DC Black Label – Batman: Cavaliere Bianco vol. 1 – Recensione

Batman: White Knight
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Il Cavaliere Oscuro ha sempre vissuto la sua vita da vigilante in modo quasi del tutto estremo. Ha deciso di abbandonare ogni cosa nella sua vita privata per dedicarla alla lotta al crimine. Spesso ha superato molti limiti, ma ha sempre avuto le spalle coperte dalla polizia e dalla politica. Delle volte ha ignorato del tutto ogni forma di comprensione, optando per una caccia senza controllo con degli effetti collaterali assurdi per la città. Queste premesse sono state affrontate un bel po’ di volte all’interno dei fumetti e anche dei film ed è molto importante che ci siano. Immaginate però di vedere anche liberato uno dei peggiori criminali di sempre, Joker, che però assume un altra identità e inizia la sua lotta politica per sovvertire il potere e bandire Batman. Interessante, vero? Proprio questo è l’argomento usato da Sean Gordon Murphy, che in Batman: Cavaliere Bianco è sia disegnatore che sceneggiatore. Avrete già capito di dovervi preparare alla recensione del primo volume edito ovviamente da RW Edizioni sotto il marchio Lion con l’etichetta Black Label, che come sapete, contrassegna quelle opere più mature ed elaborate.

La follia al contrario

L’albo di Batman White Knight si apre con un inseguimento rocambolesco attraverso tutta la città. Inseguire Joker è una cosa difficile e il pagliaccio è come sempre divertito dalla distruzione e dal caos che finisce per far provocare al Cavaliere Oscuro. Ma è quando il villain viene catturato e la polizia con la stampa sono nelle vicinanze che l’eroe decide di dare il peggio di sé. Dopo aver riempito di botte l’ormai mezzo svenuto Joker decide di riempirlo di pillole e saranno queste a cambiare tutte le carte in tavola. Si tratta di un medicinale che per uno strano motivo ha distolto la mente malata del pagliaccio, prendendo un altro nome, Jack Napier (un bel riferimento al film Battman del 1989). L’uomo, freddo e calcolatore, dopo aver ripreso la vera Harley Quinn decide di cambiare la città.

Per farlo usa gli altri criminali e intanto con alcuni documenti in mano dimostra l’inutilità di Batman sul piano finanziario. Un modo di lottare contro l’eroe fatto non con le bombe, ma con la politica. Un po’ come fece più e più volte Lex Luthor con Superman. Dall’altra parte invece abbiamo un Bruce sempre più distrutto e disturbato che mai. Anche i suoi alleati sembrano non condividere più i suoi metodi.

La fantapolitica contorta

Quello che si evince fin da subito da questo Batman: Cavaliere Bianco è ovviamente l’amore per Batman, che inizia dalle prime pagine e prosegue fino alla fine. Murphy mette in mostra un personaggio diverso dal solito. Il suo estremismo è senza limiti ed è una bestia a tutti gli effetti. L’autore gioca molto con la politica e ricrea qualcosa di ovviamente fittizio, ma allo stesso tempo di credibile. L’abilità nel creare l’intreccio narrativo perfetto viene meno però da alcuni dialoghi. Talvolta si tratta di frasi troppo fanciullesche e poco credibili, mentre altre volte si tratta di veri e propri monologhi degni di un romanzo. In ogni caso c’è qualcosa di stona in modo inequivocabile con il racconto.

Per fortuna che lo stile di disegno salva ogni problema con il classico stile di Murphy che potremo dire perfetto per questo genere di racconto. Il tratto sottile e talvolta irregolare ricrea a perfezione una Gotham decaduta con Jack Napier che sembra cambiato, ma allo stesso tempo no. C’è della malignità nel suo sguardo e ciò risulta essere palese. Anche i colori, votati alla palette rossa e gialla, danno la giusta prospettiva della follia che alberga in tutti i personaggi.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".