Kill la Kill the Game: IF – Recensione

Se in questa calda estate cercate un po’ di refrigerio, Kill la Kill the Game: IF potrebbe essere un ottimo sostituto per il condizionatore. Il primo videogioco a tema Kill la Kill, l’anime di successo Trigger portato in Italia da Dynit, è stato sviluppato da APLUS, mentre Arc System Works ha distribuito il prodotto sul mercato. È importante sottolinearlo perché dal distributore ci potremmo aspettare tutt’altro tipo di gioco.

Sarò sincero, mi è mancata.

Un gelo disarmante

Kill la Kill the Game: IF mette semplicemente i brividi, e non in senso buono. Prendendo la storia dell’anime dalla seconda metà, ripercorre a strascichi alcuni degli ultimi punti chiave della vicenda, per poi creare un pigro “if” dove alcuni elementi originali vengono sostituiti da altri blandi e dal gusto insipido.

Il gioco si presenta come un picchiaduro ad arena concettualmente non troppo distante da i Naruto Ninja Storm e al contempo leggermente più fluido da Seven Deadly Sins: Knights of Britannia. Ma anche con queste premesse, il gameplay risulta essere solo un fallimento, soprattutto se accostato al resto. Pochi personaggi, soltanto una dozzina, dei quali due sono varianti delle due protagoniste, Satsuki e Ryuko, e gli altri due sono presenti del DLC. Come se non bastasse, Kill la Kill appare fin dai primi secondi un picchiaduro grezzo, con alcune funzionalitià accettabili, ma troppo semplici e quasi per nulla elastiche.

Seppur abbastanza fluido, il sistema di combattimento diventa scorretto durante l’utilizzo delle combo, che possono diventare delle insta-kill se fatte nel modo giusto, senza quasi la possibilità di salvarsi, come avviene in altri giochi. Difatti, l’unico vero modo per difendersi da quelle combo è attivare la modalità speciale, che si può attivare soltanto in determinate circostanze e non dona particolari vantaggi se non quello di potersi difendere in quelle occasioni, che ad alte difficoltà vengono ripetute fin troppe volte.

L’altro meccanismo, quello del sasso-carta-forbice amalgamato a delle scenette con dei dialoghi da selezionare è sia una buona idea, sia una veramente casuale e fin troppo rotta che ti permette di vincere una battaglia senza neanche troppi sforzi.

Ah be’, mi consolerò con le chiappette di Satsuki.

Mentre il frame rate rimane apprezzabile e i comandi semplici anche se “scorretti”, le animazioni risultano un po’ troppo brusche e mancano talvolta di una sequenzialità tale da rendere l’azione più bella da vedere. Pur essendo ridondante, è impossibile non citare i Ninja Storm, che presentano una grandissima varietà di personaggi con il loro moveset appariscente e sempre diverso. Purtroppo, più che un picchiaduro sembra un musou che ha cambiato idea a metà strada.
Stessa cosa non si può dire dei modelli e della fotografia, azzeccati entrambi e ben amalgamati, tant’è che a volte sembra di star guardando direttamente l’anime. Gli effetti luminosi sugli attacchi speciali sono altrettanto apprezzati, visto che appaiono della tonalità giusta e non cozzano con tutto il resto come in Jump Force.

Un pigro susseguirsi di banalità

Passando alle scelte di gioco, oltre alla modalità versus vi sono anche diverse sfide da fare in end-game, ma il problema nasce al principio: la campagna. Obbligatoria per sbloccare tutto il resto, la modalità storia dura un’ora e mezzo a essere generosi, con una presenza quasi assoluta di cutscene lunghe e poco interessanti che spezzano terribilmente il ritmo di gioco e non premiano nemmeno per la sceneggiatura, vista la pigrizia della stessa. La narrativa in questo prodotto è imbarazzante, con un “what if” degno di uno scrittore dilettante. Veramente povera e priva di fascino ma, soprattutto, per niente adatta per chi si affaccia per la prima volta a Kill la Kill.

Difatti, nella mia ignoranza pensavo e speravo che il gioco ripercorresse la storia principale cambiandone alcuni aspetti a seconda delle scelte dei personaggi. Cosa carina carina da fare, ma che non è parsa attraente agli occhi degli sviluppatori, che hanno optato per un pigro riassunto senza capo né coda, mettendo sul mercato un gioco imbarazzante al prezzo di 50 euro. Considerando l’estitenza di capolavori come Hollow Knight con i suoi 15 euro di listino, c’è da sentirsi un po’ offesi.

La frase più sensata nell’intero gioco, grazie Mako.

Il potenziale è stato completamente sprecato, buttato alle ortiche. Non c’è stato impegno, non si è vista alcuna passione, se non da parte dei doppiatori che sono amabili come sempre. Hanno riportato bene l’atmosfera di Kill la Kill, certo, ma come gioco è un fallimento su ogni fronte e sinceramente non capisco come abbiano pensato fosse una buona idea metterlo sul mercato in questo stato. Persino la versione versus e online è sprecata, quando hai solo 8 personaggi e nemmeno ben bilanciati.

Unica vera nota positiva, la musica è ripresa dall’anime, e con Sawanocome compositore i brividi (in senso positivo) non possono far altro che arrampicarsi lungo le nostre schiene.

Kill la Kill the Game: IF
Overall
3.5/10
3.5/10
  • - 3.5/10
    3.5/10

Commento Finale

In definitiva, Kill la Kill the Game: IF è un prodotto povero e mal realizzato, con quasi alcuno appeal e un prezzo spropositato. Non lo consiglierei nemmeno ai fan più accaniti dell’opera, e da una parte questo mi fa piangere il cuore, perché non tutto ciò che hanno fatto era – di base – da buttare via, ma lo hanno reso tale.

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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