Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten – Recensione

L’idea di provare una serie che non ho mai avuto modo di conoscerla mi ha intrigato, in occidente abbiamo diverse saghe interessanti come Final fantasy, Tales of e Fire Emblem che sono amate dal pubblico europeo/americano come da quello giapponese. Però per un motivo o per l’altro difficilmente fanno capolino al di fuori del paese d’origine molti titoli oppure capitoli particolari, per una questione di diritti della localizzazione da un paese all’altro.

Quello che è successo con Monochrome Mobius, che in Giappone venne pubblicato nel novembre del 2022 con il titolo Utawarerumon, è il primo tassello della serie che un poco alla volta si sta facendo conoscere anche da queste parti. Il titolo è il remake dell’originale uscito nel 2002, l’ho provato su Playstation dov’è disponibile sia sulla 4 che sulla 5 oltre alla piattaforma PC attraverso il sistema operativo Windows.

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Il futuro di un regno

La trama percorre due linee temporali differenti, la principale è quella ambientata nel passato la seconda più intrigante invece – disponibili tramite tante sequenze video – si svolge nel futuro del Regno di Yamato. Inizialmente vedremmo come protagonista una ragazza di nome Shunya la quale riesce a fuggire attraverso un portale, realizzato quest’ultimo da un samurai intendo a porre l’ultima resistenza.

Shunya ha un solo obiettivo quello di trovare, fare amicizia e fare da mentore al proprio maestro ossia Oshtor che nel passato – linea principale del gioco- è un ragazzo normalissimo addestrato dal padre defunto nell’arte della spada. Oshtor da ragazzo avrà come lavoro quello di proteggere il villaggio dove vive, che tramite diversi incarichi non per forza pagati – dove le persone del posto lo aiutano in tutte le maniere possibili dal mangiare a mettere apposto la sua casa – aiuta gli abitanti.

Sarà proprio quest’arte a salvare da un gruppo di malviventi Shunya la quale, nel corso del tempo, riuscirà a stringere una forte amicizia con il suo mentore. Nel corso del tempo la ragazza affermerà di essere la figlia di Pashpakur, ossia il padre di Oshtor, che si pensava fosse morto in una delle sue tante missioni e sarà proprio la curiosità del figlio nel cercare il padre perduto.

Turni di combattimento interessanti

Un gioco dove basa l’intera esperienza attorno alla trama è difficile entrare nel dettaglio, in quanto si rischia per forza di rovinare l’esperienza a chi magari è interessata. Di nota preferisco evitare oltre all’incipit della storia ulteriori informazioni, in quanto ci sono giochi che puntano quasi esclusivamente su questo aspetto mentre altri invece sul multiplayer, oppure entrambi com’è il caso della serie Gears.

Comunque dal punto di vista dei combattimenti è molto simile ai prodotti dei vecchi Final Fantasy oppure Persona, nel quale ci sono tre tipologie di nemici ossia quelli normali, i mini-boss e i boss che ricoprono questi ultimi i personaggi chiave – antagonisti oppure no – della trama. Questi ultimi da come potete immaginare sono scontri obbligatori dove bisogna per forza vincere per avanzare, mentre gli altri sono opzionali anche se è meglio affrontarli di tanto in tanto per migliorare il nostro livello di esperienza.

Però a dirla tutta non mi ha entusiasmato questa caratteristica ovvero, è molto ripetitiva dove il giocatore deve affrontare in ogni area un certo numero di nemici per aumentare il livello. I combattimenti sono i soliti e già visti scontri a turno dove ogni personaggio ha il suo momento per eseguire un azione, dove si potrà scegliere ogni funzione importante come un attacco normale, uno speciale e diverse tipologie di oggetti da quelli medici fino all’utilizzo di oggetti bellici come kunai e molto altro.

Un mondo da esplorare

La particolarità che a me è piaciuta e non me lo aspettavo è che, sin dai primi momenti, possiamo esplorare il mondo di gioco da un capo all’altro del paese. Inizialmente i comandi mi hanno ricordato i vecchi episodi di Tales of però più semplificati, nel senso che ovunque vai Oshtor non si blocca negli angoli e si muove velocemente senza scatti.

Anche se l’ho giocato su PS4 graficamente è molto affascinante in grado di soddisfare, non completamente ma in buona parte, molte aree da quelle montanare fino delle pianure oltre alle città di stampo feudale giapponese. Tutto il gioco viene visto come un film d’animazione, quindi non ci sono scenette tipiche del mondo Tales of anche se faccio parecchie comparazioni ma solo per fare un esempio.

Probabilmente una delle due principali caratteristiche che a me non hanno convinto sono, la trama che da un certo momento in poi perde l’appeal verso la storia andando poi a sbattere in momenti simpatici ma già visti in altri prodotti. La seconda è la mancanza di una qualsiasi lingua al di fuori del doppiaggio in giapponese oltre ad una traduzione in inglese, per quanto si può spulciare nelle impostazioni non è presente nessun altra caratteristica da modificare se non la gestione dell’audio quindi in questo è un po’ limitato

Scelte interessanti

Il sistema di potenziamento non è nulla di eclatante e l’ho trovato abbastanza semplice da conoscere, alla fine di ogni scontro riceveremo un totale numero di punti di esperienza che riusciranno a riempire l’omonima barra, nel quale riceveremmo un determinato numero di punti. Per spenderli basterà comprare le caselle di ogni elemento delle abilità del gruppo, perché potremmo gestire le qualità di ogni membro della squadra per potenziare la vitalità, la forza, la difesa e molte altre nella lista.

Il team di sviluppo Aquaplus per rendere fruibile il gioco a chiunque, ha implementato due tipologie di difficoltà quella normale per chi vuole principalmente seguire la trama, mentre quella difficile è per chi vuole degli scontri più difficili. Quando mi riferisco a più ardue parlo di gruppi più numerosi, anche fino a 8 membri nemici, e che effettuano attacchi maggiormente pesanti.

Per questo si è inserito un Photon Dynamo ossia un indicatore dove, un membro che normalmente non partecipa agli scontri fa la sua comparsa con attacchi tremendi. Questo personaggio che fa più che altro da spalla è Halu, un membro che si conosce nel corso della storia ma che al suo interno ha una potenza veramente immensa, però ovviamente dopo aver utilizzato la sua energia ritorna nello stato normale come quello da spalla.

Un titolo simpatico però…

Monochrome Mobius è un titolo cross-gen ossia lo troveremo sia su PS4 e PS5, oltre alla piattaforma PC, che però non mi ha convinto pienamente in quanto ha delle caratteristiche che sembrano uscite dalla generazione PS3 e Xbox 360. Non è un prodotto moderno ma mantiene caratteristiche che mi hanno ricordato, ad esempio, Tales of Xilia ai tempi dell’uscita proprio sulle console citate precedentemente.

Quindi poniamo qualche domanda per chi magari fino a questo punto può essere rimasto confuso, il gioco è divertente? Assolutamente si ha delle meccaniche di gioco che funzionano, ma però si perde un po’ nei meandri dei JRPG per essere un titolo nella media ossia buono ma nulla di speciale. Il secondo quesito è, a chi è rivolto il gioco? A persone come il sottoscritto ossia che hanno ignorato la serie e che, attraverso il remake del primo episodio possono recuperarlo senza perdere i punti fondamentali della trama.

Quindi il prodotto va visto in quest’ottica per un titolo che secondo me, è un ottimo espediente per giochi che magari aspettiamo trepidamente per essere spolpati come dovrebbero. Non che questi giochi siano brutti anzi sono veramente interessanti e devono essere provati, anche a chi magari non ha mai conosciuto un JRPG di buon livello e questo titolo fa al caso un po’ a chiunque.

Overall
7/10
7/10
  • - 7/10
    7/10

Sull'autore

Giacomo Lambertini

Cresciuto con pane, videogiochi e fumetti cresce con una voglia smisurata di raccontare ciò che più gli appassiona a chiunque.