Inumani: Re in Eterno – Recensione

Inumani Re In Eterno

Come si diventa un Re? È giusto colpevolizzare un uomo per il solo fatto di essersi opposto alla schiavitù del suo popolo? È giusto condannarlo per aver ricorso alla violenza per liberare la sua gente? La lotta di classe ha sempre fatto parte della nostra storia, sono sempre esistiti sovrani tiranni e sovrani misericordiosi. Ma come può un popolo fidarsi di un nuovo re dopo anni di angherie e soprusi? A queste ed altre domande hanno tentato di rispondere Christopher Priest e Phil Noto in questa storia che vede protagonisti i membri della famiglia reale inumana, Freccia nera, Medusa e Maximus quando erano solo dei ragazzini.

Il Peso della Corona

Re in Eterno è ambientato in un tempo in cui gli inumani si trovavano ancora ad Attilan, all’epoca nascosta nella catena montuosa del Himalaya, e nella quale regnava l’Innominatocugino del futuro re Freccia nera. Ad Attilan la schiavitù viene perpetrata nei confronti degli Primitivi Alpha, umani modificati dalla forza immensa  e dallo scarso intelletto; dei cloni impiegati dagli inumani per compiere tutti i lavori che considerano troppo faticosi. È proprio sulla schiavitù dei Primitivi Alpha e sulla loro ribellione che Priest basa il suo racconto, sul come si sia arrivato alle condizioni di “parità” tra umani e inumani. Altro punto sul quale l’autore si è focalizzato è il rapporto tra Maximus e il fratello, per il quale cova un grande odio, un odio irrazionale, un odio che l’ha portato in seguito a diventare uno dei principali nemici del fratello.

Lotta di Classe e Bioetica

In poco più di un centinaio di pagine l’autore è riuscito a parlare in modo soddisfacente di argomenti quali lo schiavismo,la bio etica e le responsabilità che vertono sul capo di un re dal momento stesso che egli viene al mondo; vediamo infatti un Black Bolt che si ritrova a dover affrontare una ribellione e le cause che l’hanno scatenata pur non essendo altro che un ragazzo, che tuttavia capisce cosa significa essere imprigionato e privato di qualsiasi libertà, a causa del lungo periodo di reclusione al quale è stato sottoposto fin da bambino. Se dal punto di vista dello story telling ci troviamo di fronte ad un buon prodotto anche dal punto di vista grafico si difende bene. Lo stile realista di Phil Noto riesce a trasmettere quel clima di serietà onnipresente nelle storie riguardanti gli inumani, serietà che però viene intervallata, in modo opportuno e mai esagerato da piccole dosi di ironia.

In conclusione

Consiglio l’acquisto sia a chi ha sempre seguito le avventure di Black Bolt sia a chi gli si avvicina per la prima volta. Parliamo infatti di un albo scorrevole e non troppo lungo che fornisce risposte ai fan di del Re inumano e puro e semplice intrattenimento a chi invece vuole avvicinarsi a questo supereroe

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Redazione