Come Cannarsi con gli anime – La cultura dell’anzichenò

Sì, in questi giorni è scoppiato un putiferio sinceramente inaspettato a causa del nuovo adattamento Netflix & Gualtiero Cannarsi di Neon Genesis Evangelion, la serie capolavoro di Anno uscita sull’omonimo sito streaming. Per chi se lo stia tutt’ora chiedendo, Cannarsi è da anni la figura cardine dell’animazione giapponese in Italia, soprattutto per gli appassionati dei film Ghibli, editi da Lucky Red. Nei suoi adattamenti, Cannarsi è famoso per il suo italiano anacronistico, anti-estetico, scorretto e pedantesco.

Vent’anni fa, tuttavia, non ha sortito tale effetto nella community legata all’animazione giapponese, anzi, è stato apprezzato sotto diversi lavori come FLCL, la vecchia versione di NGE e persino Abenobashi, che non ha ancora compiuto i suoi 15 anni in Italia. Ma allora, perché la sua carriera è arrivata a dei picchi così disastrosi? Ego smisurato? Discrepanze lavorative con i suoi colleghi? La necessità di farsi riconoscere in un ambiente piuttosto anonimo?
Su questo, non possiamo dire niente, ma è sicuro che ormai la sua figura sia motivo di scherno per pagine facebook (immagine seguente presa dalla loro pagina a solo scopo informativo, non dimenticatevi di seguire il link per apprezzare i loro contenuti) particolarmente divertenti che sono nate e cresciute all’ombra dei dialoghi scritti da Cannarsi.

Seguite per benino la pagina del libro delle facce, è anzichenò esilarantemente gaia.

Il suo adattamento ha deluso praticamente tuti quelli che hanno deciso di vederselo su Netflix (che spero riceverà una scossa mediatica sempre più pesante, date le altre traduzioni fatte veramente male come quella di Blue Exorcist), ma il modo di lavorare di Cannarsi è piuttosto conosciuto fra i fruitori del genere. È stato sorprendente vedere il popolo intero, compresi i giornali generalisti, andare contro Cannarsi in tutti i modi possibili. Sinceramente, credo che con il suo modo di lavorare non si meriti per nulla i ruoli che ricopre.
Tuttavia, dopo questa dichiarazione mi sembra opportuno spiegare il motivo.

Volteggiare un pochino vorrei che tu mi facessi sulla di bianco sfera lunare, poiché che di ganzo suona per benino

Gualtiero Cannarsi si è totalmente dimenticato cosa significhi “adattare” un testo. Alcuni dicono “sì, ma le sue traduzioni sono giuste”. La correttezza di una traduzione è soltanto il primo passo per tradurre effettivamente un testo. L’adattatore è tenuto a prendere una sceneggiatura in una lingua, riportarla nella propria ma non deve assolutamente tenere fede alla grammatica e alla sintassi straniera. Perché, semplicemente, italiano, inglese e giapponese hanno dei modi di costruire le frasi diversissimi. Quello che fa lui, a livello di risultato e non di fatto, è prendere la frase in giapponese, metterla su google traduttore nella versione beta di diversi anni fa e sostituire le parole più semplici con termini anacronistici e orribilmente cacofonici.

Questo non è il lavoro di un adattatore e di un dialoghista, è un compito di prima media svolto con (apparente) estrema pigrizia e sconcertante ego. Per quanto il senso possa essere giusto, il modo in cui i personaggi in una vicenda si esprimono a parole e a gesti, persino le scelte delle parole, sono fondamentali per la costruzione del personaggio stesso. Ne descrivono il carattere, la provenienza, il grado di relazione e in generale i modi di fare.
Appiattire tutto con una scelta totalmente formale e appunto cacofonica non rende i dialoghi soltanto vuoti, ma anche brutti da sentire. Le frasi a impatto non saranno più tali.
Immaginatevi Star Wars Episodio V adattato da Cannarsi, nella scena più drammatica della serie dove Han Solo viene congelato davanti a Leia:
“Ti amo.” / “I love you.”
“Lo so.” / “I know.”
Potrebbe diventare benissimo in Cannarsiano:
“Presumo d’esser giunta alla conclusione che financo d’odio non se ne parla, anzichenò l’amore potrebbe essere il sunto del mio dilemma.”
“Lo capto per benino.”
In primis, mi è venuto un aneurisma per la sintassi e la grammatica, ma il senso dell’esempio è fin troppo vicino alla realtà.

“Tutto chiaro?”
“Tu mi dici quello che devo fare, e io lo faccio” – Pino La Lavatrice

C’è anche chi lo ha difeso, giustamente, tirando fuori dal cappello esempi come:
“Ohayo, in giapponese, è usato per dare il buongiorno. Quindi, la frase – le auguro buongiorno – è corretta.”
No, non lo è. Il senso è corretto, perché buongiorno è “buongiorno”. Il problema sussiste nel modo in cui viene espressso, e anche nel contesto.
“Ohayo”, per i giapponesi, è un modo assolutamente non colloquiale di salutare una persona. È l’equivalente del nostro sbrigativo ” ‘giorno “. Forma contratta e sbrigativa che si usa soprattutto quando si è in confidenza (ma anche no) con qualcuno. Benché l’esempio non sia particolarmente calzante, conoscendo i lavori di Cannarsi potrei immaginarmi di alzarmi la mattina, girarmi nel letto e salutare la mia compagna dicendole:
“Buona giornata a lei illustrissima coinquilina che financo sta sotto al mio tetto può giovarsi di intrattenere colloqui brevi anzicheno lunghi con la mia persona me medesima.”
È un po’ come inzuppare le sardine acetate nella cioccolata calda.

Il punto non è scrivere frasi con un dizionario ricercato, bensì il rovinare l’estetica di una frase. E come la poesia e la narrativa ci hanno insegnato, la parola giusta nel momento giusto ha un potere unico.
Temo che Cannarsi non abbia proprio capito il vero significato delle parole, specialmente quello di “adattamento”.
Sottolineo anche che non fa troppa differenza per lo spettatore medio il chiamare gli Angels “Apostoli” o, perché no, “Ciambelle glassate”. Anche perché, se avesse curato i dialoghi in maniera più umana, forse gli spettatori ci avrebbero fatto molto meno caso. Persino Fabrizio Mazzotta, il direttore al doppiaggio, se n’è preso le distanze. Posso solo empatizzare con lui e i poveri ragazzi che hanno cercato di decifrare e doppiare tale adattamento. Fatevi forza.

Se il karma non esiste come credo, allora Cannarsi non riceverà alcuna “punizione” per il suo lavoro e quelli passati, rimanendo gaio e intoccato dalle becere lamentele dei fan “analfabeti”. Intanto, questo articolo serve soltanto a titolo informativo, per fare capire a voi lettori l’importanza delle parole e la criticità di quando esse vengono sbagliate in maniera tanto puerile, guidate dall’ego.
Spero soltanto che si ravveda e che torni a fare i suoi vecchi, primi, adattamenti.

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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