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One Piece è un prodotto che, da diciotto anni or sono, è riuscito a diversificare la propria direzione su un pubblico sempre più adulto e variopinto, scalando boriosamente vette di popolarità difficilmente superabili. Il suo successo è la prova tangibile dell’ingegnosità creativa e della qualità innata di Eiichiro Oda nel foggiare un’opera capace di incuriosire settimanalmente, o quasi, gli appassionati a suon di capitoli.
Una moltitudine di vicissitudini storiche, culture e tradizioni hanno lasciato spazio ad un pozzo sterminato di ispirazioni, dal quale l’autore se ne è servito su un piatto d’argento per la sua opera, quotando le fonti più appurabili.
Senza indugio, il potere mediale del fumetto è stato in grado di penetrare trasversalmente altri reparti, passando dalla carta stampata all’animazione, al cinema per finire al videogioco. Su quest’ultimo c’è da mettere l’accento su un aspetto cardinale: il mercato dei giochi su licenza è nella fattispecie semplice. Di fumetti che vengono trasposti sui piccoli schermi ce ne sono a bizzeffe e, per quasi la totalità dei casi, le software house aderiscono a formule di gioco abusate e sbrigative. Non per gesto di sottomissione al dio denaro, ma occorre far notare come questo modus operandi sia atto a schiacciare il bacino di utenti fedelissimi dal peso del nome rinomato di un prolifico franchise. L’inventiva viene sacrificata per celebrare l’intera iconografia del prodotto. In tal caso, la serie di One Piece: Pirate Warriors è una mera dimostrazione di quanto constatato poc’anzi e adesso si appresta a ridestarsi con il terzo capitolo.
E fanno tre!
Ricchezza, fama, potere. C’è stato un uomo che ha conquistato tutto questo, Gold Roger, il re dei pirati. Il mito del suo tesoro ha spinto molti a salpare: “Il mio tesoro, prendetelo pure se volete… Cercatelo! Ho lasciato tutto in quel posto!”. Con queste parole, venne dato inizio alla grande era dei pirati. Quante volte avete mai sentito pronunciare questa frase? Molte oramai.
Nel corso degli anni di serializzazione, l’autore è maturato artisticamente insieme alla sua opera. La storia, in sé, è tutt’oggi stracolma di misteri e scatena ancora forti emozioni e trepidazioni. I viaggi cospicui di peripezie, i percorsi di crescita, le sconfitte provvisorie, il coraggio e l’amicizia, sono solo un’impalcatura per piazzare una struttura di dimensioni smisurate all’interno dell’opera. Alla luce di questa piccola chiosa, a livello di trama One Piece: Pirate Warriors 3 non è stato stravolto. A differenza di Unlimited World Red, questo capitolo ci autorizza a ripercorrere tutte le avventure della ciurma capitanata da Monkey D. Rufy, dall’isola di Dawn fino agli avvenimenti di Dressrosa, senza alcuna omissione per quanto ne concerne la trama se non un epilogo diverso, scritto apposta considerato che l’ultima saga si è conclusa da poco.
Per il resto, il team di sviluppo ha deciso bene di offrire un pacchetto ricco di contenuti incredibili dell’intera serie se paragonato a qualsiasi altra trasposizione dei tie-in di manga in videogioco. Tutta la selva di personaggi ed elementi tipici ed assurdi della serie è presente in One Piece: Pirate Warriors 3.
Tre… anche le modalità rilevanti!
Prima di cimentarci nell’avventura vera e propria, saremo interpellati a completare un prologo, che può fungere da tutorial ai neofiti o ai più marginali, prima di avere accesso alle modalità più importanti, nonché disponibili, nel gioco.
La modalità Diario della Leggenda è una sorta di campagna, quella che ci permette di vestire nei panni dei personaggi fondamentali per la storia. Ogni capitolo principale è orchestrato da brevi scene d’intermezzo con delle vignette animate le quali si mantengono in linea, seppur siano riassunte in maniera corriva e approssimativa, rispetto alla trama dell’opera di Eiichiro Oda. Se aspiriamo maggior libertà bisogna optare per la modalità Diario Libero, creato appositamente in disparte per colmare il gap scavato nei precedenti titoli, in quanto la storia non era fedele al prodotto originale. Il Diario dei Sogni, invece, include una sfida più spumeggiante: potremo sbloccare altri personaggi conquistando una serie di isole, ciascuna delle quali riserva numerose sorprese, tra cui prelibati oggetti extra e interessanti ricompense.
Ciurma che vince non si cambia
Ci troviamo sempre al cospetto di un gioco permeato dalla ricetta musou: ogni livello è un campo di battaglia, con tanto di avamposti in grado attribuire alla mappa un carattere prettamente strategico, ma la tattica però sembra disinnescarsi in modo da far subentrare l’improvvisazione e la spontaneità; è importante, inoltre, mantenere il controllo delle zone della mappa, combattendo contro orde di nemici pronti a metterci i bastoni tra le ruote e puntellando alcuni boss per spalancare la porta che ci avvicina alla conclusione della missione. Ciascuno dei 37 personaggi giocabili – tra cui 64 principali – è corredato da mosse e combo inedite, con l’aggiunta di attacchi speciali riprodotti fedelmente che tolgono di mezzo una miriade di nemici. A questo proposito, gli sviluppatori hanno discretamente alleggerito il peso della ripetitività con una novità: il Kizuna Rush. Esso permette di scagliare colpi devastanti in perfetta sinergia con i compagni di supporto. Un’ottimo stratagemma per sconfiggere in poco tempo i nemici, specie se ci ritroviamo in situazioni malagevoli. Non solo, possiamo chiedere il provvido intervento di amico online per districarci in tempo reale da un momento critico.
Infatti, al completamento di ogni sfida possiamo salire di livello e con i manifesti di abilità e le monete possiamo progredire le nostre statistiche.
Sul fronte grafico, il salto di generazione di One Piece: Pirate Warriors 3 su PlayStation 4 ha avuto un impatto sicuro e viene sostenuto da un engine che mantiene i 60 fps stabili. Le ambientazioni, così come i modelli poligonali, non sono esorbitanti. Si segnala qualche problema di pop-up, poca fluidità e una telecamera a volte ubriaca. Ma tutto ciò non è importante se per voi nel gioco primeggia il concetto di divertimento.
Il comparto acustico è orecchiabile e degno, complice anche diverse rivisitazioni dei brani della serie animata. Menzione a parte, il doppiaggio giapponese è inedito ed azzeccato.
La longevità si aggira su una trentina di ore per terminare la campagna, molte di più per sbloccare tutto. Concludendo, la componente multiplayer di tutto rispetto completa il quadro sin qui dipinto.
One Piece: Pirate Warriors 3 è vasto sia a livello di storia che di personaggi. Senza ombra di dubbio è il miglior capitolo della serie, senza tralasciare che ancora una volta è calamitato dal coefficiente di monotonia, colpa del genere che ancor oggi spacca l’opinione del pubblico in due. Per i fan, è un must.