Spyro the Dragon deve tornare ad essere la mascotte del presente

Spyro the Dragon Treasure Trilogy
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Chiunque abbia giocato Crash Bandicoot conoscerà perfettamente Spyro the Dragon, l’adorabile drago viola che, durante il suo periodo di massimo splendore, era arrivato perfino a godere di una sana rivalità con il marsupale. Negli anni ’90, alcuni dei maggiori rappresentanti di Insomniac Games come Ted Price, Al Hastings e Brian Hastings, che costituivano gli albori della società, avevano iniziato a sviluppare Disruptor fino a quando non venne a presentarsi l’occasione di contrattare con Universal Interactive Studios per dare vita a una saga platform, basandosi essenzialmente su una proposta già contemplata da Naughty Dog: ovvero creare una mascotte figurativa.

Sin dal suo esordio, Spyro divenne subito un cult, un fenomeno globale di successo e anche un punto di riferimento per gli altri futuri comprimari del genere. Le basi per una saga potenziale erano difatti già state fondate: ecco che Insomniac Games, in seguito, aveva deciso di espandere il suo universo con Spyro 2: Gateway to Glimmer e Spyro 3: Year of the Dragon. Dopo la trilogia, il franchise aveva subito un declino e un maltrattamento con quasi tutti i capitoli successivi, dal momento che l’abbandono di Insomniac Games aveva visto il contendersi della licenza ad altre numerose aziende – dalla stessa Universal a Vivendi, passando infine nelle mani di Activision. Nessuna delle quali era tuttavia riuscita a preservare il carattere e lo spirito memorabile della trilogia originale. Insomma, vi era un vivere in continuo sacrilegio che aveva certamente macchiato la fama e la reputazione del nostro draghetto.

A mio modesto parere, Spyro the Dragon aveva un tocco speciale, che chiunque si fosse immerso avrebbe potuto riconoscerlo. Il suo stile d’arte era piuttosto elegante e carismatico, ed un altro mio personale elogio va indubbiamente alla colonna sonora diretta da Stewart Copeland, che avevo trovato molto vivace e di carattere umorista. Pertanto stiamo parlando di un gioiello che, nonostante i suoi pregi, non era esente da vistosi difetti, in termini di precisione e controllo dei movimenti, della telecamera e della difficoltà pazzesca in certi momenti, ed anche delle missioni per la sua “semplicità”. Questi problemi, sì, erano stati estremamente frustranti per molti utenti, ma ora possono davvero trarre beneficio attraverso un’eventuale operazione di restauro da parte di Activision.

Se state leggendo questo articolo, potrete aver sicuramente letto un report secondo cui Vicarious Visions starebbe riesumando la mascotte dalle sue ceneri, per traghettarla su console di attuale generazione in una veste tecnica al passo coi tempi. Sarebbe, insomma, evidente la strategia commerciale in atto: una riedizione della comprovata trilogia di Spyro, benché possa suscitare qualche polemica, anche se nel complesso questi esempi di lavori tendono ad essere celebrati, sarebbe un’ottima premessa. In quanto farebbe molto piacere ai più grandi, destinati a rivivere una parte importante della loro infanzia e tutte le gioie, le risate e le smorfie che il gioco stesso aveva regalato; mentre consente ai più giovani di poter capire che cosa intendiamo quando parliamo di Spyro come un capolavoro imperituro.

Insomma, lunga vita alle “remaster plus”. Non importa se è trascorso abbastanza tempo, la speranza è che Vicarious Visions riaccenda quel fuoco creativo per dare una svolta e un futuro roseo a Spyro, con le sue molte virtù ed imperfezioni, aggiornando l’esperienza della gloriosa trilogia in modo diretto al pubblico moderno. Se ci è piaciuto Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, in fin dei conti, sono sicuro che adoreremo anche questa raccolta.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.