Tales of Zestiria – Recensione

Il franchise di Tales of tende, da ormai quattro lustri, a riproporre con produzioni nuove esperienze simili di un’epoca passata. Le ramificazioni e le conseguenze di una simile prassi sono discutibili, non dissimili da quanto accade con le vituperate riedizioni di giochi pluripremiati. Non un danno, ma per l’attenzione che viene spostata su operazioni simili, a scapito del nuovo.
Dai suoi venti anni, l’eminente saga dimostra ancora di voler svettare con notevole pregio e sperare di non passare in subordine almeno nel panorama ruolistico orientale. Dunque, Bandai Namco è tornata alla carica con un episodio originariamente progettato per la scorsa generazione ed ha successivamente adempiuto alla conversione del gioco su PlayStation 4 e PC.

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Un nuovo redentore

Il mondo non è benedetto dai serafini, il male si incunea nei cuori delle persone, la cattiveria divora i più deboli, rendendo queste creature prive del dono della purificazione. Solo la figura autentica di un Pastore può prendere le redini della situazione e capovolgerla. L’increscioso compito spetta al prescelto, Sorey, un giovane ragazzo dal cuore puro che non eleva l’animo a vanità ed alla volontà deliberata dell’inganno. Nel corso della sua avventura, il protagonista conoscerà sia uomini che spiriti, noti col nome di Serafini, che saranno parti integranti nel suo faticoso viaggio. Dal momento in cui si fonde con la loro essenza, sarà in grado di creare nuove arti e sfoggiare orde di attacchi al fine di decimare i nemici. Il temibile scopo verte sulla lotta tremenda contro il male, cercando di annientare la fonte principale che aleggia su un mondo destinato alla rovina: il Signore della Disgrazia.

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L’Open-World sarà per un’altra volta

Gli sviluppatori del gioco hanno optato per un ritorno ad una fantasia medievale liberamente ispirata alle leggende arturiane. La dimensione di Zestiria è completamente allargata, ma il risultato non può essere convertito in qualcosa di sostanziale. Comprendiamo che gli ambienti di gioco sono davvero più grandi rispetto agli altri capitoli, ma possiamo chiaramente definire quest’avventura come uno pseudo open-world: le zone molto lineari ci impediscono di girare a zonzo quando vogliamo. I tempi di caricamento, invece, sono quasi spariti. L’altro neo è deducibile da una progettazione scarna dei dungeon: sono brevi e artificiosi, scortati da corridoi blandi, pareti monocromatiche e puzzle ambientali. Per fortuna, una volta cimentatosi in essi, la musica armoniosa del titolo permette di alleviare alcuni momenti di noia. Il software accusa tecnicamente delle debolezze che si rivelano fastidiose su PlayStation 4, in quanto non gode molti benefici nemmeno sul fronte grafico. Bisogna dar conto che, nonostante questa esiguità tecnica, il lavoro dietro al titolo è tutt’altro che risicato: il mondo di Zestiria produce un effetto di immersione che ad alcuni dei predecessori manca.

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Il (non) troppo storpia

E’ un peccato che gli sforzi creativi del team di sviluppo non siano sorretti da un comparto tecnico dignitoso. Eppure è facile intuire che il nuovo combat system, battezzato con un roboante Fusionic Chain Linear Motion Battle Stystem, non fa rimpiangere i vecchi capitoli. Le battaglie risultano molto più fluide e si svolgono non appena entriamo in contatto con il nemico. Non manca un’altra novità: questa volta non verremo carambolati in arene non interagibili, bensì negli stessi spazi in cui si avrà luogo la battaglia. Se attireremo i nemici nei vicoli o corridoi stretti, dovremo dar sfogo alla nostra abilità per affrancarci dagli ostacoli. A favorire questi ultimi, però, ci pensa la telecamera a volte ubriaca e traballante, permettendo in questo modo di gestire difficilmente lo scontro. L’azione diventa così poco leggibile, ma al di là di questa lacuna non molto digeribile, il sistema di combattimento non disillude le aspettative.
Uno dei fondamenti chiave dei combattimenti è l’armatizzazione, un’abilità che consente di fondersi con uno dei serafini che accompagneranno il nostro protagonista per incrementare il suo potere di attacco o assumere un altro aspetto, brandendo l’arma correlata all’elemento naturale del personaggio dal quale si è congiunto. Un ottimo modo per terminare in maniera sfarzosa, nonché immediata, una battaglia.

I trofei

 

Tales of Zestiria mette a disposizione ben 40 trofei, dei quali una ventina è legata alla storia principale mentre le altre alla manciata di contenuti di secondo grado. Rammentiamo a tutti i nostri lettori di godere la prima run, in modo da prendere confidenza con il titolo in questione. Se invece vi cimentate nell’avventura in maniera impegnativa, assicuratevi di non perdere nessun combattimento con i boss legati alla campagna principale. In ogni caso, il livello di difficoltà per il tanto agognato platino non è poi così elevato.

A suggestionare l’approccio al combattimento si propone la catena spiritica, una specie di barra cui attingono sia le arti marziali che occulte: ogni personaggio può favorevolmente padroneggiarli, mentre l’ordine della loro concatenazione può essere customizzato nell’apposito menù. Restando inermi o parando gli attacchi dalla compagine nemica, non faremo altro che riempire la barra allo scopo di svuotarla, eseguendo attacchi travolgenti possibilmente amplificati con le combo. Fortunatamente, l’intelligenza artificiale svolge il proprio dovere e gli ordini impartiti agli altri membri del party vengono recepiti con impeccabilità. A onor del vero, il gioco non incarna l’aforisma del “meno è più”, riferendoci nel nostro caso che non era necessario infoltire tanti elementi nel combattimento, bensì ci saremmo accontentati se fossero stati improntati con rigore e parsimonia. Ma diciamocelo: in tal contesto assistiamo ad un evoluzione del sistema di combattimento classico che, con le sue idiosincrasie, non si prospetta essere trito.

Le curiosità

 

Cosa si potrebbe fare durante il fatidico viaggio?

 

Nel corso delle nostre peripezie potremo incontrare dei guardiani collocati in varie zone del vasto continente. Essi ci aiuteranno con le benedizioni e ci daranno consigli molto vantaggiosi. Oltre a ciò, potremo imbatterci in rovine sparse per tutta Glenwood, al fine di scovare tesori nascosti e nemici più poderosi che ci renderanno la vita parecchio difficile. Ma, per rendere meno osteggiato il nostro percorso, i Normin sono la soluzione più che plausibile. Si trattano di piccole creature che progrediscono il nostro equipaggiamento per innalzare le capacità in battaglia. Spendere tempo nei negozi per fondere armi, armature ed oggetti vari rende l’esperienza di gioco ancora più esortativa.

 

Qual è la longevità del titolo?

 

Per completare Tales of Zestiria tra missioni primarie e secondarie, ci occorrono perlomeno settanta oppure ottanta ore di gioco.

 

A quale frame rate e risoluzione gira?

 

Tendenzialmente l’ultima creatura di Baba gira ad una risoluzione pari a 1920 x 1080 su PlayStation 4; infatti, la distanza della visuale sarà due volte quella PlayStation 3. La versione PC, invece, riuscirà a supportare il 4K. Il frame rate gira a 30 fps, il perché implica un’ottima fluidità al battle system, telecamera permettendo.

 

Quante tracce musicali sono presenti?

 

Premettiamo subito: la musica è composta e arrangiata dall’insormontabile Sakuraba, con l’ausilio di Shiina. Sono presenti ben 109 tracce, suddivise in 4 dischi. Ancora una volta hanno svolto un lavoro encomiabile.

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Un divertimento da Tales of

Con le voci e i dialoghi in lingua giapponese, Tales of Zestiria palesa un’esperienza non dissimile ad una serie animata nipponica, cosa che anela certamente i momenti di esaltazione agli appassionati. Perché constatiamocelo: la saga è maggiormente concepita per tutti gli amanti shonen, suscettibili di un peculiare umorismo in Giappone, con personaggi stereotipati e storie impastate. Questa è l’essenza di un tradizionale gioco di ruolo di stampo orientale, in quanto diventa abituale essere trascinati nell’alveo del cliché.
Menzioni a parte, il gioco sorprende per gli scenari in cui primeggia un’estetica medievale. Anche se ben lungi dall’essere perfetto, il coraggio e l’impegno di sperimentare nuove ma piccole “formule” è senza dubbio da magnificare. Non è forse un titolo che rivoluzionerà la serie, ma ci regalerà ore e ore di gioco incollate dinanzi allo schermo.

 

Tales of Zestiria cerca invano di mantenere le sue radici retro JRPG, ma il tentativo è rilevante. La sua natura, a partire dalla struttura grafica a quella tecnica, abbrevia di passo l’attrattiva del gioco. Ed è un peccato poiché il sistema di combattimento è più che ameno. Purtroppo, questo gioco cerca di fare appello anche ai neofiti, ma perde la sua identità nel farlo. Per gli appassionati della saga e del genere in sé, è un must.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.