Pro Evolution Soccer 2017 (PES 2017) – Recensione

La competizione per lo scettro di miglior simulazione calcistica è sempre più accesa. Mentre Electronic Arts si è imbarcata in una manovra rischiosa quanto giovevole aggiornando il suo FIFA 17, Konami ha deciso di rispondere con PES 2017 consolidando e perfezionando una ricetta che aveva già dimostrato di essere matura negli scorsi anni. La missione è quella di capitalizzare i punti di forza e colmare alcune delle lacune della precedente iterazione.

Pronti al calcio d’inizio!

Con un PES 2015 che aveva compiuto un indubbio salto significativo, ma non in grado di restituire quello spirito peculiare che aleggiava nei vecchissimi capitoli, e PES 2016 dalla stessa formula e i suoi relativi miglioramenti: sarà riuscita Konami a progredire con PES 2017? Scopriamolo insieme in questa analisi.

Partendo anzitempo dalle novità, il “Real Touch” è tra quelle più consistenti e introdotte in questo episodio: questo obbliga ai calciatori di possedere sia un diverso stile che approccio nel controllo della palla; e rende il gameplay più ragionato e meno istintivo. È chiaro che si tratta di un dettaglio che si rivela essere fondamentale, dacché sarà possibile iniziare un’azione di gioco in maniera decisamente più concreta, spostando il coefficiente velocità dal campo alla mente dei calciatori permettendo di compiere anche movimenti più tattici oltre che fluidi.

A tal proposito segnaliamo anche il “Precise Pass”, un’implementazione più morbida capace di passare più inosservata a livello dilettante, ma una delle più eloquenti novità in quanto conferisce più naturalezza al primo contatto con la sfera e, di conseguenza, ai passaggi ora più accurati. In questo caso, quest’efficienza viene applicata a tutti e gli undici titolari sul rettangolo di gioco. Tutto dipenderà però dalle caratteristiche di un ogni tipo di giocatore; per riesumare in breve, smarcarsi al centrocampo e realizzare un passaggio filtrante all’attaccante che riesca a penetrare la difesa avversaria risulterà essere maggiormente efficace più a un Pjanic che a un Khedira. Ciononostante, un totale controllo di una squadra è possibile con le “Istruzioni avanzate”, verso le quali potremo impostare delle strategie individuali e tattiche come il Tiki-Taka o la marcatura stretta utili durante le partite.

Sia il “Real Touch” che il “Precise Pass” sono dunque due pilastri essenziali per PES 2017, poiché in quanto pregi, stimolano al realismo senza perdere nulla in termini di immediatezza. Questi aspetti beneficiano al meglio l’esperienza di gioco, perfezionano il sistema di controllo, e vengono sostenuti dall’ottima quantità di animazioni immesse dimodoché garantisca più varietà di situazioni che si assistono sul campo. I portieri, ai quali Konami ha dedicato quest’anno una smisurata attenzione, vantano adesso di un prelibato numero di animazioni eleganti e coerenti, che gli consentono di eseguire parate più reattive di prima. Ebbene sì, non sono più semplici bambole poste al centro della porta.

Reality

I gesti e le reazioni umane, invece, hanno ottenuto un altrettanto “lifting”, permettendo in questo modo di fluire tutto in maniera più disinvolta. Revisionato e più sanato anche il criterio di valutazione degli arbitri, i quali sapranno distinguere meglio i contrasti. Sul fronte degli inconvenienti bisogna riportare un sistema di selezione tra un giocatore e un altro purtroppo sterile, poiché in quello automatizzato capita spesso che il pulsante del joypad declini un nostro comando scegliendo a dispetto nostro un altro giocatore. Potrebbe trattarsi magari di uno slancio per dominare la manualità, al contempo è anche vero che da tal punto di vista PES 2017 perda colpi in efficacia.

Molti degli aspetti più controversi degli scorsi PES erano relativi al discontinuo aggiornamento per quanto concernono le rose: grazie alla caterva di feedback negativi sollevati negli ultimi tempi, a partire da quest’anno sarà possibile scaricare un update a cadenza settimanale. Altri, invece, erano contraddistinti dall’esiguità delle licenze. Poco o niente è cambiato da allora: sì, PES 2017 ha siglato una partnership esclusiva con il Barcellona e altri club -tra cui l’Atletico Madrid e il Liverpool-, ma risulta esserne ancora a picco. Mancano numerosi campionati e squadre, per fortuna permangono le licenze della UEFA Champions League e dell’Europa League.

Nessuna variante sostanziale e poche rifiniture qua e di là per quanto riguardano le modalità di gioco, secondo le quali ritroveremo i consueti MyClub, Campionato Master e Diventa un Mito. Quest’anno è stata contemplata l’idea di marginare alcuni problemi riscontranti il sistema di trasferimento: ecco, sarà ora più confortante gestire due budget separati per i trasferimenti e gli ingaggi e decidere se a un calciatore possa essere assegnato un altro ruolo. Importanti sono comunque una serie di contenuti speciali -ovvero i kit storici e i vecchi astri del passato- da sfruttare nelle modalità.

Palla al centro

Con un FOX Engine in costante ottimizzazione, sotto questo profilo tecnico l’atmosfera che si respirerà sul campo sarà ancora più fantastica. Il motore grafico concede delle riproduzioni pressoché fedeli degli stadi e dei giocatori: Pogba, Ibrahimovic, Suarez, Ronaldo, Messi, Neymar e Neuer hanno ricevuto un trattamento di prima classe, ciononostante c’è da verificare che alcuni si riveleranno essere veramente indistinguibili dalle controparti reali.

Paradossalmente, tuttavia, PES 2017 sembrerà visivamente meno impeccabile perché consta in un elevato grado di realismo in termini di animazioni, movimenti e illuminazioni. Il che sarà desumibile dai replay nel corso delle sessioni di gioco. A margine c’è da indicare comunque i suoi 1080p con 60fps decisamente solidi e poco oscillanti, e una telecronaca -affidata al solito duo Caressa e Machegiani- ben svolta ma in taluni momenti poco coesa sulla base di quanto accade sul piccolo schermo.

Sfidare gli avversari online sarà onestamente diverso rispetto alla CPU. Per quanto l’intelligenza artificiale, alla quale Konami ha ritenuto conscio un’esemplare perfezionamento specialmente in fase difensiva, discerni in positivo da PES 2016, le squadre gestite dal computer saranno fin troppo robotiche per i nostri gusti al punto che ci costringeranno a piombarci verso una sfida più competitiva, spontanea, contro un “umano” che riesca ad attribuire più imprevedibilità alla partita. Concludiamo questa panoramica menzionando la colonna sonora nella quale sono incluse tracce di artisti del calibro di Justin Bieber, Skrillex, Imagine Dragons o perfino One Republic.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Se il calcio abbraccia i sentimenti, PES 2017 è allora come una sorta di ricongiungimento di un vecchio amico. Una riconciliazione che permette a Konami di non arrestarsi, ma continuare e incamminarsi sulla strada giusta. Ogni volta che ci troviamo sul divano, faccia a faccia dinanzi al televisore, una delle sensazioni che siamo riusciti a percepire subito giocandolo è un divertimento fulmineo. Pochi sono i difetti levigati, quelli riscontrati nei precedenti capitoli; come poche, d’altronde, sono le novità connesse al titolo. Anche se il franchising zoppica per l’esiguità delle licenze e la perspicuità di chiari e immanchevoli difetti, PES 2017 è riuscito a compiere tuttavia un balzo in avanti: il tutto attorno alle migliorie del gameplay e le tattiche di squadra, condite da un’intelligenza artificiale prettamente buona, un Fox Engine spinto ai limiti e un comparto tecnico solido. Il calcistico di Konami è anche quest’anno un serio contendente.[/stextbox]

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.