Tex: Giustizia a Corpus Christi – Recensione

Uno dei personaggi più importanti dell’universo fumettistico italiano, Tex, sta proseguendo in diverse direzioni con diverse serie in uscita nelle edicole. Un’ottima mossa per continuare a custodire i vecchi lettori e crearne di nuovi. Stavolta siamo di nuovo davanti al passato della pistola più veloce del west e vediamo alcune vicissitudini tra i famigliari e come sempre, un po’ di lotta contro il razzismo. Immergiamoci quindi in questa breve recensione di Tex: Giustizia a Corpus Christi, scritto come ormai sempre accade dal buon Mauro Boselli.

Il passato che non dimentica

Anche stavolta il passato di Tex ci mostra un momento della sua vita in cui il giovane cercava di redimersi per le uccisioni e di capire chi aveva infangato il suo nome. In questa storia vedremo il continuo del primo numero, Il Vendicatore. Tex è tornato nel Texas e scopre che è ricercato dalla legge per il furto di bestiame e altri atti vandalici. Si parte però dal gruppo di razziatori intenti a rubare il bestiame di una donna, che vive con un uomo di colore (uomo libero) che le aiuta con il lavoro. Il gruppo di malviventi cercano di impiccare l’uomo, ma è proprio qui che arriva il buon Tex, che dopo il salvataggio partirà con la propria vendetta per riscattare il suo nome.

Cinematografia

La sceneggiatura del buon Mauro Boselli è come sempre un tuffo dalla prima all’ultima pagina in un’avventura che in 48 pagine racconta la rocambolesca avventura di Tex. La linea narrativa è molto lineare, ma per questo proprio si lascia divorare. Il tutto, però, anche grazie ai dialoghi che si apprestano bene al tipo d’albo e ai personaggi. Certamente, con più pagine sarebbe uscito un lavoro più completo e profondo. Ora non resta che vedere il modo in cui Tex continuerà la sua discesa verso l’alto, per diventare quel che tutti conosciamo.

Dietro alle matite invece troviamo un nome parecchio celebre, Corrado Mastantuono. Lo ricorderà qualcuno per il Texone del 2007 o per alcune storie Disney o Dylan Dog. Il suo stile si discosta in modo totale da quello del classico stile Bonelliano e si avvicina per certi versi al fumetto americano. Al livello registico è possibile trovare alcune vignette parecchio cinematografiche e interessanti, anche se forse sarebbe stata preferita una quantità più grande mobilità dei personaggi. Un grande ruolo giocano poi le espressioni facciali, che riescono sempre a dare la prospettiva di quel che accade sulle pagine. A dare la vita ai disegni ci ha pensato poi Matteo Vattani con i suoi coloro molto vivi e accesi. Il tramonto colorato da lui sembra quasi uscito dal videogioco Rockstar e non da ciò che siamo abituati a vedere di solito nei western.

Sull'autore

Redazione