Little Briar Rose – Recensione

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Da piccoli è capitato a tutti di leggere, ascoltare o vedere una fiaba; magiche storie che per secoli cullarono i giovani fanciulli di tutto il mondo. Ogni tanto anche il mondo videoludico si addentra in quel magico mondo e ce ne mostra una versione un po’ diversa. Pensiamo ad Alice: Madness Returns o al giovane prodotto sviluppato dalla software house italiana Elf Games Works e pubblicato da Mangatar, Little Briar Rose. Il titolo non è recente per gli amanti degli indie, ma anzi, risulta essere ben conosciuto da una piccola e ristretta cerchia di persone, che lo attendeva con ansia da un paio d’anni. Dei piccoli dubbi filtravano sempre, ma erano tali da non apparire preoccupanti, sopratutto perché il gioco nasceva come un esperimento per l’Indie Game Maker Contest e quindi era un vero e proprio esperimento. Dopo tante ore di gioco, tantissimi enigmi risolti, smartphone sotto carica e molto divertimento ci sentiamo di dirvi la nostra, senza peli sulla lingua.

Una magica storia da rivivere

La magia a volte sta nel raccontare in modo semplice qualcosa di grande, immenso e immortale, come la fiaba ispirata direttamente a La Bella Addormentata dei Fratelli Grimm, ma che si ispirano direttamente al campano Giambattista Basile e alla sua opera Lo Cunto de li Cunti. Oltre a racchiudere in se un significato profondo sulla famiglia, la donna e i vari aspetti che ne concernono, si tratta di un racconto che ci ha incantato con le sue trasposizione cartoon e cinematografiche innumerevoli volte.

Quella di Little Briar Rose invece è molto simile come storia e vede un regno pacifico con un re amorevole e sua moglie vivere una vita tranquilla. Dopo la nascita della loro figlia i due organizzano un’immensa festa, invitando tutti, comprese le creature fatate. L’unica emarginata è Malefica, una strega che per dispetto getta una maledizione addosso alla giovane. Dopo la puntura da spine di rosa, tutto il regno cade in un profondo sonno e solo un impavido cavaliere che riuscirà a superare mille prove e a dimostrare il proprio amore potrà risvegliare tutti.

Un puzzle da completare

Ogni genere videoludico volenti o no, ma rimane ancorato alle proprie basi. Alcuni titoli si basano sulla frenesia forsennata che domina il campo di battaglia, altri hanno come il perno la tattica veloce su di una scacchiera in continuo mutamento o quelli con delle pedine che aspettano la nostra mossa. Anche il genere del punta e clicca risulta avere quelle sue basi che lo accompagnano fin dal principio. In Little Briar Rose non troveremo di certo delle meccaniche innovative, ma piuttosto una classicità che non delude. Sullo smartphone il controllo risulta essere semplice e intuitivo e avviene tramite un solo clic. In alto a sinistra avremo solo tre tasti: impostazioni, borsa, aiuto. Da un po’ ci viene da dire che se la semplicità funziona e non rovina l’esperienza allora questa dovrebbe essere predominante e cosi è stato. Gli aiuti funzionano solo se prima si risolve un piccolo puzzle e solamente nell’area in cui ci troviamo. Questo chiaramente semplifica le cose, ma allo stesso tempo rende tutta la run molto più godibile e senza intoppi, ma le quest di per sé non hanno un’elevata difficoltà e con qualche prova ci permette di andare avanti senza problemi.

Il grande interesse ha suscitato in noi proprio il poter riprovare a fare la quest, ma in vesti diverse. Ogni volta che sbaglieremo infatti, verremo trasformati in una creatura magica e riprenderemo il gioco con un principe nuovo. Questo darà alla storia una certa sequenzialità, che non troveremo né nei film né all’interno dei libri. Il difetto abbastanza fastidioso lo abbiamo rilevato solo nello spegnimento dello schermo se non si usa lo smartphone per una decina di secondi. Ciò andrebbe bene se si trattasse di una normale app, ma durante una partita è normale staccare ogni tanto per una decina di secondi ed è abbastanza seccante dover sempre usare le impronte digitali o la password.

Un mosaico da ammirare

Inutile dire quanto questo titolo ha quella capacità di affascinare il giocatore fin dal primo istante, dalla prima schermata. Tutto il mondo di gioco è stato creato a mo’ di un immenso mosaico in cui si muovono i personaggi e fiorisce la vegetazione. I colori accesi creano la giusta prospettiva fiabesca, nella quale vivremo la nostra storia. Tutta la sinergia tra la storia, lo stile grafico e il gameplay si fondono insieme. Il colpo di grazia ci arriva però con la colonna sonora: per tutto il gioco avremo costantemente delle sinfonie e melodie che ci accompagneranno durante la nostra soluzione dei puzzle e ci condurranno verso il bacio.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Little Briar Rose è un prodotto italiano nato per puro caso, ma per nostra fortuna però. La storia è una classica reinterpretazione de La Bella Addormentata e nella sua semplicità aggiunge qualcosa di nuovo, la sequenzialità dei principi. Allo stesso modo, il gameplay è un classico del genere, ma funziona bene, senza mai dare un segno di cedimento. A colpire dall’inizio alla fine è però lo stile grafico, meravigliosamente invitante.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".