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Watch Dogs è stato un titolo che aveva diviso la critica fra chi ne osannava gli aspetti innovativi apportati al genere free roaming, e chi invece ammoniva la mancanza di appeal del protagonista e della sceneggiatura in generale. A poco più di 2 anni dall’uscita del primo capitolo, ci ritroviamo a fronteggiare Watch Dogs 2, rinnovato dal punto di vista dello stile e del gameplay. Stavolta il protagonista non è più Aiden Pierce, cupo hacker attivista, cementato nella sua dimensione di eroe.
I toni del secondo capitolo infatti cambiano radicalmente e il destino del mondo libero è affidato invece ad una banda di “teenagers nostalgici della cultura anni ’80 e ’90”, i membri del Dedsec, capitanati da Marcus Holloway, un hacker/maestro del parkour di colore con la voce di Ted Mosby e un sogno nel cassetto: distruggere la Blume Corporation. Questa azienda informatica riesce, tramite un sistema denominato CtOs, a manovrare le fondamenta della società in cui viviamo, scegliendo per noi usi e costumi, e perfino controllando il nostro stato di salute e il trend dell’economia mondiale. Tutto molto interessante fin qui, pieno di potenziali sbocchi narrativi, ma Ubisoft è riuscita a sfruttare questo calderone pieno di idee?
San Francisco, un posto in cui vorresti vivere
Ciò che subito risalta all’occhio del giocatore che si appresta a controllare il nostro Marcus, è la cura nei dettagli adoperata per la riproduzione fedele della città di San Francisco. Una metropoli piena di opportunità e sfaccettature viene messa sul piatto, in cui è possibile fare più o meno tutto quel che ci si aspetta da un free roaming rispettabile. Potremo fermarci a prendere una birra al bar più vicino, passeggiare in spiaggia e goderci un tramonto, cimentarci in gare nautiche o semplicemente immergerci nei colori di questa città viva in modo spensierato, lasciandoci trascinare in un giro in auto mentre ascoltiamo la nostra stazione radio preferita.
Il tutto avviene cullato da un comparto grafico di tutto rispetto, con una serie di sbavature, a volte anche pesanti, che però non inficiano l’esperienza di gioco visivamente parlando. Ma la fregatura purtroppo è dietro l’angolo. Perché ciò che rompe l’armonia del paradiso di San Francisco è, ancora una volta, la sceneggiatura. Da questo punto di vista infatti Ubisoft non ha fatto progressi, ripetendo in pieno le scelte errate fatte col primo capitolo, fornendo al giocatore una trama che dona la sensazione di poter decollare da un momento all’altro, finendo poi col schiantarsi con dialoghi frivoli, battute fuori luogo e scelte narrative scontate.
Per carità, vi sono diversi momenti in cui i discorsi riusciranno a strapparvi più di una risata, incuriosirvi e meravigliarvi, soprattutto quando gli interlocutori sono Marcus e Wrench, il misterioso hacker mascherato, fan sfegatato come il protagonista della cultura degli anni ’80 e ’90. Memorabile ad esempio un dialogo fra i due appena citati, in cui si parla di chi uscirebbe vittorioso in uno scontro mortale fra Alien e Predator, discutendo sui punti deboli dei contendenti, fino a raggiungere una decisione basata su calcoli probabilistici (in puro stile Big Bang Theory).
Dunque abbiamo a che fare con un titolo che vuole, tramite un linguaggio giovanile che presto vi stancherà (sognerete la notte i “bella zio” e i “frà” che si scambiano i membri del Dedsec mentre distruggono la Blume dalle fondamenta), strizzare l’occhio alle nuove generazioni, senza trascurare affatto il pubblico più “maturo” con riferimenti alla pop cultura anni ’80 e ’90. Il risultato però purtroppo è un’amalgama informe, priva di personalità, che non riesce a soddisfare appieno nessuna delle due parti.
Gameplay, il punto forte del Dedsec
Di fronte ad un titolo apparentemente privo di un’anima narrativa, fortunatamente viene in soccorso un gameplay di tutto rispetto. Avremo infatti a disposizione una quantità enorme di missioni, fra principali e secondarie, oltre il poter contare su una fresca novità: la modalità cooperativa online, tramite cui poterci divertire con un amico nelle nostre azioni di sabotaggio, infiltrazione e distruzione. Oltre a poter dare manforte ad un giocatore amico però, nel gioco è stata inclusa anche una componente competitiva, tramite cui sarà possibile sfidare altri hacker, e scalare cosi la classifica mondiale dei migliori pirati informatici del globo.
Le possibilità di hacking sono state implementate in modo gigantesco, permettendo al giocatore di poter sabotare praticamente qualsiasi oggetto elettronico. Dal far impazzire un semaforo o causare l’esplosione di tubature del gas per seminare fastidiosi inseguitori, al poter decidere quale direzione far prendere a delle auto senza essere al volante, fino all’utilizzo di robot radiocomandati, sia terrestri che volanti, per rendere più agevoli le nostre missioni di sabotaggio. Come si può intuire dunque, le possibilità offerte dal sistema di hacking sono pressoché infinite. Inoltre il sistema di personalizzazione è stato anch’esso implementato maniacalmente. Perderete ore, fra un negozio di abbigliamento e l’altro, nel decidere qual è lo stile che più vi si addice: dall’urban, al casual, dal punk allo stile da centauro “on the road”, non saprete che pesci pigliare. La personalizzazione inoltre si fa prepotente e sconfina nella perfezione, con la possibilità di utilizzare una stampante 3D per creare e stilizzare nuove armi e robot.
Il tutto però senza dimenticare uno dei piaceri usufruibili anche nel primo Watch Dogs: spiare col proprio cellulare la vita privata dei cittadini di San Francisco, leggere i loro sms, svaligiare i loro portafogli, è sempre divertente e non ci stancheremo mai di farlo. Il punto forte del titolo però è rappresentato soprattutto dalla possibilità di poter affrontare ogni missione tramite differenti approcci. Possiamo scegliere di completare una missione senza farci scoprire, avvalendoci dell’utilizzo della nostra “palla da biliardo killer” e del sistema di hacking per neutralizzare i nemici, oppure optare per un modus operandi caotico e violento, imbracciando il fucile più grosso e cattivo che abbiamo per massacrare qualsiasi cosa si muova.
Nel complesso Watch Dogs 2 è accompagnato da un level design degno di tale nome, con uno sviluppo verticale dei livelli che non annoia mai, generando cosi strutture complesse e variegate, nelle quali è un piacere districarsi per raggiungere l’obiettivo di turno. Da segnalare però il fatto che, durante la nostra avventura, della durata complessiva di circa 25 ore incluse le quest secondarie, ci troveremo a volte a fare i conti con sbilanciamenti di difficoltà che potrebbero far storcere il naso al giocatore medio. Allo stesso tempo bisogna dire comunque che è piacevole notare che l’IA, seppur zoppicante in molti frangenti, risulta essere ostica al punto giusto, anche se non fa certo gridare al miracolo.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]In definitiva, Watch Dogs 2 è un titolo controverso che fa del gameplay il suo punto di forza, estremamente vario e arricchito da una divertente componente multiplayer. Allo stesso tempo però il gioco porta con se tutti i difetti del suo predecessore: un’impalcatura narrativa con poco mordente, che non riesce mai a immergere il giocatore nelle situazioni proposte, e personaggi principali privi di spessore, i quali risultano convincenti solo in pochi frangenti, per poi cadere inevitabilmente nella noia. Un titolo consigliato dunque agli amanti del free roaming che vogliono “evadere” dall’unico grande capolavoro del genere, GTA, in favore di un colorato e scanzonato universo di hackers attivisti.[/stextbox]