La Terra, il Cielo, i Corvi – Recensione

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La guerra non cambia mai. Ci trasforma, plasma le nostre menti e delle volte, ci rende meno umani. La guerra porta con sé morte e distruzione e anche con la vittoria proclamata si piangono i morti. Raccontare una storia di guerra può essere piuttosto semplice e in molti ci hanno provato, riuscendoci grazie alle esplosioni, i cannoni, i carri armati e l’azione. Quella è forse la parte più facile da riprodurre sullo schermo o sulle pagine bianche. Non sempre, ma spesso è cosi. Altre volte, invece, ci troviamo davanti a delle storie capaci di toccarci nel profondo, mostrarci l’umanità, disintegrarla e poi farcela ritrovare.

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Questo è proprio il caso di La terra, il cielo, i corvi. La nuova storia firmata dal duo Teresa Radice e Stefano Turconi stupisce per la sua impostazione, per i riferimenti alla letteratura e per tante altre ragioni, dimostrando come i due artisti riescono sempre a darci della novità. Ogni loro storia è infatti diversa dalla precedente e racconta un fatto differente.

Questa storia parte con una frase che sarà per noi, lettori, come una bussola.

Mi chiamo Attilio Limonta, classe 1919. Vengo da un paese sui monti del lago di Como. E questa è la storia di come sono morto.

La frase in questione è quell’incipit che qualche volta abbiamo già sentito, ma che resta sempre un modo diretto per raccontarci il contenuto del volume. Siamo sul fronte sovietico, quello freddo e gelido, con la morte che cammina liberamente tra i boschi e prende ogni persona sventurata. Attilio è un prigioniero di guerra e si trova in un monastero insieme a quello che diventerà il suo futuro compagno di venture e sventure, Volker Werner, che chiameremo Fuchs (Volpe). I due prendono in ostaggio un russo di nome Ivan Pavlovic Mostovskoij, Vanja, e cercheranno di trovare un modo per fuggire e di raggiungere un luogo dove potranno essere aiutati da un loro plotone.

Quel viaggio diventerà un confronto tra tre nazioni, un modo per riscoprire l’umanità e forse per ricredersi sui propri ideali. I tre praticamente non si capiscono e il tedesco non è esattamente un chiacchierone. Si tratta al contrario di un personaggio burbero e irrequieto, pronto ad accoppare entrambi i compagni pur di sopravvivere. Quanto dura questa rigidità nel bel mezzo di una Russia nel pieno inverno? Poco in verità.

Il freddo spingerà i tre uomini ad affrontare il proprio passato e a condividerlo con i propri compagni. La guerra, la morte e il fragore dell’artiglieria faranno spazio al silenzio e il bianco. Allo stesso tempo, però, vediamo l’altra faccia di un paese cosi vasto. Piccoli villaggi intatti e i contadini che senza chiedere niente in cambio accolgono i tre nella propria dimora.

Teresa Radice con La terra, il cielo, i corvi ha fatto un lavoro incredibilmente realistico con i suoi personaggi e l’ambientazione. Prima della stesura è stata fatta una grande ricerca geografica, linguistica e di quei piccoli dettagli che da russo ho apprezzato.

Durante la lettura vengono perfettamente delineati i profili psicologi dei tre uomini e non è difficile provare un po’ di simpatia per uno e dell’antipatia per l’altro. Il testo è comunque presente in grande quantità, ma senza mai annoiare. Sono state ottimamente descritte anche le scene prive di testi grazie a Stefano Turconi.

Quello che alla fine si evince da questo racconto è che non ci sono buoni o cattivi. Siamo tutti uguali e la vicinanza di tre persone diverse potrebbe aiutare a queste ad adattarsi l’uno all’altro. Un piccolo difetto è forse la presenza di tre lingue. Difatti oltre all’italiano, avremo la Volpe che parlerà in tedesco e Vanja in russo. Non avremo una traduzione e dovremo indovinare le loro parole. Nel mio caso è stato piuttosto semplice visto che sono madrelingua russo e ho studiato il tedesco, ma potrebbe essere quel limite invalicabile per qualcuno.

D’altro canto, però, questo limite rende tutta la storia più immersiva visto che la vediamo dagli occhi di Attilio.

Stefano Turconi ha un tratto incredibile. Delicato, preciso ed evocativo, ha quella capacità di raccontarci una storia in poco tempo e con pochissime vignette. I personaggi sono tutti distinguibili uno dall’altro e rappresentati in modo da farci capire la loro nazionalità in base al volto, vestito e il colore dei capelli. Le scene più movimentate mancano di cinetismo, ma è impossibile sentirne la mancanza.

In La Terra, il Cielo, i Corvi il tratto di Turconi acquerellato si perde nelle steppe bianche e innevate, regalandoci degli scorci degni del migliore dei quadri. Viene dipinto quasi un quadro romantico di una Russia rurale e capace di sorprendere. Un paese dalle mille sfaccettature che racchiude la bellezza invisibile e inudibile. Gli autori raggiungono insieme la perfezione grazie quel feeling che percepiamo anche noi lettori. Da leggere e rileggere, ma soprattutto da tenere in libreria per altri lettori futuri.

La Terra, il Cielo, i Corvi cover

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".