Red Dead Redemption 2: cosa sappiamo e cosa possiamo aspettarci

Red Dead Redemption 2

Dopo un’estenuante attesa durata all’incirca otto anni, il 26 ottobre 2018 finalmente giungerà sugli scaffali il tanto atteso prequel di uno dei videogiochi western più apprezzati di sempre che ha alimentato nel corso degli anni un quantitativo sempre crescente di hype che porterà un notevole riscontro in termini economici e mediatici ad una compagnia che con il solo Gran Theft Auto V ha racimolato oltre sei miliardi di dollari, delineandosi come il prodotto d’intrattenimento di maggior successo nella storia.

Le vicende di John Marston sono entrate visceralmente nell’animo dei giocatori non solo per le atmosfere dell’epoca, riprodotte con un’accuratezza ed una qualità grafica sublime per un prodotto abbastanza datato, ma anche per un gameplay ed una struttura ludo/narrativa che ricalca embrionalmente quello che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso dell’avventura di Trevor, Michael e Franklin nell’ultimo capitolo di GTA, pur trattando argomenti ovviamente divergenti.

La temutissima banda dei Van der Linde.

“Ladies and gentleman this is a robbery”

Tra paesaggi sterminati, una grafica eccellente e un ottimo gioco di contrasti tra luci e ombre, giungiamo a cavallo del “nuovo secolo” e precisamente in quel 1899 intriso ormai di un cambiamento imminente che porterà alla fine dell’epopea dell’oro soverchiata dal petrolio che, grazie ai notevoli progressi tecnologici, ha radicalmente posto le fondamenta per la società moderna, ponendo fine all’era dei cowboy, dei saloon e dei duelli ormai ai ruderi di oppressione sociale ed intellettuale che andava via via diffondendosi sempre di più. È in questo contesto che si ambienta Red Dead Redemption 2, alla fine dei bandidos, dei pistoleri, dei cercatori, dei mandriani, dei fuorilegge, dei pionieri e degli sceriffi. È il tramonto di un’era e di una cultura, un ultimo vagito di un ideale ormai sprofondato nell’oblio (o in qualche bicchiere di liquore).

La nuova opera di Rockstar Games si presenta come la naturale evoluzione del primo capitolo raccontando gli esordi della banda di fuorilegge dei Van der Linde, principalmente dedicato ad un percorso di redenzione da parte di John, che eventualmente approfondiremo seppur marginalmente, vista la sua imperiosa presenza nel corso dell’ultimo trailer, pur non calandoci di nuovo (o magari durante qualche sessione narrativa) nei suoi panni.

Resi ormai partecipi di questo cambiamento anche la banda criminale comandata da Dutch, vecchia conoscenza per gli estimatori del primo capitolo, è sull’orlo del precipizio; ma fra gente scalmanata, poco affidabile e senza ideali milita anche Arthur Morgan, protagonista presentato in tutta la sua brutalità nel corso dei vari trailer che sarà anche lui costretto, dopo un colpo in banca finito male, a risorgere dalle ceneri del suo fallimento per poter perseguire con tanta ostinazione questa sua ideologia di vita fondata principalmente sulla libertà di espressione.

Purtroppo Rockstar non ha rivelato nient’altro al momento e, lasciandovi libera interpretazione sul susseguirsi degli avvenimenti, possiamo senza alcun dubbio constatare che l’esperienza di gioco rivoluzionerà anche il concetto stesso di open-world, reso ancor più vivo ed immersivo di un GTA e sicuramente più vasto e pieno di attività da svolgere che ci terranno incollati per un bel po’ allo schermo. Al momento però risulta assai precipitoso elogiare un opera tutt’ora in fase di sviluppo ma, anche per un fattore principalmente di fiducia avallata nel corso degli anni, riporre una minima dose di fiducia per l’operato di Rockstar è pressoché lecito.

Potremmo interagire nel corso del gioco con una quantità spropositata di NPC.

Il West che cambia

Data la sua mancata presenza all’E3 di quest’anno, non abbiamo tantissime informazioni a riguardo. Tuttavia si vocifera da mesi che la celebre modalità Battle Royale, avallata in rete, sarebbe stata per il momento smentita anche se oggettivamente questa nuova avventura garantirà un’esperienza tremendamente immersiva anche in multiplayer, in grado di far dimenticare tutti gli aspetti positivi dello stratosferico GTA Online che ancora tutt’oggi detiene una community estremamente presente.

Ritorneranno sicuramente meccaniche di gameplay particolarmente apprezzate, soprattutto quelle inerenti al sistema di shooting come il Dead Eye, ovvero il “Bullet Time” in salsa western che senza alcun dubbio ha saputo regalare a noi giocatori momenti assai divertenti ma sicuramente pregni di spettacolarità anche grazie a un comparto sonoro di rilievo ed a una colonna sonora che si spera ricalchi l’epicità del primo capitolo.

Insomma, l’avventura di Arthur Morgan e della banda di Dutch non è solamente la continuazione di un percorso iniziato ai tempi di John Marston, ma è un prodotto che vuole avere un impatto devastante sul mercato, che vuole cambiare le carte in tavola e scombussolare tutte le convinzioni del giocatore su quello che è possibile fare in questa generazione. Come? Rivoluzionando indiscutibilmente il modo di voler narrare le vicende del “vecchio” west, innalzandone lo standard qualitativo e lasciando al giocatore la libertà di interpretare a modo suo le differenti situazioni rapportandosi con gli altri personaggi, senza che il ritmo di gioco si interrompa. Un’idea di design incredibilmente acuta che può avere conseguenze dirompenti sulla struttura delle missioni principali, sul carattere delle attività secondarie ed anche sulla sceneggiatura.

A seguito proprio di questa linea di marketing, indubbiamente passabile di critica da parte di Rockstar, quest’ultima non ha mostrato ufficialmente neanche un secondo di gameplay, il che desta naturalmente forti preoccupazioni ma al contempo aumenta esponenzialmente l’hype intriso nell’animo dei videogiocatori che desiderano vivere una naturale evoluzione del primo capitolo.

Sull'autore

Francesco Palmiero

Enciclopedizzare, narrare, contemplare e condividere insieme l'arte videoludica.