Resident Evil 3 Remake – Recensione

Resident Evil 3 Remake

A distanza di un anno dalla release del remake del secondo capitolo che ci vedeva protagonisti nei panni degli agguerriti Leon e Claire si torna a parlare di Resident Evil, ma stavolta dopo un susseguirsi di svariati trailer ad alto tasso di spettacolarità abbiamo potuto finalmente approfondire il tanto atteso riadattamento di quel terzo capitolo della serie che nel lontano 1999 consacrò definitivamente l’IP di Capcom nella storia del medium. Dopo ben ventun’anni il Nemesis è di nuovo giunto a tormentare i nostri peggiori incubi, con una veste grafica rimodernata e con alcune sostanziose modifiche che reinventano a livello narrativo e registico alcuni avvenimenti che i fan hanno indelebilmente scolpito nei propri cuori, tuttavia a seguito di quest’effettiva rimodulazione stilistica da parte del team di sviluppo che non tiene verosimilmente fede alla controparte originale non sono mancate le polemiche ed i primi mugugni della community che in modo virulento e stizzito ha lamentato la “fettolosità” dell’intera fase di sviluppo e soprattutto la mancanza di alcuni luoghi e certezze che sembravano dapprima intoccabili.


Resident Evil 3 Remake nonostante riesca a presentarsi a tutti gli effetti come la naturale evoluzione tecnica del suo predecessore non lo eguaglia neanche lontanamente in termini di riproposizione e cura per i dettagli, cionondimeno analizzando avalutativamente tale prodotto e mettendo da parte l’isteria da fan ed il soggettivismo che chiaramente desideravano un lavoro più certosino, siamo dinnanzi ad un titolo solido che va a corroborare tale robustezza grazie ad un gameplay che si arricchisce con nuove feature e ritrova un’inaspettata longevità nell’aggiunta di “Resistance” che, seppur non va categoricamente a sostituire alcune parti della storia completamente escluse oppure estremamente sintetizzate, risulta esser un buon modo per intrattenersi rimanendo in un macrocosmo tantomai convolgente che ha ritrovato nuova linfa vitale e nuove leve di giocatori da affascinare.

Alcuni stravolgimenti narrativi tuttavia rendono ancor più profondi i personaggi.

Svecchiare ed inseguire la modernità

Una delle sfide che era stata ampiamente superata dal predecessore riguardava la ristrutturazione di una trama ed un sistema di gampley che tenessero il passo degli standard moderni, ebbene, se vogliamo attenerci ad un giudizio spogliato di alcuna forma di soggettivismo, possiamo con sicumera asserire che anche stavolta il team non solo è riuscito ad adempiere al proprio compito ma addirittura a superare le aspettative prefissate.
Sono stati eliminati dalla verisone originale gli iconici ma altresì obsoleti “bivi decisionali” che vengono sostituiti da espedienti narrativi e di game design che giustificano in modo accettabile le nostre scorribande per le insidiose strade di Raccoon City dando conseguentemente spazio a personaggi che, nonostante vengono permeati da un voluto ed accentuatissimo alone stereotipizzante caratteristico degli ormai tanto anziani B-Movie, riescono ad avere una personalità forte ed al tempo stesso impattante che li rendono maggiormente credibili. Le continue situazioni ansiogene che la bellissima Jill e l’indomito Carlos si ritroveranno ad affrontare verranno esponenzialmente accentuate non solo da un comparto grafico mastodontico ma anche da un comparto registico eccelso ed in grado di garantire una maggiore organicità rispetto agli eventi intercorsi col capitolo precedente, visto che condividono la stessa timeline.


Per quanto concerne la giocabilità anche in questo caso non possiamo esimerci da elogiare un’infrastruttura che nonostante rappresenta la perfetta riproposizione del predecessore si arrichisce con l’introduizone della “schivata“, una feature che risulta esser un aiuto davvero prezioso in situazioni assai difficili da districarsi, tuttavia per poter esser efficaci e funzionali bisognerà necessariamente interiorizzare delle tempistiche che non lascieranno spazi ad eventuali errori della nostra memoria muscolare venendo così penalizzati da zombie sempre più duri da buttare giù e che non aspettano altro che sfilacciare per bene le nostre membra.

Il RE Engine riesce a fare miracoli.

Facilitazioni e restrizioni

Nel corso della mia prima run ho senza dubbio notato dopo i primi minuti di gioco una maggior accessibilità anche e soprattutto rispetto al suo predecessore che lesinava con grande parsimonia “le stanze sicure” da raggiungere, sia chiaro che si assiste ad una certa equilibratura di tale facilitazione con una mappa molto più popolosa di non morti e con un Nemesis di certo molto più agguerrito e pericoloso di Mr. X, ma questo approccio davvero “poco hardcore” ci porta così a determinare effettivamente cosa non funziona in questo riadattamento.


Siamo ben consci che questo terzo capitolo è sempre stato più votato all’action rispetto alle precedenti iterazioni e ad elucubrare questa tesi rimembriamo: un quantitativo davvero notevole di munizioni e kit medici a difficoltà standard, la possibilità di poter salvare senza alcuna limitazione in merito ad i nastri (anche ad estremo) ed infine una quasi totale e bensì inaspettata assenza degli enigmi ambientali che tanto hanno reso famoso il brand. Tutto ciò quindi conduce ad una linearità a livello di ambientazione che non solo devalorizza esponenzialmente la propensione al backtracking, una fase vitale in ogni capitolo della serie, ma acuisce la percezione di star percorrendo un unico corridoio ben definito che va poi a snaturare la bellezza visiva ed estetica dell’intera cittadina.
Ultima ma non meno importante nota dolente per gli appassionati di lunga data riguarda l’effettivo ed inspiegabile taglio di zone come il “Raccoon Park” e la “Torre dell’orologio“, sezioni che meritavano probabilmente una cura per i dettagli ed una reinterpretazione in chiave moderna che il team ha deciso di non perseguire anche per non frammentare un comparto narrattivo che fa della conformità e circoscrizione due elementi fondanti e distintivi.

Pochi istanti prima della tragedia…

Grafica e “Resistance”

Avendo provato il gioco in versione PC l’aspetto grafico è semplicemente da urlo, come ampiamente sottolineato il RE Engine riesce non solo a fare i miracoli ma è in grado di esser estremamente duttile attraverso un processo di ottimizzazione che vi permetterà di giocare a prestazioni ottimali pur avendo una configurazione non così performante. Indubbiamente da sottolineare è un sistema di illuminazione e di ombre che garantiranno un effetto fotorealistico di pregevolissima fattura anche se ciò va contro bilanciato con una gestione degli zombi che sulle lunghe distanze presenteranno alcuni problemi a livello di frame rate che singhiozzerà proprio per una questione di ecnomicizzazione delle risorse.
Ad impreziosire il pacchetto di per se non così corposo è presente il sopracitato “Resistance“, una modalità online già inclusa con l’acquisto del gioco che ci metterà nei panni di svariati personaggi (anche di Jill) che seppur si presenta molto immediata ed assai divertente da giocare nelle prime fasi può facilmente venire a noia nel corso del tempo, e dunque attendiamo un continuo sostegno da parte degli sviluppatori che si spera rilasceranno nuovi contenuti nel lungo termine e di non lasciarla a marcire nel dimenticatoio.

Resident Evil 3 Remake
  • 8.4/10
    - 8.4/10
8.4/10

Commento Finale

Nonostante le limitazioni ed un lavoro volutamente frettoloso Resident Evil 3 Remake è un prodotto che resta validissimo in termini narrativi e di gameplay, di per se rappresenta la naturale evoluzione del suo predecessore anche se noi appassionati ci saremmo sicuramente aspettato un lavoro più maniacale con un’ambientazione molto più intricata e con qualche enigma in più per rimembrare tanti vecchi ricordi che nessun “Resistance” di sorta potrà mai sostituire.

Sull'autore

Francesco Palmiero

Enciclopedizzare, narrare, contemplare e condividere insieme l'arte videoludica.