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Dylan Dog ne ha affrontato di problemi durante la sua esistenza e ne ha visti di sceneggiatori e disegnatori che hanno attraversato il suo percorso. Il numero 383 era atteso da tantissime persone (me compreso) da molto tempo in quanto dietro ai testi c’è un certo regista di primo grado nel cinema horror italiano (e non solo), Dario Argento. Un uomo che non si cimenta per la prima volta nel mondo del fumetto, ma che stavolta insieme a Stefano Piani conduce una partita particolare, forse meno horror delle mie aspettative, ma di grande impatto in ogni caso. Dietro alle matite invece un delicato e agguerrito Corrado Roi che crea una giusta atmosfera.
Frustami!!!
Questa recensione verrà divisa nei classici paragrafi, ma non so sinceramente se avrà comunque la struttura classica o meno. Quindi siete avvisati. Il volume è come ho detto scritto da un divo del cinema horror e ovviamente risulta un po’ strano leggere una sua storia dedicata più al mondo del BDSM che dell’orrore. Per chi non lo sapesse, il BDSM sono una serie di pratiche sessuali che consistono nella dominazione, bondage, sadismo e masochismo. La storia vede il nostro protagonista trovarsi in una situazione in cui va a correre dietro a una persona che compare nei suoi sogni, ma che non solo sembra esistere, ma desidera di essere trovata. Parte una ricerca spasmodica attraverso i quadri e le conoscenze più vicine alla ragazza. La storia ci condurrà nel mondo del masochismo senza forse soffermarsi troppo sui dettagli, senza dare una vera sensibilità ai personaggi, che ne acquisiscono un po’ solo verso la fine dell’albo.
Sicuramente dalla scrittura di un grande personaggio come Dario Argento ci si poteva aspettare di più. Era quasi logico aspettarsi di più. Attenzione però. Questo non è un albo brutto, ma non ha quel mordente necessario ed è un vero peccato. Questo sopratutto visto l’hype che ci veniva pompato da tantissimi mesi. Bisogna dire però che al livello citazionistico ci siamo alla grande. Ovviamente quella che balza subito all’occhio è la citazione a Profondo Rosso, dal quale viene ricavato il titolo Profondo Nero. Oltre a questo e ad altre citazioni sul regista stesso, troviamo anche alcune piccole chicche riguardanti un Fabrizio de André oppure Barbara Steele (ma da lei ci torneremo ancora). Però dopo la lettura si rimane con quel vuoto e il desiderio di leggere la vera storia. Ricordiamo tutti Dopo un Lungo Silenzio, che vedeva Tiziano Sclavi dietro la sceneggiatura e che puntava sulle debolezze, sul lato umano di Dylan. Questa volta ci troviamo sul bivio purtroppo. Alcune idee sono assolutamente belle, questo va detto, ma l’albo non va oltre a queste, che non diventano mai complete.
Corrado Roi non è proprio un novellino nel campo dylaniano, ma sicuramente si è fatto conoscere ancora di più grazie all’opera scritta da Paola Barbato (ma ideata da Roi) e disegnata da lui, UT. Una miniserie particolare e onirica che ha colpito parecchio il sottoscritto. Il tratto di Roi in questo volume è quello solito, ma ancora più morbido. Le linee precise e sottili che vanno a ricreare tutti i lineamenti si fanno più dolci, con un risultato finale parecchio interessante. Abbiamo infatti i volti dei personaggi disegnati in modo cosi splendido da farcene innamorare. I volti femminili hanno una potenza espressiva incredibile e la ragazza scomparsa (che chiameremo Lais, come la schiava siciliana divenuta poi prostituta in Grecia) è il ritratto di Barbara Steel, un’attrice che divenne famosa anche per il mondo del cinema horror.
Roi focalizza l’attenzione sui volti dei personaggi, che giocano qui un ruolo primario rispetto al corpo. Questo, nonostante il BDSM, si sposa benissimo con l’albo e con tutta la storia diventando il punto trainante sul quale si appoggia l’albo. Il chiaroscuro riempitivo delle tavole avvolge tutto il mondo del masochismo con un alone onirico e in fondo è ciò che ne esce fuori dalla storia. Il focus registico durante molte delle scene verte più sui volti che sui corpi, nonostante la presenza delle pratiche masochistiche. Questo non da e non toglie niente all’albo ovviamente e forse potrebbe non risultare la miglior cosa per i lettori.