi dicessimo “Life could be simple” voi pensereste subito a Flow e il suo fratellone Flower. I due capolavori prodotti da thatgamecompany hanno scatenato gli animi dei giocatori stanchi delle solite marmaglie che ci assalgono durante l’anno con i vari giochini tutti uguali tra loro. La semplicità con cui si sono presentati i due titoli e la loro capacità nel trasmettere le emozioni è simile a quella dei più grandi e potenti mezzi di comunicazione. Dopo tre anni dall’uscita di Flower, il team di Jenova ha lanciato un nuovo titolo, che si è subito guadagnato la medaglia come il gioco più venduto su PSN. Naturalmente parliamo di Journey.

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Un viaggio può essere un esperienza personale, dove l’intento è quello di scoprire il proprio io, meditare in solitudine sulle difficoltà che la vita ci offre ogni giorno. Un viaggio però può anche essere un esperienza fatta in due e può servire per legare, per avere sempre una spalla su cui contare e per non rimanere soli nei momenti della totale solitudine. Journey è tutto e niente. Journey è un esperienza metareferenziale che fa ogni uomo e ogni donna nella sua vita. Può abbracciare mille sfumature, ma rimane pur sempre un viaggio verso una meta a noi sconosciuta. Il monte su cui dobbiamo arrampicarci può essere una chiara metafora della nostra vita, che man mano diventa sempre più ripida fino a diventare una morte lenta. Sembra strano ciò che sto scrivendo, vero? Ma Journey non ha un vera trama e quindi ognuno di noi può dare un proprio significato al viaggio che intraprenderemo.

“La danza sulla sabbia” è sicuramente la frase più adatta per descrivere il gameplay di Journey. Il minimalismo regna sovrano anche qui e bastano due tasti per giocare nel modo più che dignitoso. La sabbia dorata danza allegramente sotto il nostro mantello e i riflessi del sole creano una magia visiva che pochi altri titoli riescono a regalarci. Il fulcro del gioco diventa proprio il giocatore empirico, costretto ad arrampicarsi sulle alte dune sotto il sole cocente, che sembra volerci divorare, ma che alla fine ci accarezza in modo fugace. La frenesia dei balli prodotti nell’aria creano un vero vuoto nel nostro animo, lasciandoci spettatori di uno spettacolo creato appositamente per noi con degli animali di stoffa che danzano allegramente. Ma come quando siamo vicini alla morte la vita sembra diventare più lenta e difficile, cosi anche qui verso la fine il viaggio diventerà più lento e duro, fino a fermarsi per sempre.

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Quando ci si trova in un deserto, con il sole riflesso sulla sabbia dorata il giocatore non ha più dubbi. Sa di trovarsi in una trasposizione dei migliori anni della vita, che scorrono veloci, come veloce è la nostra discesa nel gioco. Il comparto grafico è davvero difficile da descrivere con un senno di lucidità. Dico cosi perché è un gioco che come Flow e Flower nasconde tante piccole idee e non cattura per via delle esplosioni con gli effetti particellari o mimiche facciali degne da Oscar. A catturare il giocatore è proprio l’intreccio dei movimenti, raggi del sole e i vari riflessi, che insieme diventano una vera tisana da provare in un momento di sconforto. Il motore grafico riesce a trasformare il freddo schermo LCD in una parte di noi, entrando quasi in simbiosi con il nostro io interiore. E’ possibile percepire la poesia del videogioco anche attraverso la magistrale colonna sonora, che ci culla per tutta la durata, circa due ore. La canzone finale poi è un poema alla vita e tutto il nostro percorso compiuto, un canto per dimostrare la compiutezza del nostro viaggio.

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Journey è un gioco principalmente single player, ma possiede una modalità coop online davvero originale. Durante la partita non sapremo mai il nome del nostro compagno, il suo sesso e non potremo comunicargli niente se non tramite la pressione del tasto cerchio, che farà uscire un suono dal nostro alter ego digitale. Non potremo nemmeno inviare gli amici e quindi ci troveremo dinanzi a degli sconosciuti, ma con un obbiettivo comune, quello di arrivare in cima alla montagna. Per trovare un compagno di viaggio non dobbiamo fare niente, infatti i server mettono in automatico i giocatori che si trovano nello stesso punto e li tolgono se i due si allontanano troppo. La modalità coop, però, non rende il gioco davvero competitivo in quanto non esiste una competizione in questo viaggio. Naturalmente se è la vostra prima volta, vi consigliamo vivamente di giocarlo in singolo e godere dello spettacolo che vi si presenta davanti. Siete pronti per l’avventura?

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".