Superhot VR – Recensione

Ogni esperienza in VR può essere considerata incredibilmente unica. Ogni titolo con cui ci si confronta è una vera e propria nuova esperienza di gioco. Mai come con questa branchia del medium si ha sempre la percezione della novità. Oltre alla difficoltà nel catalogare i generi di gioco (i quali mischiano costantemente i loro elementi), anche nei prodotti più usuali si ha la percezione di vivere un momento particolare ed unico, che quindi difficilmente può essere inquadrato in un’esperienza precedentemente già sperimentata.

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Le interazioni a cui ci ha abituato la realtà virtuale si flettono alla sperimentazione del momento; siamo in una struttura open world? Siamo in un walking simulator. No. Nella realtà virtuale primeggia il: siamo nel qui, ed ora. Similarmente a quanto avviene nella vita, la sensazione di presenza è così forte da mettere in secondo piano la categorizzazione di esperienza.

Concentrarsi sul termine esperienza è assolutamente doveroso se si vuole parlare di titoli come Super Hot VR. Il titolo, dapprima uscito in modalità standard e solo dopo convertito per la VR grazie al lavoro svolto dal Superhot Team, ha saputo contraddistinguersi nell’affollatissimo mercato di titoli per realtà virtuale, grazie anche al materiale di partenza assolutamente originale, e che, vi anticipiamo, in VR ottiene la sua definitiva consacrazione.

Come accennato, per parlare di Superhot VR è assolutamente necessario concentrarsi sul concetto stesso di esperienza. Superhot vi catapulta di colpo in una metanarrazione dove il giocatore, nel gioco, si trova in una stanzetta ed è costantemente invogliato dai messaggi che riceve sui vecchi monitor a tubo catodico ad indossare il suo visore di realtà virtuale per iniziare ad addentrarsi nei livelli di gioco, alla caccia di una piramide che ha il dovere di distruggere.

Appena indossato il casco l’estetica muta immediatamente, e ci trasporta violentemente da quella stanza incasinata anni 80’, ad uno scenario saturo di bianco, uno spazio infinito dove, a seguito di una particolare azione del giocatore, verrà caricato il vero e proprio livello.
Introduzione minimale con testi calcati sullo sfondo per lanciare un messaggio al giocatore sul contesto del livello. E poi si parte.

“Questa è struttura”, direbbe il Morpheus di Matrix in attesa del caricamento del livello durante l’addestramento del suo eletto.
E sembra la stessa cosa anche in SuperHot VR. I livelli sono veri e propri esercizi di sopravvivenza. 19 scenari dove il giocatore, tramite la visuale in prima persona, dovrà affrontare delle sessioni di shooting affrontando i vari nemici che gli si scaglieranno contro con il loro arsenale.

Regole del gioco: totalmente assurde. Se ci muoveremo il tempo avanzerà, restando letteralmente immobili la scena invece rimarrà freezzata per permetterci di pensare alla strategia necessaria ad affrontare la situazione specifica.
Fondamentalmente bisognerà raccogliere le armi che si troveranno attorno al personaggio (da fuoco, o elementi dello scenario come piatti, bottiglie etc) e organizzare l’attacco, stando ben attenti a schivare i vari colpi degli avversari. In caso venissimo colpiti dovremmo rifare da capo l’intero livello.


Non c’è libertà di azione, si sta fermi nello stesso punto mentre i nemici ci vengono addosso. Ma c’è una libertà ben diversa. SuperHot VR basa tutto il suo fattore divertimento sul farci sperimentare cosa voglia dire schivare ondate di proiettili in bullet-time e reagire di conseguenza alle varie situazioni che si vengono a creare.
Per la prima volta sperimenterete davvero cosa si prova ad essere il Neo della situazione: e se gli schermi cinematografici ci hanno sempre suggerito che dovesse divertissi un sacco nel danzare tri i proiettili, vi assicuriamo che non sarà esattamente una passeggiata, l’errore è questione di millimetri, ed è sempre fatale. Sarà necessario dosare con cura ogni minimo movimento per riuscire ad avere la meglio nella scena, anche i movimenti della testa, necessari per controllare la posizione dei nemici nel quadro, avranno un peso, bisognerà dosarli con cura, pena: una serie di pallottole già sparate troppo vicine alla nostra testa per essere schivate.


In poco tempo però il gioco ci abitua a questa meccanica, e ci trasforma in dei veri e propri strateghi: si fa avanzare il tempo muovendo un braccio quando si vuole che il nemico avanzi un po’, si selezionano armi che sparino meno colpi possibili quando si vuole che il tempo avanzi più lentamente. Si raccolgono al volo le armi che i nemici lasciano in aria volanti, per risparmiare tempo. Minimizzare i movimenti, creare delle sessioni continue di fuoco, eleganti ed esaltanti. E si schiva. Si schiva come dei contorsionisti al circo.
La versione Oculus Quest del titolo permette una libertà di movimento assolutamente totale, condita da una precisione della rilevazione della posizione del giocatore assolutamente strabiliante. Si danza tra i proiettili agili come controfigure in un film di Steven Seagal.

L’esperienza è quindi servita: il giocatore si sente letteralmente sfuso in un immaginario minimale in cui la realtà digitale prende il sopravvento, complice un comparto artistico indovinatissimo. Quando vi toglierete il casco vi assicuriamo che avrete timore a muovervi normalmente, ancora abituati a controllare ogni vostro minimo movimento per paura di far avanzare troppo le traiettorie di quei proiettili rossi che fino a pochi secondi prima eravate impegnati a tenere costantemente sotto controllo.

E’ un’esperienza, per quanto minimala e contenuta, assolutamente geniale, sia come meccanica di gameplay, sia come risultato rispetto all’immersione totale che permette al giocatore nello scenario di gioco.
La realtà virtuale è fatta, e vive, di prodotti come questo: limitati nella loro costruzione, ma assolutamente incredibili nel risultato finale.
Peccato solo per la breve durata del titolo che si esaurisce in una davvero poche ore, e dato l’esborso richiesto effettivamente la cosa assume un peso sufficientemente rilevante. Grazie al cielo si presta ovviamente ad essere rigiocato più volte. Ve lo assicuriamo: è un divertimento che non si esaurisce, nemmeno conoscendo a memoria gli scenari di gioco.

Superhot VR
  • 7.5/10
    - 7.5/10
7.5/10

Commento finale

Superhot VR è tutto quello che chi aveva già messo gli occhi sulla versione retail del gioco avrebbe mai potuto desiderare. Un sistema di controllo finemente rivisto per evitare al giocatore di muoversi per lo scenario, senza fargli pesare la limitazione. 
In Superhot ci si muove, anche tanto. E bisogna essere anche estremamente attenti nel farlo.
Tra schivate in rallenty fra proiettili che sentiamo sibilarci vicino all’orecchio, shooting ponderato e qualche scazzottata il titolo polacco del SUPERHOT Team brilla di luce propria, ed è letteralmente imprescindibile per chiunque abbia un visore di realtà virtuale (specialmente su Oculus dove la precisione della posizione è incredibile).
Un titolo che richiede concentrazione e ripaga con ore di puro divertimento grazie a un gameplay semplice quanto geniale.
La realtà virtuale, ancora una volta, dimostra il suo carattere da vera next-gen, già presente sul mercato.

Sull'autore

Alessandro Tonoli

Grande appassionato di Videogiochi fin dalla più tenera età (si narra sia stato partorito in ritardo in quanto non avendo salvato, non poteva uscire) si diverte a scrivere per questo o quell'altro sito pur di dare un suo piccolo contributo alla diffusione del Videogioco come mezzo, non solo ludico, ma anche artistico ed emotivo.
Da buon Boxaro preferisce i boxer agli slip.