Mafia 2 Definitive Edition – Recensione

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Le storie sulla malavita hanno sempre avuto un certo fascino nel cinema, nelle serie tv e nell’universo letterario. Se parliamo della malavita negli anni 40-50, allora questa sensazione aumenta inesorabilmente e abbiamo avuto tantissimi film a dimostrarlo. Al livello videoludico, la serie Mafia si è quasi sempre distinta per un tipo di narrazione molto crudo e realistico che va a colpire i giocatori di ogni genere. Il secondo capitolo in particolare rappresenta l’apice di una storia ben congegnata e soprattutto che andava in contrasto con le esagerazioni del periodo.

In attesa di vedere il primo capitolo rimesso a nuovo per la current gen, ho messo le mani sul secondo capitolo rimasterizzato, Mafia 2 Definitive Edition, e dopo una splendida run, posso dirvi che un buon prodotto invecchia quasi sempre bene, ma che alcune limature potevano essere fatte anche nel periodo Playstation 3.

Una storia drammatica

Quella di Vito Scaletta è una storia che inizia in Italia e vede il padre costretto a immigrare in America per cercare fortuna. Una vita di stenti e di lavoro durissimo lo ha portato alla morte prematuramente, mentre il figlio Vito cresceva come un classico ragazzo di quel tempo con i guai che lo stavano per travolgere. Costretto a un certo punto di partire per la guerra nella sua terra natia, Vito torna solo dopo un incidente. In America ritrova l’amico di vecchia data (che gli era valso il viaggio da militare negli USA), una madre molto stanza e anziana e una sorella amorevole.

Inutile dire che passa poco tempo prima che Vito capisca i vantaggi di appartenere alla malavita. Una vita agiata, tanti soldi, tantissime donne, auto di lusso e il rispetto (o la paura), queste sono quelle cose che molti cercano di ottenere e ovviamente la malavita è perfetta per questo.

La scalata al potere di Vito è comunque graduale, ma decisa e verticale. Il protagonista non si ferma davanti a niente e nessuno pur di ottenere ciò che desidera, dimostrando sempre di essere un grande futuro leader. Si tratta di un uomo molto diverso da quello che poi incontreremo in Mafia III e qui l’amicizia vale comunque più di ogni  tipo di potere o denaro. Questa edulcorata storia basa comunque le sue radici nei classici del cinema ed è facile riconoscerci un Padrino, Quei bravi ragazzi, Gli Intoccabili o C’era una volta in America. Ogni frammento del gioco è un grande omaggio al grande cinema sulla malavita e la sceneggiatura lo dimostra dai primi istanti. Non si scade mai nel banale o nel ridicolo e sono poi i tanti piccoli dettagli a rendere questa storia ancora più affascinante. Gli sviluppatori durante la stesura hanno portato la bilancia a girare verso l’umanità e verso il concetto della malavita vista dagli occhi di qualcuno che non ne sapeva molto a dire il vero. Alcuni punti sono forse troppo veloci nell’esecuzione, ma altrimenti il gioco sarebbe durato davvero tanto.

Si gira tanto o poco

Ciò che ha contraddistinto Mafia 2 è stato il suo gameplay molto semplice e l’ambientazione fittizia e soprattutto molto limitata e limitante. Personalmente non ho mai trovato un senso nel semi open world in cui è inutile anche solo girare, ma in realtà quasi tutti i giochi del genere hanno questo tipo di mappatura. Guideremo Vito attraverso una città fittizia che ricorderà in diversi punti alcune americane che conosciamo bene. Si tratta di un sandbox con delle meccaniche stealth un po’ rozze, ma funzionali per il contesto.

Il mondo di gioco è davvero piccolo se paragonato a quello della concorrenza in quanto votato alla narrativa piuttosto che all’esplorazione pura. Una scelta che potrebbe piacere o meno, ma questa funziona dall’inizio alla fine. Forse questo però rende il gioco molto più lineare degli altri e alla fine ci si rende conto che non serve a niente una mappa da esplorare se questa non presenta nessun attrattiva. Potremo infatti viaggiare un po’ e acquistare il vestiario, oltre che rubare i veicoli. Non aspettatevi una missione secondaria o qualcosa di minimamente interessante.

Ciò che invece funziona male è la nostra vita e in linea generale il combattimento. Sembra infatti che la nostra vita sia costantemente messa sotto pressione e la legnosità del protagonista non aiuta di certo. Di contro abbiamo l’IA dei nemici che non sembra funziona e spesso basterà poco per farli fuori tutti. Si comportano meglio invece i combattimenti a mani nude. In quei frangenti infatti dovremo boxare come dei veri pugili e per un po’ di tempo potrebbe essere divertente. Ammetto che per un po’ di tempo provocavo i civili unicamente per indurli a combattere. Parlando invece delle scene stealth, bisogna dire che sono sempre molto semplici, ma funzionano per stendere quei pochi nemici in modo silenzioso. Interessante comunque il range visivo dei nemici, che obbliga a usare dei piccoli accorgimenti.

Guarda la mia auto

Mafia 2 Definitive Edition è un titolo non invecchiato a tal punto da necessitare un remake. Bisogna dire comunque che il livello del dettaglio è parecchio alto, ma è anche chiaro fin da subito che in realtà poteva essere migliorato in modo verticale. La rimasterizzazione in effetti aggiunge davvero poco a questa remastered ed era lecito aspettarsi un po’ di più. Anche gli extra aggiunti sono inutili e stridono con l’epoca. Abbiamo infatti la giacca militare del terzo capitolo e l’auto del terzo capitolo. L’anacronismo potrebbe anche non dare molto fastidio, ma la realtà è che non ha un vero senso logico quella collocazione. Si poteva osare un po’ di più con questa remastered e cosi con tante altre.

Il doppiaggio prende in esame il dialetto italiano, che per tutto il gioco diventa quasi una miscela esplosiva di grande potenza e il suo impatto è realistico e ben caratterizzato. Mi è venuta non poche volte la serie tv I Soprano e quella parlantina tipica da film e serie tv. Le musiche sono ormai classiche per noi giocatori e molti dei brani li abbiamo sentiti anche nei vari Fallout.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".