MediEvil – Recensione di un classico tornato in vita

Le “operazioni nostalgia” sono divenute un must di questa generazione, specialmente in casa Sony, che ha avuto il merito ed il coraggio di non far sprofondare nel dimenticatoio alcuni brand che hanno inopinabilmente fatto la storia del medium. Per dovere di cronaca bisogna altresì riportare alla luce che questi determinati progetti, oltre a far riaffiorare i ricordi del fanciullino che è noi di un’infanzia ormai perduta, presentano un problema di nomenclatura di notevole risonanza che viene incarnato alla perfezione nell’ultima iterazione di riadattamento che ci rivede ancora una volta nei panni dell’eroico Sir Daniel Fortesque intento a sacrificare la propria vita per difendere i confini di Gallowmere dall’attacco del malvagio stregone Zarok .
Il lavoro di Other Ocean Interactive, tralasciando alcune imprecisazioni a livello tecnico che saranno trattate in seguito, ha proposto un approccio di sviluppo che rappresenta emblematicamente una perfetta via di mezzo tra i due estremismi di “remastered” e “remake” che tanto hanno tenuto banco in questi ultimi anni, visto che la software house si è limitata ad effettuare una revisione completa del gioco ricreando da zero tutti gli asset nell’ottica di un lavoro che, se da un lato risulta rispettoso dello stile originale, dall’altro cerca di metterci del suo per valorizzarne ulteriormente le atmosfere. Il punto è che il gameplay è rimasto praticamente identico a quello della prima Playstation, e se questo può rappresentare un valore aggiunto per gli inguaribili nostalgici ed i puristi, questa “eccessiva” fedeltà finisce per tagliare fuori il titolo dagli attuai standard cui noi siamo tutt’ora abituati e che inconsciamente ci aspettiamo dal mercato.

Da un punto di vista prevalentemente oggettivo possiamo asserire che questo Medievil tecnicamente è stato pubblicizzato, in modo del tutto erroneo, come un remake e viene venduto al prezzo di un remake, ma alla fine dei conti non lo è; non nella concezione a cui Sony ed il mercato stesso ci hanno abituati negli ultimi anni…evidenziando ancora una volta una certa inefficenzia a livello comunicativo nei confronti del pubblico che ormai fortunatamente sta iniziando a scoprire in modo sempre più visibile i controversi arcani di produzioni che si rivelano esser tutt’altro rispetto alle loro premesse iniziali.

Un eroe in cerca di redenzione

La parabola produttiva di quest’opera, che possiamo a questo punto definire in modo del tutto eccezionale e relativistico come un’operazione di “remastered plus“, paradossalmente si incarna alla perfezione con l’antieroica vicenda che vede come protagonista l’indomito Sir Daniel che, a seguito dell’iniziale disfatta nei confronti di Zarok, gli viene concessa una seconda possibilità per poter rimediare così ai propri sbagli, ma stavolta nelle fattezze di uno scheletro.
L’avventura del nostro inetto protagonista ci permetterà di visitare venti diverse location al solo scopo di eliminare il male che ha nuovamente invaso i territori di Gallowmere e confrontarci così per un’ultima volta con la nostra nemesi, cionondimeno il percorso sarà spesso e volentieri irto di pericoli e di innumerevoli difficoltà, che oltre a costare un innumerevole quantitativo di game over verrà proceduralmente a legittimarsi nel suo prosecutio un livello di sfida magistralmente gestito che anche nell’opera originale rappresentava di certo uno dei gran pregi delle nostre scorribande a Gallowmere.
Le varie insidie che si paleseranno davanti al nostro ossuto guerriero potranno esser affrontate in modo decisamente più sfrontato grazie all’acquisizione di un determinato quantitativo di armi eroiche che verranno a sbloccarsi solo dopo l’acquisizione dei tanto bramati calici che ritroveremo nella Sala degli Eroi. Avere la meglio sui nostri nemici sarà un’impresa quasi impossibile se non si ha il giusto equipaggiamento a meno che non si dedichi il tempo necessario alla ricerca di oggetti e segreti, generando così una formula che rende l’approccio completistico non solo un surplus secondario, ma addirittura necessario perché si possa disporre delle risorse utili per poter arrivare in fondo all’avventura.
Il reperimento di questi strumenti utili per la nostra sopravvivenza a sua volta verrà a complessificarsi anche grazie alla struttura arzigogolata dei livelli che ci porteranno spasmodicamente a dover scrutare ad ogni angolo delle ambientazioni per trovare non solo le preziosissime bottiglie della vita, che aumentano la salute a disposizione del nostro Dan, ma anche per trovare preziosi oggetti che ci permeteranno di sbloccare percorsi, dialoghi, cutscenes ed addirittura sezioni di livello segrete…radicalizzando quindi un percorso di redenzione che nella sua linearità presenta una sfida di notevole portata sia per i neofiti che per gli appassionati di vecchia data.

Uno scheletro in difficoltà

Dopo circa otto ore trascorse in compagnia di Sir Daniel sono venute a concretizzarsi tutte le mie preoccupazioni nei confronti di questa operazione di riadattamento che, come l’opera originale datata 1998, detiene serissimi problemi a livello di gameplay che sono stati ordunque trasportati con troppa fedeltà anche con questa nuova veste grafica.

Pad alla mano, le movenze del nostro scheletro preferito sono terribilmente imprecise mancando completamente la resa degli impatti ed immancabilmente soffrendo degli iconici problemi con la telecamera, che spesso e volentieri ci farà ritrovare in situazioni molto caotiche che ci porteranno all’inevitabile morte.
Nel confronto con i singoli avversari lo scudo si rivela uno strumento utile laddove si intercetti il movimento di attacco per pararlo e poi eseguire l’affondo, ma questo meccanismo risulta esser estremamente complicato visto che i fendenti sembrano muoversi a vuoto nell’aria anche quando vanno a segno e la cosa tende ad accentuarsi durante le sopracitate, numerosissime mischie in cui bisogna spostarsi rapidamente per evitare di subire troppi danni e continuare a premere il pulsante di attacco nella speranza che qualche colpo vada a segno.
Utilizzare le armi dalla distanza si trasforma così in una necessità quando si dispone di poca energia e non si vuole rischiare il game over, che costringe a ricominciare il livello da capo con lo stesso livello di salute senza che venga ripristinata, ma con alcuni strumenti come la balestra, la lancia ed i vari archi denotano un”targeting” fa cilecca visto che ci sono momenti in cui il potenziale bersaglio non viene minimamente considerato dal sistema di mira.
Anche il semplice gesto di spostare un oggetto diventa problematico perché il personaggio evita l’aggancio e i suoi movimenti sono troppo ampi, ma è soprattutto l’angolazione della visuale a creare difficoltà: le strutture in primo piano non diventano trasparenti e quando ci si ritrova in un angolo può capitare di non vedere più nulla lasciando solo spazio alla nostra immaginazione e alle nostre speranze. A ciò si aggiunge qualche glitch abbastanza fastidioso ma soprattutto alcuni vistosi problemi a livello di frame-rate che, specialmente nell’iconico livello degli spaventapasseri, vanno ad inficiare l’intera esperienza di gioco denotando così una formula di ottimizzazione piuttosto scarsa da parte del team di sviluppo.

Overall
7.2/10
7.2/10
  • MediEvil - 7.2/10
    7.2/10

Commento Finale

Insomma siano dinnanzi ad un’operazione nostalgia che si è rivelata in fin dei conti troppo fedele alla sua controparte originale riportando in auge tutti i difetti che contraddistinguevano l’opera del 1998, ed altresì evidenziando l’inesperienza di un team di sviluppo che si è limitato a svolgere un compito mediocre senza troppe pretese. Ovviamente se volete riscoprire dopo tanti anni le mitiche gesta di Sir Daniel Fortesque questo è il momento giusto per farlo.

Sull'autore

Francesco Palmiero

Enciclopedizzare, narrare, contemplare e condividere insieme l'arte videoludica.