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È da parecchio tempo che non riesco più a godermi il Marvel Cinematic Universe. Mentirei se vi dicessi d’aver apprezzato gli ultimi show. Le serie scialbe dalla narrativa fiacca e inconcludente stridevano con quell’inizio glorioso di un mondo dominato da eroi e da villain, da personaggi che ci sono rimasti nel cuore. Eppure doveva arrivare il momento in cui questo circolo sarebbe cambiato. Certo, forse non è questo il caso, visto che pensai una cosa simile anche con il terzo film dei Guardiani, ma qualcosa si è mosso; nel mio cuore. Con la seconda stagione di LOKI ho ritrovato quella mia passione primordiale verso un mondo che credevo scomparso.
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La prima stagione era bella, su questo non ci piove. Era una delle chicche iniziali del Marvel Cinematic Universe seriale e funzionava perfettamente con il suo essere così diverso dal solito. Funzionava la storia e introduceva a un nuovo villain, che ora sappiamo non essere così interessante. Sappiamo in realtà che Kang non merita minimamente la nostra considerazione, non ancora, non adesso. Eppure all’inizio era terrificante e spaventoso.
Là dove la prima stagione si apriva, la seconda si chiude. Si chiude in modo perfetto su di un personaggio tanto amato dai fan, quanto odiato da quasi tutti i personaggi del MCU. LOKI, il dio dell’inganno, intrepretato da Tom Hiddleston porterà sempre sulle spalle il peso di essere lo sfigato che perde e che fallisce in ogni sua impresa. Ovviamente la sua redenzione l’abbiamo già vista. Abbiamo visto e amato il suo momento finale, come un uomo che diventa eroe, finendo direttamente nel Valhalla.
Questa seconda stagione scritta da Eric Martin chiude quindi il ciclo di LOKI e lo chiude per davvero. Lo chiude perché lo dice il suo creatore e non serviranno a niente le probabili future storie su di lui. Come non serve a niente Supernatural dopo al quinta stagione. Già, l’ho detto.
Questa seconda stagione rappresenta l’evoluzione di LOKI e ovviamente la sua redenzione. Il nostro protagonista e Mobius cercheranno di invertire un processo che potrebbe portare alla fine del creato e lo faranno a modo loro, investigando e viaggiando. Un’avventura lunga otto episodi in cui si intersecano i personaggi, i loro desideri e la loro vera personalità. Perché sappiamo tutti che non esiste il vero bene e il vero male, ma che tutto in fin dei conti è relativo al momento, alla persona e al caso. Ed è il loro modo di scoprirsi e di mostrarsi ad attirare l’attenzione dello spettatore. Anche il personaggio minore qui trova una sua dimensione.
Certo, ci sono delle piccolezze lasciate a galleggiare nel limbo dei forse e dei mai, ma non sono cose che minano in qualche modo la qualità generale dell’opera. Potrei fare il mega pignolo ovviamente, ma facendolo si perde il gusto di un qualsiasi show, videogioco, libro o fumetto. Alcune cose semplicemente vanno lasciate così, distanziate in quel mondo del quale vi parlavo.
La seconda stagione di LOKI comunque ha avuto i suoi momenti lenti, in cui gli sceneggiatori si sono presi il loro tempo e questo alla fine è servito dare una migliore visione dell’insieme e di mostrarci un quadro più complesso di quel che ci si immaginava inizialmente. Eppure il finale è stato veloce come una supernova, con una cura maniacale per quei piccoli dettagli che potevano essere tralasciati, ma che anzi, sono stati messi in rilievo, rendendo il finale uno dei più avvincenti in casa Marvel e anche al livello registico parliamo di un livello così alto da non rivedere così presto. Di questo possiamo esserne certi.
Alcune teorie di questa serie sono chiaramente di stampo filosofico e si potrebbero passare ore e ore a disquisire sul concetto del sacrificio, del tempo e dell’importanza del libero arbitrio.
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