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Okami nasce dalla Clover Studio, gli stessi creatori di Viewtiful Joe (lo stile grafico decisamente lo ricorda) e da un’idea di Hideki Kamiya, la mente che si cela dietro titoli quali Resident Evil, Devil May Cry e Bayonetta. Dapprima su PlayStation 2 e per Nintendo Wii, in seguito su PlayStation 3, Okami è finalmente tornato su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Eccoci dunque trovati ad affrontare Okami HD, versione Remaster (quella esaminata è stata la versione PC) di un intramontabile classico.
Da una Leggenda
La trama di Okami prende spunto dalla religione Shintoista, creando una leggenda originale, quella del Lupo bianco Shiranui e del prode guerriero Nagi, che sconfissero il terribile demone ad otto teste: Orochi. Quindi il gioco parte con la narrazione dell’antefatto avvenuto 100 anni prima. In quel tempo Orochi era libero e affliggeva le terre del Nippon (Giappone). Per tenerlo a bada ogni anno, nel villaggio di Kamiki, durante il Festival annuale veniva sacrificata una giovane per calmare l’insaziabile fame del demone e tenere così il villaggio al sicuro.
In quegli anni apparve anche uno strano lupo dal mantello candido come la neve, Shiranui, che si aggirava nei pressi del villaggio. Egli non era aggressivo e teneva d’occhio tutti quelli e si avventuravano all’esterno. Iniziò poi anche a pattugliare le strade, ma gli abitanti di Kamiki erano preoccupati e diffidenti, temendo che potesse essere un messo di Orochi. Così Nagi, il guerriero più forte e protettore del villaggio Kamiki, sfidò più volte il misterioso lupo senza però avere mai la meglio, poiché Shiranui era molto agile e riusciva così a schivare tutti i suoi attacchi. Arrivò poi il giorno del Festival in cui sarebbe stata scelta la persona da dare in dono al Demone. Sorte volle che la vergine da sacrificare altri non fosse che Nami, la donna più bella del villaggio e amante segreta di Nagi. Ovviamente Nagi non avrebbe potuto certo permettere che la propria amate fosse data in pasto a quel demone. Così, armato della propria letale spada, si avventurò nel luogo dove risiedeva Orochi, al posto dell’amata.
Caverna della Luna, questo era il nome del luogo dove Orochi risiedeva, oscuro più dell’oscurità stessa. Il Guerriero impavido si ergeva davanti all’ingresso della tana. Poco dopo dall’oscurità emersero 16 luci brillanti di un rosso cremisi; erano gli occhi di Orochi. In quella notte senza luna vani furono gli sforzi di Nagi, che, pur essendo molto abile, non riusciva a penetrare la pelle d’acciaio del mostro. Quando ormai esausto e stremato dalla battaglia, Nagi cadde sulle proprie ginocchia. Vide la morte in faccia, ma non era arrivato il suo momento… ed ecco che si presentò un lupo.
Il candido mantello della fiera brillava anche nella profonda oscurità. Era Shiranui giunto in soccorso di Nagi. Così il lupo grazie, alla sua agilità e a poteri divini riuscì, a neutralizzare gli attacchi di Orochi. Il potente fuoco del demone fu fermato da folate di vento, le affilate zanne bloccate da enormi alberi. Ma tutto ciò non fu abbastanza, Orochi era protetto da un potere mistico. Con un ultimo sforzo Shiranui sollevò la testa al cielo e lanciò un potente ululato. L’oscurità che li avvolgeva fu all’improvviso dissipata. La spada di Nagi rifrangeva così la luce della luna, ora visibile, come un faro di speranza. Nagi raccolse a sé tutte le sue energie e una ad una tagliò tutte le teste del mostro. Vittorioso piantò la spada nel terreno per sigillare il mostro, la spada venne poi chiamata Tsukuyomi (come il dio della Luna nello Shintoismo come il dio della). Preso in braccio il lupo ormai stremato ritornò al villaggio dove raccontò cosa era successo. Ma Shiranui, che era ormai stremato, dopo aver chinato il capo, spirò. In seguito il villaggio eresse due statue in onore degli eroi. La pace fu finalmente riportata in quelle lande.
Cento anni sono passati ormai e la pace sta per essere infranta da una terribile minaccia. Qualcuno ha estratto Tsukuyomi e così facendo ha infranto il sigillo che custodiva Orochi. La terra è invasa da una terribile e nociva oscurità che divora tutto, la terra è bruciata, le persone trasformate in pietra. Per far fronte a questa nuova crisi, Sakuya, spirito della foresta e guardiano del villaggio Kamiki, invoca Amaterasu, dea del sole, e la fa reincarnare nella statua di Shiranui. Infatti solo la dea Amterasu, madre di tutte le altre divinità, può riportare la luce e bandire una volta per tutte Orochi. Per farlo però dovrà acquisire di nuovo tutti i suoi poteri, che si manifestano con l’uso del pennello e di 13 arti custodite ed affidate alle 13 divinità figlie di Amaterasu.
Adesso la storia è nelle nostre mani, saremo noi a guidare Amaterasu (reincarnata in Shiranui per questo ha le sembianze del lupo). Grazie all’aiuto del piccolo Issun, artista girovago, ci addentreremo nelle terre di Nippon e riporteremo letteralmente la luce, il colore e la vita rubata da Orochi.
Tanta artisticità
Il gameplay resta pressoché invariato rispetto al capitolo originale, un’avventura colorata longeva e varia. L’inizio per alcuni potrà sembrare un po’ lento (e di fatto lo è), ma non appena superata la prima mezz’ora di gioco saremo sempre più catturati dal mondo fiabesco di questo titolo. Il giocatore sarà completamente rapito dai colori e dai disegni, al punto tale che parrà quasi di giocare con un dipinto.
Complice, oltre lo stile Toon-Shading, sicuramente l’idea originale di poter interagire con il mondo grazie al potere del pennello divino, con il quale potremo a tutti gli effetti usare un pennello per far sbocciare alberi, creare liane, tagliare massi e tanto altro. Tutto questo si traduce in poteri (13 associati ai pennelli da recuperare) che serviranno per progredire nella storia, ma anche per trovare tanti oggetti, segreti e non. Non mancheranno inoltre tanti mini-giochi, alcuni più riusciti di altri, ma che comunque riescono a donare ulteriore carisma al titolo.I pennelli saranno saranno indispensabili per la nostra progressione nel gioco.
Ci saranno tanti oggetti da trovare, comprare e vendere, alcuni saranno potenziamenti curativi o difensivi altri serviranno da equipaggiamento per combattere. Anche i combattimenti avranno il loro peso però, infatti sul nostro cammino incontreremo tanti demoni, da quelli minori a quelli più grandi ed impegnativi. Amaterasu combatterà, si difenderà e contrattaccherà grazie alle varie armi che le equipaggeremo, due gli slot uno per l’arma primaria e uno per la secondaria. La stessa arma cambierà abilità a seconda di se sarà nello slot principale o secondario. Questo donerà ulteriore varietà e voglia di trovare tutte armi provarle. Ovviamente alcune saranno comunque più efficaci di altre a seconda del demone di turno da sconfiggere, ma questo non sarà mai un problema.
Un’altra nota di meritò oltre la storia è la caratterizzazione dei personaggi. Questi infatti saranno tanti e ben delineati, con il loro carattere e storia. Non mancheranno infatti colpi di scena oltre piccoli intermezzi comici per arricchire il tutto. Le cose da fare in Okami saranno davvero tante e questo aiuta il giocatore a non annoiarsi, rafforzato da una narrativa ricca e varia e il tutto alleggerito da un stile grafico variopinto e dettagliato. Tutto questo ha sicuramente aiutato tanto Okami ad invecchiare molto bene come videogame.
Perfetto? Non del tutto!
Tutti questi elogi non devono trarre in inganno, Okami resta un titolo sicuramente molto bello, anche se non esente da difetti (alcuni anche banali o “classici”). In primis la cosa che colpisce subito è la voce dei personaggi, il suono dei dialoghi, che è una delle cose più strazianti mai viste/sentite in un videogame. Infatti non vi sarà un vero e proprio doppiaggio, ma più un insensato, confusionario e fastidioso borbottio, che alla lunga (ma anche alla corta) stufa ed irrita. Per fortuna è possibile ridurlo o eliminarlo del tutto dalle impostazioni.
Altro difetto di minore intensità (e sicuramente visto in altri titoli) è la gestione della telecamera poco intelligente. Spesso ci troveremo accecati da un oggetto che improvvisamente comparirà sullo schermo, oppure in prospettive scomode per poterci muovere nelle 3 dimensioni. Inoltre in questa versione manca la localizzazione in Italiano, nota sempre un po’ dolente per molto titoli odierni. Il gioco, ma ancora di più la sua storia, non sarà molo fruibile per chi ha problemi con l’inglese. Infine parliamo del porting che, a parte la possibilità di saltare alcune scene tediose e la possibilità di poter fruire del titolo sul 4K (sicuramente utili entrambi), non presenta particolari o notevoli pregi, anzi l’abbiamo trovato piuttosto “essenziale”.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Okami HD è sicuramente un gioco figlio di un altro tempo, che però grazie alla sua genialità e bellezza è diventato un “must”, una pietra miliare nella storia dei videogames. Con un gameplay divertente ed una storia accattivante con sempre nuovi spunti e mai troppo scontata, regala ore e ore di intrattenimento. Consigliato a tutti quei giocatori che (se ancora non lo avessero mai giocato) sono alla ricerca di un gioco longevo e originale e che non siano ostacolati dalla barriera linguistica.[/stextbox]