Deathloop – Recensione

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Non tutte le ciambelle escono con il buco. Questa è una verità che tutti conosciamo, ma a volte invece escono delle ciambelle perfette, senza alcun difetto. Ciambelle buone, con il buco e con della marmellata al suo interno. Eppure, non vendono. Questo è forse il caso di Arkane Studio. Una software house che negli anni ha dimostrato di avere le cosiddette palle quadrate. Ha quasi sempre tirato fuori dei titoli con una qualità ludica veramente sopraffine, una narrazione funzionale ed appassionante e ha sempre abbellito tutto con un comparto grafico davvero bello. Deathloop non fa eccezione.

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L’ultima fatica degli sviluppatori è arrivata su Playstation 5 e PC e rappresenta forse il canto del cigno di un’azienda che nonostante tutto, non è mai riuscita a capitalizzare per davvero. Perché la verità è che nonostante una qualità eccelsa, i giochi Arkane non hanno mai venduto una grande quantità di copie e forse lo stesso destino spetta anche a questo gioco. Ovviamente vedremo in futuro cosa riusciranno a tirare fuori in esclusiva per Microsoft.

Deathloop

Deathloop rappresenta il titolo che nella sua eccellenza colpisce duro il giocatore. Rappresenta un punto del level design e del gameplay difficile da raggiungere, di una delicatezza e maestria veramente fuori dai limiti.

La storia di Colt è interessante e frammentaria come ci si aspetterebbe fin dalle primissime descrizioni che abbiamo visto. Nei panni del protagonista ci sveglieremo in un luogo particolare, nascosto dal tempo, dallo spazio, dalla morte. Privati dalla nostra memoria incontreremo presto un nuovo personaggio, tale Julianna, che sarà la nostra nemica e a tratti aiutante. Insomma, un personaggio tanto enigmatico, quanto deviatamente affascinante.

Lo scopo della nostra permanenza in quel luogo è tanto semplice quanto complesso. Nell’arco delle 24 ore dovremo uccidere gli otto personaggi importanti, di quelli che contano per davvero. Otto bersagli, otto strade, una sola possibilità. Qualora non dovremmo riuscire nella nostra impresa, andremo in loop. La giornata ricomincerà daccapo e avremo nuovamente le nostre possibilità e abilità.

Deathloop

La sceneggiatura di Deathloop è deliziosamente intermittente e capace di appassionare il giocatore abituato allo stile della software house. I personaggi si velano lentamente, con il passare dei loop e con il passare delle partite, senza darci subito della vera carne da mettere sul fuoco. Ogni frammento lentamente inizierà ad avere un senso e riuscirete facilmente ad apprezzarne uno rispetto all’altro.

Arkane ha una grande capacità di coniugare la narrazione con il gameplay, senza perdere alcun granello qualitativo. Stavolta posso dire che il team si è superato, creando un mondo perfetto per quel che deve fare e che colpisce da ogni lato. La narrazione si sposa con il gameplay, che crea una sinergia con il lato grafico.

Ogni partita ci permetterà di conoscere meglio le abitudini del personaggio da uccidere, le sue movenze e il percorso da fare per arrivarci. Non sarà sempre facile arrivare al punto giusto e dovremo ingegnarci a distrarre o uccidere le guardie e creare dei diversivi in modo da poter passare inosservati anche attraverso il punto più sorvegliato della mappa. Anche le telecamere potranno essere nostre amiche in delle determinate occasioni.

La nostra avventura avrà a che vedere con tanto stealth, perfetto per i nostalgici del genere. Quando arriva la parte più action però, qualcosa si spesso leggermente. Le fasi di shooting avrebbero meritato una resa qualitativa superiore a quella sperimentata. Va però detto che nessun titolo dell’azienda ha mai brillato sotto questo aspetto. Cercate quindi di vivere nelle ombre e di non far scattare alcun allarme.

Avremo ovviamente a disposizione un piccolo arsenale d’armi, capaci di fare un ingente danno. Oltre a queste ci saranno delle abilità da sbloccare e utilizzare al momento più opportuno. Le abilità in verità sono molto simili a quelle che abbiamo visto all’interno dei precedenti titoli Arkane, ma contestualizzati meglio e sfruttati a dovere. Ogni cosa esiste per un motivo e ogni abilità è stata creata in modo tale da darci dei benefit non indifferenti, ma solo se sfruttati a dovere.

Potremo inoltre giocare nei panni di Julianna, ma non come pensate voi. Giocando nei suoi panni andremo a invadere le partite degli altri giocatori e il nostro compito sarà ovviamente quello di eliminare Colt.

Il level design brilla di luce propria grazie all’abilità degli sviluppatori di strutturarlo in 4 parti distinte. Ogni frammento della mappa con un bersaglio avrà infatti un ciclo giorno/notte, che sostanzialmente cambierà letteralmente tutto nel nostro approccio e il gameplay. Questo rende il gioco molto più longevo, interessante e difficile.

Ad accompagnare il giocatore nella sua avventura ci sarà una colonna sonora ricercata e appassionante. Note gravi, note leggere e tanto ritmo che daranno la giusta carica e aumenteranno la suspence in modo verticale. Ottima la qualità generale dei suoni.

Altra cosa che potrebbe piacere molto ai giocatori e personalmente anche a me è lo stile visivo degli anni 70. Linee morbide, livree ricercate sia per i personaggi, che per il resto di quel che vediamo. Questa sensazione di vivere nel passato futuristico è un classico dei videogiochi, ma qui si sente maggiormente una certa sintonia con il resto del mondo e con il suo gameplay.

Buoni i modelli poligonali dei personaggi e le loro espressioni, che conquistano, ma che ovviamente non brillano di realismo. Non devono farlo infatti. Questo stile un po’ stilizzato risulta essere perfetto in Deathloop e ovviamente si tratta di un marchio di fabbrica dai tempi di Bioshock 2.

Sull'autore

Nerd Cat

Nato già con il pad in una zampa e un fumetto nell'altra. Si dice che sia stato allevato da Kojima in persona, ma altre voci parlano di Nolan Bushnell. Come Lobo, odia i bravi ragazzi e tutto ciò che è decente, ma adora le belle donne (come Lobo). Polemico e acido, ma anche gentile e morbidoso. È qui per dire la sua... su tutto e tutti.