Bioshock The Collection – Recensione

Tornare in quella città sottomarina nelle profondità degli abissi dell’Oceano Atlantico, a Rapture, in una metropoli subacquea utopica gremita di imponenti strutture all’avanguardia, in un sogno personale di Andrew Ryan per fuggire dalla catastrofe sociale di un’epoca dominata dalle guerre -con un’intervallo di quasi dieci anni- suscita un’intensa emozione.

Bioshock, contemplato dalla mente di Ken Levine e sviluppato da Irrational Games, non era un semplice first shooter, era molto di più: una storia fantastica e di spessore, impregnata di connotazioni politiche e scientifiche, che contrappone il protagonista agli elementi di una cultura maturata nel nostro mondo. Può un videogioco di tale caricatura impastare diversi generi? Sì, e c’è da appurare che in seguito molti altri titoli hanno provato a seguire la falsariga di Bioshock, ma il lavoro di Irrational Games rimane ancora incrollato nel suo trono. Quindi, eccoci ritrovati con Bioshock The Collection, edizione che comprende le versioni rimasterizzate dei capitoli per PlayStation 4, Xbox One e PC.

“Figliolo, tu sei speciale, sei nato per fare grandi cose”

Quel che propone l’edizione è una specie di avventura interattiva, con associati diversi elementi sparatutto e RPG, da una narrazione strabiliante. La prima rata originale era decisamente quel capolavoro che molti attendevano a seguito del rilascio di System Shock 2 -prodotto che si riscontra nella libreria dello stesso Irrational Games- pregno di carisma e originalità e dotato di un sistema di gioco affascinante e con esigue pecche.

Transitando verso il successore, ritenuto al di sotto dell’altezza del capostipite, ci eravamo inabissati di nuovo verso Rapture, presentatosi questa volta meno estroso e memorabile di prima, ma pur sempre con un messaggio intimo da trasmettere e un comparto online divertente.

La terza iterazione per converso non era per niente riduttiva, tutt’altro: dileguando le “magagne” del precedente episodio e trasportandoci stavolta a Colombia -pienamente diversa da Rapture- Bioshock Infinite era riuscito a delineare un’esperienza di gioco coinvolgente ed emotivo, la cui narrazione aveva inciso un segno indelebile nell’universo videoludico. Anche le sue relative espansioni garantivano un entusiasmo e divertimento agli appassionati.

Una collezione imperdibile

Tutto questo ora sotto l’unica egida, Bioshock The Collection. Passando alle rimasterizzazioni, queste vengono esumati in 1080p e 60fps al secondo, con tutti compresi i DLC e l’abolizione del multiplayer di Bioshock 2. Malgrado i loro anni alle spalle, non ci esimiamo nel constatare che il lavoro commissionato a Blind Squirrel è pressappoco ottimo. Il restauro nel primo capitolo è evidente: rispetto alla versione originale, la differenza grafica si riscontra nella sua fluidità e nitidezza, elargendo un colpo d’occhio molto più delizioso di prima grazie al miglioramento delle texture e gli effetti di illuminazione. Tra le novità riscontranti notiamo le armi e i plasmid impugnati in entrambe le mani, invece tra le manchevolezze un ritocco dell’anti-aliasing e la fisica meno realistica del solito.

Nella sua prosecuzione, tenendo in disparte il taglio del multiplayer accennato poc’anzi, realizzata senza il supporto di Kevin Levine, rileviamo maggiori benefici: oltre alle migliorie apportate nel predecessore, in questo caso vi è un anti-aliasing più marcato, un maggior effetto di sfocatura su ampie distanze e rifinitura delle texture. Quanto al terzo e ultimo episodio della collection, in esso non risiedono particolari ritocchi grafici in quanto si tratta essere semplicemente la versione PC uscita ai tempi della scorsa generazione di console. E, a riprova di quanto detto, vi è però un’assenza di novità poiché uno sforzo più grande avrebbe limato un frame rate poco costante, che per giunta nelle situazioni più concitate non arriva a 60, e alcuni dei bug evidenti -quali, ad esempio, svariati microscatti che si presentano ogni qualvolta eseguiamo il salvataggio automatico o ci rechiamo presso una nuova località.

Eccellente rimane ancora il sonoro, composto da Garry Schyman, e il doppiaggio in italiano in quanto riescono a trasmettere splendidamente le emozioni raffrontabili in ogni angolo di Rapture o Columbia, combinando i toni e gli stili tradizionali della prima metà del ‘900 con l’atmosfera tipica e grottesca di Bioshock.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Bioshock The Collection non è una rivoluzione tecnica se consideriamo gli standard qualitativi odierni. È un’edizione che deve occupare una parte del bagaglio videoludico, raccomandata a tutti coloro che non hanno avuto quantomeno la possibilità di vivere in prima persona una tale esperienza. Perché è una saga influente e mirabile, da una narrazione coinvolgente e un’atmosfera persuasiva, valorizzata da una rinfrescata grafica. Resta una trilogia senza tempo, intramontabile, con o senza rivisitazioni.[/stextbox]

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.