Kingdom Hearts HD 2.8: Final Chapter Prologue – Recensione

Mentre gli occhi sono rivolti all’enigmatico Kingdom Hearts III, Square Enix propone al momento giusto Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue: ultima raccolta della magica avventura nata dall’improbabile collaborazione con Disney. Progettato alla stessa maniera di KH 1.5 e KH 2.5 HD Remix, questi si serve come pretesto per invitarci a riscoprire Dream Drop Distance – capitolo uscito originariamente per 3DS – e scoprire Birth by Sleep: A Fragmentary Episode che, come suggerisce il nome, si tratta della prosecuzione di Birth by Sleep oltre che una cornice ideale per una degustazione del terzo capitolo atteso da eoni. E, infine, Back Cover: un riassunto interattivo, una sintesi cinematica delle vicende di Kingdom Hearts X.

L’anello mancante

Quella di Dream Drop Distance è una narrazione che segue cronologicamente gli eventi di Kingdom Hearts II, con l’incombente minaccia di Xenahort all’orizzonte. Yen Sid decide che è giunto il momento di organizzare una prova impegnativa e onerosa per Sora e Riku; una prova assolutamente da conseguire, per diventare dei Maestri del Keyblade e arrestare il pericolo insito nel “risveglio” dell’ormai celerissimo antagonista della serie.

La prima novità che salta all’occhio è contrassegnata da un ammodernamento grafico: Dream Drop Distance gode di un’esemplare pulizia visiva, stimata dall’innalzamento della risoluzione, impossibile da trascurare considerando gli anni che il capitolo si porta sulle spalle e la sua destinazione di origine. Il lavoro di rimasterizzazione supera di gran lunga le altre della serie e brilla in tutti i suoi aspetti: i 1080p e i 60fps non tradiscono mai e il sistema di controllo è stato perfettamente riadattato al controller del monolite. La mole poligonale e la ricchezza dei particolari negli scenari dell’action RPG non sono certamente all’altezza degli standard qualitativi moderni, eppure è altresì impressionante se consideriamo la modalità del trattamento riservatagli: quella del porting, eseguito dalla versione 3DS con fermezza e lucidità.

La progressione di Kingdom Hearts: Dream Drop Distance HD è scandita dall’alternarsi del controllo di Sora e Riku nei mondi visitabili: a onor del vero, uno dei problemi più inconsistenti del capitolo si ricerca nell’obbligo di passare – da un personaggio all’altro ogni qualvolta la barra della “caduta” si esaurisce. Questa complessità si presentava al tempo anche su 3DS, ma sulla console rischia di inficiare maggiormente il suo ritmo di gioco e – per dirla tutta – un’eventuale modifica era pressoché necessaria se non obbligatoria. I passionisti di Kingdom Hearts, comunque, sapranno apprezzare il titolo.

Già dall’inizio, difatti, la remaster dà modo di far ammirare il – familiare – sistema di combattimento, rinnovato e svecchiato da diverse novità. Tra queste segnaliamo il “Fluimoto”, una meccanica grazie alla quale poter sfruttare a pieno regime l’ambientazione circostante per generare attacchi dominando negli scontri; e “Cambiarealtà”, un’implementazione necessaria per scagliare dei barili sulla traiettoria mostrata e, al contempo, annientare i nemici che colpisce. Spesse volte, però, la telecamera si imbizzarrirà giocando brutti scherzi. Gli Spiriti – cioè i Divorasogni – rappresentano invece l’altra novità della remaster, sono delle creature da un bizzarro aspetto, ma incarnano un ruolo fondamentale durante gli scontri. Ognuno di essi, per quanto impiegabili a proprio gradimento, dispone di un proprio albero delle abilità su cui spendere i punti unioni accumulabili e sbloccare parametri e alcuni comandi da selezionare nella lista delle console dei protagonisti. Per creare uno Spirito occorre naturalmente avere con sé la ricetta idonea oltre ai materiali richiesti. I mostri non spiccano certamente per quantità e varietà, ma sarà comunque divertente collezionarli e reclutarli nei combattimenti.

La remaster di Dream Drop Distance è soddisfacente, nonostante le sue origini e il suo approccio particolare. Un capitolo riuscito sotto molti aspetti del comparto tecnico, il quale si traduce in un’inesorabile occasione per seguire gli ultimi eventi della complessa storyline; occasione mossa anche dalla localizzazione italiana sia per il menù che i dialoghi, la cui carenza su 3DS pesava come un macigno.

Il passaggio frammentario

A Fragmentary Passage è un capitolo inedito della serie, un assaggio di Kingdom Hearts III, un epilogo del viaggio di Aqua nel Regno dell’Oscurità. La narrazione si sviluppa in maniera diretta, con quel taglio artistico a cui Tetsuya Nomura ci ha sempre abituato, ma penalizzata da una longevità controversa e opinabile – che si aggira sulle 3 ore. Con l’adesione all’Unreal Engine 4, un engine al giorno d’oggi duttile e versatile, il sistema di combattimento riesce a conferire più dinamicità e appagamento, oltre all’immediatezza dei comandi i quali mantengono l’impostazione classica degli attacchi e delle magie. È un sistema che emerge per la sua agilità e frenesia e per le componenti recuperate da Kingdom Hearts II e Birth by Sleep. A tal proposito, c’è da considerare l’abilità per il target degli obiettivi, sulla quale scagliare un ammasso di proiettili magici contro i nemici, sostenuta dalla pressione di un tasto dorsale. La spettacolarità delle battaglie è poi attribuita dai comandi situazionali: un mix di tecniche, attivabili solo dopo aver messo a segno un numero quantitativo di attacchi consecutivi, durante il quale scaturirà una pluralità nelle combo e, sì, anche un esplosione di colori.

Tra le altre novità più consistenti di A Fragmentary Passage ci è garantita la personalizzazione estetica di Aqua, con oggetti cosmetici sbloccabili una volta portati a termine gli obiettivi secondari requisiti dal gioco di ruolo. Fortunatamente, per completismo, questi innalzano il tasso di longevità dell’episodio; oltre che il consueto intrattenimento. Da encomiare inoltre la direzione artistica e il level design di A Fragmentary Passage, offerta ludica impreziosita da un grazioso dettaglio visivo e da un’ottima qualità delle animazioni, che, benché si limiti a raggirare l’esperienza con qualche sporadico calo di fotogrammi al secondo, dona un’esperienza di gioco senza precedenti anzitutto ai fan più incalliti della serie.

KH 2.8

Uno sguardo alle origini

Kingdom Hearts X Back Cover è un porzione cinematografica inserita nella raccolta con la stessa filosofia di 358/2 Days e RE: Coded; a dire il vero un lungometraggio a scopo documentaristico, la cui trama approfondisce gli eventi che si svolgono in Kingdom Hearts Unchained X raccontando la storia dei Veggenti – in richiamo all’Era delle Favole – e indagando la psicologia e il caratteri dei primi Maestri del Keyblade, che inevitabilmente hanno scatenato la Guerra del Keyblade perché alcuni corrotti dall’Oscurità. Spremuto con Unreal Engine 4, allo stesso modo di A Fragmentary Passage, la resa visiva di Back Cover può considerarsi abbagliante e pregno di dettagli; un’ottimo e interessante sguardo alle origini dell’antologia di Kingdom Hearts. Molto particolare, infine, la scelta della compagnia di non assecondare lo sblocco dei trofei legati alla visione del film.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue condensa gli ultimi episodi in un’unica raccolta di capitale importanza per gli appassionati della serie ormai quindicennale; ma molto – o poco – trascurabile dai novizi. Una raccolta eterogenea che, forte dei suoi pregi e difetti insiti nell’anima della serie, esordisce nel panorama current-gen offrendo una delle migliori rivisitazioni della serie, un meraviglioso aperitivo e un lungometraggio animato.
L’attesa per Kingdom Hearts III si assottiglia sempre di più. Lasciamo ai posteri i nostalgici ricordi, quei lontani ricordi mutati in frammenti di sogno. Quello del meravigliare, con grande coraggio e passo indolente, è oggi un atto di coraggio che sconfina oltre l’intrattenimento estetico, che abbraccia i sogni e occupa le emozioni negli spazi più profondi dei nostri cuori, come dei tesori nascosti: quelli che ci porteremo dentro per sempre. Le possibilità sono più vive che mai.[/stextbox]

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.