Dishonored: La Morte Dell’Esterno – Recensione

Quella di Dishonored è una delle saghe più apprezzate (a buon ragione, devo dire) degli ultimi anni. Il primo capitolo, nel lontano 2012, ha fatto appassionare migliaia di giocatori alle avventure e agli intrighi di Corvo, in un’ambientazione Steampunk “sopraffina” quale era Dunwall. Qualche anno più tardi invece è stato il tempo di Dishonored 2, con un Corvo più invecchiato ed una giovane Emily che esplorano il cosiddetto “Gioiello del Sud”, in una missione per riappropiarsi del trono. Quest’oggi, però, vi parlerò dell’espansione Dishonored: La Morte dell’Esterno che, pur non trattandosi di un “gioco completo”, proprio come successe con i DLC del primo capitolo, non fa del suo essere un contenuto aggiuntivo un pretesto per avere una profondità minore degli altri capitoli, anzi: tutt’altro.

Un’ultimo lavoretto

Dishonored: La Morte dell’Esterno ci mette nei panni dell’apprendista di Daud, Billie Lurk, anche conosciuta con la falsa identità di Megan Foster. Lo scopo iniziale di Billie è quello di liberare il suo vecchio mentore, un atto di redenzione nei confronti dell’uomo che tradì molti anni fa. Tuttavia, una volta liberato Daud, veniamo introdotti al vero obiettivo del gioco. L’assassino propone un’ultimo lavoretto alla sua apprendista: uccidere il bastardo dagli occhi neri. Da qui, va tessendosi una trama narrata, come sempre, in modo molto coinvolgente. Anche se non posso definirla ricca dei colpi di scena, a cui spesso Arkane Studios ci ha abituato.

Un’altro punto un po’ dolente va alla natura stessa del titolo, a ciò che il gioco stesso ci preannuncia. Sto parlando del “movente” che spinge Daud a volere la morte dell’esterno. Per lui infatti, l’esterno è colui che ha causato tutto il caos che ha colpito Dunwall e per questo deve morire. Fino alla fine, ho pensato che mi nascondesse qualcosa, ma a quanto pare, era davvero tutto lì. Se il movente non viene approfondito, lo stesso non si può dire della figura dell’esterno che, invece, viene molto approfondita. Aggiungendo ancora più dettagli di quanto già abbiamo visto nel gioco base con la sua nascita.

Il rapporto che lega Daud e Billie non riceve, invece, lo stesso trattamento. Questa cosa in particolare risulta un problema soprattutto per chi vorrebbe cominciare Dishonored partendo da questo capitolo. Per il resto tuttavia la storia risulta molto buona, risultando una più che degna conclusione all’avventura iniziata cinque anni fa col capostipite della serie.

Dishonored: La Morte dell'Esterno

Morte agli orbi

Questa espansione condivide con Dishonored 2 sia lo stesso motore grafico che stile del gameplay. Questo però non fa di Dishonored: La Morte dell’Esterno un more of the same. Certo, alla base il gioco rimane sempre quello, ma Arkane Studios è riuscita a differenziare questo capitolo, dandogli una propria identità. Per fare un esempio, a differenza di come eravamo abituati a vedere negli altri titoli, in questo il mana non si ricaricherà usando pozioni, al contrario. Avremo a disposizione una barra del mana divisa in tre segmenti, utilizzando un potere si consumerà un segmento, che andrà a ricaricarsi autonomamente col passare del tempo. Questo ci permette di osare di più lì dove in Dishonored 2 avremmo, invece, preferito non consumare la nostra scorta di pozioni.

Parlando di poteri, è obbligatorio menzionare i nuovi messi a disposizione di Billie: solo tre, ma molto utili. Questi sono: “Dislocazione“, “Preveggenza” e “Somiglianza“. Il primo è il potere parallelo a “Traslazione“: questo ci consente di posizionare un determinato segnaposto in modo da far trasportare Billie con una seconda pressione del grilletto. Il secondo, invece, oltre ad essere il potere che ci permette di individuare gli utili amuleti d’osso, ci permette di fermare il tempo, per viaggiare liberamente in forma spettrale lungo le ambientazioni di gioco e vedere i nemici attraverso le pareti. Inoltre, utilizzando questo potere è possibile posizionare in anticipo i segnaposto di cui prima. Il terzo ed ultimo è un potere con cui è possibile rubare letteralmente la faccia al nemico di turno, fornendoci un travestimento a tempo. Più ci si muove e più si consuma energia.

Messi da parte i poteri, Dishonored: La Morte dell’Esterno porta con sé delle novità anche verso il fronte dell’attrezzatura, con l’aggiunta di una granata non letale ed una nuova tipologia di mina: la mina a gancio. Quest’ultima potrà essere impostata sia come arma letale che non, una volta lanciata attirerà a sé qualsiasi nemico che entri nel suo raggio d’azione. I nemici standard che ci troviamo di fronte, oltre alle guardie, saranno gli orbi, fanatici del culto dell’esterno. Questi nemici purtroppo non sono nulla di speciale, a differenza delle streghe del secondo capito e gli assassini di Daud del primo. Per finire, un’aggiunta da me molto apprezzata è stata quella dei Contratti e della Partita Originale +. I primi si possono trovare sulle bacheche dei mercati neri, si configurano come delle vere e proprie missioni secondarie, con tanto di ricompensa se portate a termine. Le richieste sono tra le più disparate e donano quel tocco di varietà che non fa mai male in un titolo come questo. Ci potrebbe per esempio venir chiesto di rubare un oggetto senza venire scoperti, far morire qualcuno in modo che sembri un incidente e tanto altro ancora. La Partita Originale +, invece, è una modalità che si ottiene una volta completato il gioco e permette di ricominciare la partita utilizzando però poteri provenienti da Dishonored 2.

Gameplay di Dishonored La Morte dell'Esterno

Ritorno al Gioiello del Sud

Dal punto di vista tecnico, Arkane Studios, ancora una volta si riconferma brava nello scolpire ottimi paesaggi. Fatta eccezione per il Conservatorio Reale, le ambientazioni sono tutte nuove e create in modo da spingere ad usare creativamente i nuovi poteri. Tuttavia, per mio gusto personale, ho trovato le mappe leggermente meno “navigabili” di quelle a cui ero abituato. Infatti, molte volte mi sono trovato con la sensazione di star facendo il percorso sbagliato e perdermi qualcosa. Ma tralasciando questo, per il resto, alcuni degli scorci presenti in gioco non sfigurerebbero se catturati ed usati come sfondo.

Il comparto audio, dal canto suo, è veramente un piccolo gioiello. Le musiche non saranno molte ma il tutto è costruito in modo da rendervi l’esperienza più immersiva. Infatti, vi consiglio caldamente di giocare indossando delle cuffie ad un volume moderatamente alto. Io stesso, così facendo, riuscivo a percepire distintamente da dove provenissero i rumori, aiutandomi così a non venir colto di sorpresa. E inoltre le cuffie aiutano anche a far respirare meglio l’atmosfera di gioco.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Dishonored: La Morte dell’Esterno è un contenuto da non farsi assolutamente scappare se si è fan di questa saga. Anche i giocatori meno avvezzi possono scoprire un buon gioco, anche se potrebbero non capire bene tutto ciò che accade. Questo capitolo offre una degna conclusione a quello che è stato un lungo viaggio per molti appassionati. Un’espansione che insomma mi ha lasciato veramente soddisfatto, nonostante il costo non troppo economico (attualmente è venduto a 30 euro), ma difficilmente avrete la sensazione di aver sprecato il vostro denaro. Quello che ci troviamo di fronte potrei definirlo quasi il canto del cigno di Arkane Studios.[/stextbox]

8.7

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