Touhou Genso Wanderer – Recensione

I Touhou Genso rappresentano ciò che è l’unica ancora di salvezza per il brand fuori del Giappone, visto che la serie originale avanza a fatica nel mercato, infatti in quello internazionale non è possibile recuperare i titoli comprandoli da store nostrani.  Questa difficoltà nella diffusione viene un po’ soppressa da questi titoli particolari che, di fatto, sono progetti fanmade, ovvero di altri autori. Per questo motivo ci è possibile giocare, anche se in lingua inglese, un titolo Touhou che però non si collega alla trama originale.

Reimu Hakurei e Rinnosuke si ritrovano nel negozio Kourindo a seguito della visita della ragazza quando, ad un certo punto, Rinnosuke mostra a Reimu un oggetto particolare: la sfera dorata. Quando Reimu la tocca, essa emette una potente luce, attuando un cambiamento sorprendente. Il negozio Kourindo è ora una gigantesca torre e Rinnosuke, pervaso dalla luce, sembra essere cambiato. Decisa a sventare il complotto dell’ormai deviato Rinnosuke, Reimu lo affronta, ma…

Una storia debole, che accompagna in modo degno il gioco

Touhou Genso Wanderer è uno spin off della celebre serie divenuta ormai un cult in Giappone. Il team di sviluppo Aqua Style ci mostra fin da subito l’intenzione di questo gioco, fornendoci un prologo che di per sé mostra i legami passati fra personaggi dovuti ai capitoli della saga principale, ma che pone le radici per un gioco godibile anche a chi non si è ancora avvicinato al brand, ma che non si avvicina al genere originale. Quel che subito salta all’occhio è l’inadeguatezza del titolo per una console fissa come PS4, mostrando tutto il suo potenziale da roguelike nella sua versione per PS Vita, che decisamente ne sottolinea la capacità di intrattenimento del gioco.

La storyline di Touhou Genso Wanderer, seppur abbastanza semplice, mostra un cast parecchio numeroso di personaggi nel classico stile giapponese: in parole povere, un sacco di loli. Di questi personaggi, tuttavia, non ci viene mostrato un lato che possa conquistare il giocatore. L’incedere della storia, per quanto abbastanza interessante nella sua semplicità, mostra raramente dei livelli di caratterizzazione dei personaggi alti. Partendo dalla protagonista, nonostante sia un’anti-eroina egoista e venale, essendo vittima di uno spin off non abbiamo una sua evoluzione concreta mentre, fra i personaggi secondari, quella a risaltare un po’ di più è forse Futo, che segue il suo percorso per diventare una “Sage”.

Piuttosto che sulla trama dell’RPG roguelike, comunque piacevole e sviluppata in modo da interessare il giocatore, la parte più delicata da evidenziare è forse il gameplay. Una nota che può infastidire, ma comune al tipo di gioco, è forse il perdere ogni progresso in un dungeon alla morte, cosa che avviene non tanto frequentemente ma potrebbe essere una grande fonte di nervosismo, perché ovviamente perdiamo qualsiasi progresso ottenuto. Il meccanismo a dungeon di Touhou trova una sua soluzione attraverso il combattimento a turni, con in realtà poche modalità di scontro, e delle mappe talvolta con citazioni ad altri capitoli ed elementi puramente ludici (come lo spianare completamente gli ostacoli che delineano la mappa arando letteralmente i campi di riso), ma denotano comunque una povertà di contenuto che, almeno su console fissa, avrebbero potuto sicuramente riempire.

Le trappole posizionate nella mappa non sono altro che un piccolo fastidio, tuttavia talvolta sono posizionate in modo da fregarti in ogni caso, aumentando il rischio di sconfitta durante le imboscate. Ciò ovviamente è un artificio per aumentarne la difficoltà che, di per sé, non è nemmeno tanto alta. La varietà di armi in Touhou Genso Wanderer non è male, anche se gli oggetti curativi sono particolarmente monotoni, così come gli equipaggiamenti secondari. Il sistema di gestione del partner è sicuramente molto semplice, ma la sua semplicità non lo rende banale, permettendo di creare combinazioni decisive e utili ai fini del gameplay.

Prodotto per fan, pensato per i fan e venduto ai fan

Per quanto concerne la grafica, si vede che è stato progettato per PS Vita. Niente al suo interno potrebbe far pensare che sia un gioco next-gen. Gli scenari sono sicuramente di altissima definizione, ma essendo un gioco roguelike (esempio: Mistery Dungeon), la cosa non viene sfruttata molto. Si vede che non desideravano fare un gioco dalla grafica mostruosa, qualcosa che possa rivaleggiare con altre serie. Si tratta semplicemente un prodotto per fan, pensato per i fan e venduto ai fan.

Sotto questo punto di vista, il gioco si dimostra essere un successo, soprattutto appunto per console portatile. Al di là frustrazione per la perdita di tutti gli oggetti e l’esperienza a causa di un game over (che comunque è una prerogativa di questo genere che può piacere o meno), l’esplorazione dei dungeon, seppur singolarmente breve, permette un divertimento non indifferente che spezza la narrazione della storia e i tantissimi dialoghi mostrati con le classiche modalità di una visual novel. Tali dialoghi possono essere materiale molto interessante per i fan, visto che approfondiscono i personaggi della vicenda e creano situazione anche divertenti con gag o comunque focus on sul carattere di un personaggio, soprattutto per la protagonista. Tuttavia, l’eccessivo numero di dialoghi fini a se stessi potrebbero portare il non appassionato alla saga a distaccarsi dall’opera, ritenendola banalmente per bambini.

Decisamente piacevoli e ben realizzate sono le illustrazioni che accompagnano i dialoghi, che sicuramente influenzano molto il voto finale del gioco. Così come le musiche che, grazie al loro tono tradizionale giapponese, danno al gioco un tocco di “spiritualità” in più. Orecchiabili e adattissime all’atmosfera e allo scenario. Il doppiaggio è meno graffiante e sicuramente meno coinvolgente degli altri titoli usciti in questi mesi, quasi come se fosse stato fatto per noia. Non ho gradito l’interpretazione dei doppiatori, ma ai fini del contesto non è un gran difetto. Difetto invece che si può trovare nella gestione del deposito oggetti, veramente non pratico e che non ti permette di ottenere tutti gli oggetti che trovi in un dungeon senza, al momento, buttarne altri.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Ricapitolando, Touhou Genso Wanderer è sicuramente un gioco che vola basso, senza molte pretese, dunque come obiettivi credo che abbia centrato il punto. Alla fine si è dimostrato essere un gioco divertente, adatto ai fan e non grazie al suo essere spin-off fanmade (anche se recuperarsi i titoli principali della saga è importante per capirne meglio alcuni dettagli). Estremamente consigliato per console portatile, visto che su questa piattaforma viene rivelato il suo potenziale, mentre per console perde molto del suo fascino. Da sottolineare, poi, che questo specifico Touhou è diversissimo rispetto ai titoli della saga principale, dunque fare confronti non porterebbe a niente di sano.[/stextbox]

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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