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Quello che mi piace di Donny Cates è la sua abilità nel narrare una storia in un certo modo, fregandosene del giudizio dei fan più critici. La nuova serie su Thor è partita in modo esplosivo e fin dal primo era chiaro che si trattava di una tamarrata, ma solo in parte. Cosi è stato e dall’altra parte abbiamo visto la profondità emotiva e narrativa di uno scrittore che deve fare conti con qualcosa che ha iniziato a mettere insieme un po’ di tempo fa. Ora che il Grande Inverno è però in agguato e pronto a riversare la sua devastante forza sull’universo (dopo aver distrutto quello DC tra l’altro) Thor ha un alleato improbabile, Galactus.
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L’albo si apre esattamente dove eravamo rimasti. Sif è arrivata in soccorso di un distrutto Bill e vuole portarlo in salto, ma Thor non è d’accordo. La sua ira lo porterebbe a distruggere il suo fratello non di sangue e nulla sembra poterlo fermare, a parte il potere di Sif. Potendo vedere tutto, l’Asgardiana gioca con le parole sull’emotività di un uomo che ne ha passate di cotte e di crude e ora si trova davanti a un abisso fatto di oscurità. Dopo alcuni pianeti divorati e dopo i poteri quasi al massimo, Galactus deve mangiarne un altro, abitato da esseri senzienti, ma abbastanza pacifici.
Quello che Cates mette in scena è un vero e proprio massacro per la necessità. Un azione in cui la vita di pochi vale meno dei tanti ed è un atto di coraggio metterlo sulla carta in una testata cosi mainstream. Sacrificare qualcuno per il beneficio di molti, anche senza il loro consenso. La lettura alla fine verde su un drammatico e si percepisce la necessità di Thor nel compiere certe azioni, la volontà di salvare tutti e l’impotenza davanti a Galactus.
Cates spinge sull’acceleratore, non lascia un momento per il respiro e colpisce duro il lettore senza alcuna pietà. Chi non ama la sua scrittura, qui potrebbe quasi provarne odio, mentre gli altri potrebbero adorarlo ancora di più. I testi hanno un’armonia costruttiva non indifferente e la costruzione psicologica di Thor lascia sbalorditi in certi punti della storia.
Dietro la parte artistica Nic Klein fa il suo lavoro come sempre in modo eccezionale. Dimostra ancora una volta la potenza dello stile veloce, espressivo e dettagliato. Il tratto un po’ da sketch permette alle scene di essere più fluide e meno statiche, mentre i personaggi hanno dalla loro tutta la massiccia fisicità che ci si aspetta da questi. Alla fine arrivano le proporzioni, che ci mostrano ancora una volta l’abissale differenza tra Thor e Galactus e non solo.