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Ci sono dei momenti in cui l’unica e assodata scelta è accettare la fine di un percorso iniziato con trepidazione e ambizioni chiare, per determinarne un altro tanto più prospero e lungimirante. È il caso di menzionare Naughty Dog, i cui diversi sentieri attraversati hanno dato adito a superbe proprietà intellettuali, pressapoco maturate a lungo scorrere, senza incorrere nel rischio di deludere: che dire del carismatico e iconico Crash Bandicoot o, ancor più quanto si pensi, degli emblematici Jak e Dexter? Beh, si tratta di un invito per sperimentare, osare, promuovere il nuovo: così, sotto l’egida degli sviluppatori, la nostra adrenalina scorrente si è incrementata con Uncharted, fino al culminante The Last of Us.
In trenta anni, sulla scenografia ludica mondiale, Naughty Dog è riuscita a ornare generi importanti e floridi. Dai titoli platform a quelli di avventura, intrise di suggestioni cinematografiche e momenti emozionanti. È insomma comprensibile la progressione della società, che ne costituisce il perno, ne dà vantaggio e prestigio. “Sic Parvis Magna”, ricorda il motto di Francis Drake: la grandezza proviene dalle piccole cose e, in tal proposito, il cumulo di tanti piccoli dettagli hanno raggiunto la piena maturazione nell’ultimo franchise della società. E Uncharted 4: Fine di un Ladro è la consapevolezza, senza dubbio la superlativa creazione di Naughty Dog, un addio in grande stile.
L’ultima avventura di Nathan Drake
Ormai Nathan Drake si è ritirato dalla caccia al tesoro e si gode una vita senza interferenze accanto alla giornalista Elena Fisher. Felice, sicuro e un po’ annoiato, lavora per un’azienda di recupero, mantiene la sua tranquillità guadagnata con sudore inequivocabile e sceglie di aderire ad una diversa routine: niente più viaggi in luoghi paradisiaci, strane leggende e tesori inestimabili. Nathan era convinto di seguire questa via, ma ancora una volta l’imprevedibilità ha avuto il sopravvento, dal momento in cui entra in ufficio suo fratello, Sam, considerato disperso e addirittura morto. È bastata una stretta di mano per capovolgere nuovamente la vita di Nathan, adesso pronto ad inseguire il più grande tesoro mai concepito.
Uncharted 4: Fine di un Ladro insegue il desiderio di sorprenderci con delle sequenze visive parificabili ai film di stampo hollywoodiane. È un gioco che prosciuga la linearità tipica, ci dà la sensazione di un mondo aperto e al contempo misurato. C’è un rinfrescante accento sull’esplorazione, in questo caso maggiormente bilanciata e arricchita da nuove meccaniche di progressione. Nel dettaglio: il nostro ladro preferito può guardarsi intorno, adottare una strategia, imbattersi in vicoli ciechi e aree secondarie. Il gioco permette ad esempio di dondolare sui rampini, permettendo a Nathan di incanalare l’ego di Spider-Man; sono praticamente tipi di aggiunte, ingranate per amplificare il modo di esplorare. È difficile essere invasi dal senso di smarrimento, di vagare nello spazio vuoto o di risolvere – per citare – puzzle o enigmi in maniera occasionale. Fuori da ogni parametro, tutto sembra essere calcolato e studiato alla perfezione, segnato dalla convinzione di regalare un’esperienza unica.
Una grande impresa!
Tra una sparatoria e un’altra, Uncharted 4: Fine di un Ladro offre percorsi variegati per la nostra destinazione; in gran parte, diversi stili di gioco che contemplano la percezione della varietà. Il gioco è costellato da una serie di enigmi: in diverse occasioni saremo chiamati all’appello per cercare numerosi indizi sparsi nella mappa, consultando il diario di Nathan.
Una delle qualità imprescindibili del gioco è, d’altronde, la designazione dello stealth, già presente negli altri capitoli, ma questa volta in una veste a maggior ragione più fresca. Possiamo marcare e farcire i nemici con un indicatore il cui colore varia in base alle circostanze: è sostanzialmente una discrezione, una preferenza nell’agire, un’opzione indispensabile per approcciarsi a diverse strategie. In tal caso, è possibile avanzare inosservatamente il cammino in determinate istanze, oppure uccidere silenziosamente i nemici. L’intelligenza artificiale rimane calibrata e a volte semplificata, in proporzione al livello di difficoltà. Un altro trionfo, oltre alla sua valorosa e agognata qualità tecnica, è legato alla durata effettiva della campagna principale. La longevità è infatti stimata su una quindicina di ore di gioco, rafforzate ulteriormente da altre se puntiamo a sbloccare un’ampia gamma di extra da poter beneficiare.
Anche i ladri vanno in paradiso…
Il reparto multiplayer non è essenzialmente un costituente irrinunciabile: a dire il vero, complice la mancanza di prova a causa dei server mancanti, può essere decifrato come contenuto aggiuntivo che non incastona la qualità del prodotto. L’aspetto compiaciuto è il risalto dei contenuti: sono presenti al suo interno otto mappe, tre modalità di cui Deatmatch a squadre, Controllo e Saccheggio. Nel frattempo è equo sottolineare la presenza dei 60 fotogrammi al secondo, la preventivata ispirazione a The Last of Us, e una grafica ottimizzata per favorire questa pregevolezza. Naughty Dog provvederà successivamente ad ampliare i contenuti con apposite espansioni completamente gratuite e connesse alla modalità multiplayer, previste per la nuova sessione estiva. Quelle legate al singleplayer e incentiveranno altre ore di gioco e arriveranno a pagamento.
In Uncharted 4: Fine di un Ladro vi è anche l’implementazione delle microtransazioni per ottenere i vantaggi in-game necessari. In ogni modo, c’è un sacco di personalizzazione del nostro carattere, di armi migliorabili, di elementi sbloccabili: lo stile di gioco sarà interamente condotto da noi. Il comparto multiplayer è di ottimo auspicio, ben elaborato, capace di tenerci incollati a lungo. Manca da aggiungere, inoltre, un’ulteriore formula per completare superbamente l’equazione: il doppiaggio. La recitazione del cast inglese è magistrale, esemplare, inflessibile; un po’ meno quella italiana.
È vano ribadirlo, la mole poligonale raggiunta in Uncharted 4: Fine di un Ladro è praticamente stupefacente, all’avanguardia. Non c’è niente che riesca a scontentare a livello grafico, in quanto tutto è partorito con estremo senso di precarietà. Le fasi di esplorazione saranno una gioia per i nostri occhi, una meraviglia di pura bellezza cristallina. La regia è magniloquente, incalzante, poco prevedibile; riesce a sconfinare un livello straordinario. Quanto alle composizioni, meno tonanti rispetto ai predecessori, poco da aggiungere: è l’ennesima conferma dell’ingegnosità di Henry Jackman.
Commento finale
Quello di Uncharted 4: Fine di un Ladro è un calderone che unisce tutte le esperienze maturate da Naughty Dog, un concentrato di elementi portanti della serie, una sintesi autentica. È un’esplosione di preminenza visiva che lascia il suo segno distintivo, un’avventura trascinante, gremito di ambienti strabilianti ed esotici, un sobrio di influenze cinematografiche.
È, forse chissà, l’ultima avventura impetuosa di Nathan Drake, questa volta di fronte a importanti dilemmi morali e situazioni estreme. Uno scontato lieto fine, una fase di completamento, una ridondanza o quantomeno l’esito di un franchise che ha compiuto un enorme passo in avanti. Della passione per il viaggio che ne ha trasudato ormai il suo “mestiere”, della magnificenza per questa proprietà intellettuale una sua equivalenza: tutta la temerarietà, il romanticismo, il groviglio di umorismo, l’esplorazione di giungle lussureggianti, ambienti desertici, artici, di tombe perdute, la ricerca del tesoro mitologico; ne rendono un’esperienza senza pari. E nove anni più tardi, dopo frequenti posticipi e insorgenze all’interno della produzione, l’episodio conclusivo sulle gesta di Nathan Drake ha fatto la sua dirompente comparsa, ereditando il meglio del passato e preconizzando il regale futuro della società americana. Il vero tesoro, a dirla tutta, è nientemeno che questa saga.