Nomen Omen #1 – Recensione

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Al Napoli Comicon 2017 ho potuto conoscere un fumetto che sarebbe uscito in autunno, Nomen Omen, di Jacopo Camagni e Marco B. Bucci. Presentato poi ufficialmente durante il Lucca Comics & Games 2017, il primo numero è attualmente disponibile in tutte le fumetterie sotto il marchio di Panini Comics. Ho pensato un po’ prima di iniziare questa recensione, cercando di capire come iniziarla e in che modo poter proseguire il suo sviluppo e alla fine eccovi la recensione di un fumetto che potrebbe sorprendere anche il più scettico tra i lettori.

Senza cuore

Nomen Omen si presenta con una storia che abbraccia più argomenti in un solo contenitore e tra questi prevalgono la magia e il folklore, temi che si intrecciano con gli stessi autori. La protagonista della vicenda è una giovane donna di nome Rebecca, ma per gli amici Becky, affetta da un disturbo visivo chiamato acromatopsia. La ragazza non riesce a distinguere i colori, vedendo il mondo in bianco e nero. Questo non le impedisce però di realizzare le fotografie, postandole successivamente su Instagram, ma la sua vita cambia radicalmente dopo un incidente in cui ha rischiato di morire. Come in Final Destination, una creatura ultraterrena raggiunge la giovane e si riprende il suo cuore, ma nonostante questo Becky rimane in vita e anzi, viene a conoscenza di un mondo tutto nuovo, fatto di magia, di creature che non dovrebbero esistere. Mentre il lettore capirà che avere tante visualizzazioni non sempre è un bene.

Un mondo monocromatico

Vorrei iniziare questo paragrafo parlano un attimo del Capitolo Zero, distribuito durante il Napoli Comicon e contenente poche pagine che funzionano da prequel al racconto vero e proprio. Verremo infatti a conoscenza di come avviene la fecondazione di Becky e dei suoi genitori nel 1995. La sceneggiatura è stata scritturata da Marco B. Bucci, che ha inserito dentro l’opera tutto il suo amore per il presente e il passato. Una storia semplice a primo impatto si rivela abbastanza interessante e cruda verso la metà, conquistando i lettori verso la fine. Ovviamente è consigliata una conoscenza, anche minima, del folklore nordico, ma in linea generale, anche i nomi più complessi non saranno difficili da ricordare. Il fattore tecnologico, gioca quasi un ruolo primario e lo stesso titolo, Nomen Omen, ha una valenza nella storia. Ma è Youtube a giocare un ruolo principale, rimarcando un concetto che in molte opere televisive e fumettistiche non viene preso in considerazione: la visibilità. Le visualizzazioni sono una come un’arma per l’informazione e il male teme questo grande potere. Dal primo numero questo urban fantasy non ha difficoltà a conquistare il lettore.

Le matite sono invece di Jacopo Camagni, che presta la sua abilità per dipingere un mondo in bianco e nero davvero stupefacente. Come la protagonista, anche noi vedremo tutto in modo particolarmente monocromatico, ma poi, eccoli, i colori. Tavolozze di allegria e malinconia che s’infrangono contro le figure e contro gli ambienti con una forza dirompente. Quasi con un effetto “WOW”. Ed è qui che tutto ha una propria funzione, un proprio significato e questo è già un motivo più che valido per fare rimanere affascinati. L’anatomia dei personaggi è curata nei minimi dettagli, fino ai genitali. Bisogna dire infatti che la nudità è presente anche in forma maschile, ma si sapeva da molto tempo che sarebbe stata una serie con le scene più esplicite, cosa che apprezzo in modo particolare. Oltre a Jacopo, bisogna nominare anche Fabio Mancini che con uno stile totalmente diverso ricrea le scene in cui sono i sogni a essere i veri protagonisti della storia. Anche in questo caso si rimane incollati alle tavole, affascinati da Becky e da tutti i personaggi di supporto.

Autore:Marco B. Bucci (sceneggiatura)

Jacopo Camagni (disegni)

Fabio Mancini (sequenze oniriche)

Becky Cloonan

Editore:Panini Comics
Genere:Urban Fantasy
Prezzo:14.00€
Data:09/11/2017

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".