Call of Cthulhu – Recensione

Ero molto curioso di provare Call of Cthulhu, nelle intenzioni, il gioco che dovrebbe rendere giustizia e sancire il sodalizio definitivo tra il mondo di Lovecraft ed il mondo videoludico. Si prometteva una grande enfasi sulla storia, la fedeltà dell’ambientazione, un sistema atto a simulare la discesa nella pazzia di un uomo, e naturalmente, la presenza costante di una minaccia indescrivibilmente pericolosa per l’intero universo… quante di queste promesse saranno state mantenute?

Un eroe scontato

Call of Cthulhu ci cala nei panni di Edward Pierce, un detective privato molto stereotipato, pigro, alcolista, con difficoltà economiche, anche se molto talentuoso. Il nostro Edward si troverà costretto ad accettare un caso particolare, dovendo far luce sulla morte di Sarah Hawkins, una talentuosa pittrice visionaria con seri problemi psichici. L’indagine porterà il buon Edward a visitare l’isola che farà da sfondo a tutta l’avventura, ed a conoscerne la storia e gli abitanti, segnati da un lugubre destino.

 

 

È difficile classificare il genere di Call of Cthulhu. Dovendolo fare, direi che si tratta di un’avventura, con elementi presi da stealth e gioco di ruolo, ma in parte, mentirei. Se escludiamo una manciata di forzate situazioni, non dovremo davvero fare nessuno sforzo per completare Call of Cthulhu, che nonostante tutti gli sforzi per dimostrare il contrario, resta un racconto interattivo. Potremo spendere i punti esperienza per accrescere le nostre capacità, come il fiuto da detective, la conoscenza della psicologia e le capacità investigative. Due statistiche, medicina ed occultismo, richiederanno invece di essere sviluppate solo tramite il ritrovamento di collezionabili, oltre che a sporadiche scelte di dialogo, nel caso dell’occultismo. Un punteggio più alto ci consentirà di trovare ed esaminare più oggetti e di sbloccare nuove opzioni di dialogo, opzione che influirà principalmente sul finale.

Personalità multiple

Il problema principale di Call of Cthulhu, è proprio la sua identità. Ci sono elementi presi da una mezza dozzina di generi diversi, ma non ne sviluppa bene nessuno. il gameplay stealth è a dir poco datato, nulla che non si sia già visto in titoli come Alien: Isolation; l’investigazione è una rozzissima copia di quanto visto, ad esempio, in alcuni giochi Telltale e in Detroit: Become Human; la componente RPG legata ai dialoghi ricorda il microcosmo al quale appartiene Pillars of Eternity, per citare uno dei più recenti, e così via. Se fosse una persona, Call of Chtulhu sarebbe un tipo mediocre che lotta per migliorare sé stesso, ma che si scontra ogni volta con la sua inadeguatezza; un personaggio che magari prende tre lauree, ma col voto minimo. Ma forse non è neppure giusto focalizzarsi sul gameplay, essendo un gioco dedicato ai libri di Lovecraft incentrato sulla narrazione. Visto allora il parziale fallimento del gameplay, come se la cava Call of Cthulhu dal punto di vista narrativo?

Conoscenze proibite

La risposta è: bene, ma non benissimo. L’atmosfera, nonostante la grafica datata, svolge bene il suo ruolo, ed i personaggi sono molto simili a quelli che troveremmo in un racconto lovecraftiano. Più si addentrerà nelle conoscenze oscure, più Edward sarà vittima di allucinazioni, fonte dei pochi jumpscare presenti, che oltre ad aggiungere il senso d’ansia al giocatore, arricchiscono l’atmosfera. Forse il più grande successo di Call of Cthulhu è proprio questo: al giocatore sarà chiaro fin dall’inizio che per Edward è pericoloso sapere troppe cose sui Miti, su Cthulhu e sulle conoscenze custodite nei libri maledetti, ma la curiosità lo porterà spesso ad ignorare il buonsenso in cambio di una maggiore consapevolezza, portando Edward alla pazzia. Esattamente come il personaggio che impersona, per il giocatore sarà difficile scegliere tra una beata ignoranza o una lucida follia.

Incomprensioni

Nota dolente, i dialoghi, o meglio, un aspetto importante dei dialoghi: visto che gli sviluppatori hanno pensato bene di introdurre a forza la componente ruolistica in Call of Cthulhu, i punti guadagnati avranno la principale funzione di sbloccare nuove battute da far pronunciare ad Edward, come ho già detto, e fin qui, nulla di grave; purtroppo in molti dialoghi c’è molta ambiguità sul numero di battute che potremmo selezionare. In parole povere, non sapremo mai con certezza se una determinata opzione chiuderà o meno la conversazione, precludendoci la possibilità di continuare il dialogo per scoprire il più possibile. Ci sono inoltre delle misteriose linee scritte in R’lyehiano,(la lingua parlata a R’lyeh, la città dove dorme Cthulhu), selezionabili a patto di aver fatto prendere ad Edward sufficiente confidenza con l’occultismo. Non avremo idea di quello che verrà fuori selezionando queste frasi, finché non verranno pronunciate, in inglese ovviamente (ah, il gioco è tradotto in italiano con ottimi sottotitoli).

 

Tecnicamente Call of Cthulhu fa decentemente il suo lavoro. I suoni e le musiche sono convincenti, il doppiaggio pure, i bug rari e poco fastidiosi. I caricamenti di inizio livello sono molto lunghi, ma in compenso, in caso di game over, i tempi per ricaricare il checkpoint saranno molto più veloci.

La legge di Lovecraft

Ci sono quattro finali disponibili, uno, il peggiore dal punto di vista delle ripercussioni sul mondo di gioco, di default, ed altri tre sbloccabili attraverso il gameplay. Quanto ci siamo calati nel mondo dell’occulto per scoprire il destino di Sarah? Abbiamo bevuto per alleviare le nostre sofferenze? Chi abbiamo salvato e chi lasciato morire? Da questo dipenderà il termine del nostro viaggio. Non vi aspettate il lieto fine, comunque, stiamo sempre parlando dei Miti di Cthulhu.

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Call of Cthulhu
  • 6.5/10
    - 6.5/10
6.5/10

Commento Finale

Call of Cthulhu non è un titolo longevo, ma dura il giusto. Nonostante i suoi limiti, riuscirà ad appassionare gli appassionati di Lovecraft con la sua trama e la sua narrazione, ma credo che sia poco adatto a chi decide di avvicinarsi ora a questa epica mitologia. Ognuno degli altri aspetti del gioco risulta abbastanza rozzo, primitivo e datato. Dalla grafica ai vari aspetti del gameplay, il gioco non sembra un prodotto del 2018, e i quattro finali disponibili non offrono, a mio parere, una buona scusa per giocarlo daccapo. Un buon tentativo, insomma, ma ben lontano dal rappresentare una pietra miliare dei giochi horror narrativi.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.