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Negli ultimi anni il genere soulslike ha fatto sempre più strada passando da essere un genere di nicchia ad essere uno dei più giocati diventando così molto apprezzato.
Non poteva mancare Enotria: The Last Song, titolo completamente italiano sviluppato dal team Jyamma Games che ha mosso fortemente i pareri contrastanti da parte di critica e pubblico.
Il pezzo che stai per leggere è scritto da un appassionato del genere e vuole essere un parere strettamente personale.
Enotria: The Last Song uscì a Settembre prima su PlayStation 5 e PC per poi sbarcare in questi giorni anche su Xbox Series X / S.
Come scritto nel titolo, la versione che ho giocato è quella di Xbox Series S.
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Come può un team appena nato avere l’idea di sviluppare un titolo strettamente difficile, improntarlo nel genere soulslike e far sì che abbia successo?
Bella domanda penserete, il team di Jyamma Games da quando il titolo è stato introdotto sul mercato si è impegnato a sistemare il gioco non esente da difetti.
Non sono gli unici ad adottare questa politica, anche i grandi tripla a lo fanno, vedi Ubisoft con l’ultimo Star Wars Outlaws che continua incessantemente a rilasciare aggiornamenti per limare le varie problematiche.
Se magari per un team piccolo l’esperienza è ancora acerba e quindi può se vogliamo essere giustificato (fino a un certo punto…), per i tripla a non è così. Pago per avere il gioco completo e possibilmente con minor problemi possibili. In un mondo fantastico sarebbe esattamente così, la realtà è un’altra. Sviluppare oggi un videogioco richiede tempo e soldi, tanti soldi più date da rispettare e molti altri fattori che incombono durante il suo processo di sviluppo.
Fatta questa piccola e doverosa premessa iniziamo a parlare di Enotria: The Last Song
Enotria: The Last Song è un soulslike che catapulta il giocatore in un mondo ispirato al folklore italiano con un clima decisamente estivo e dai colori accesi abbandonando dunque le ambientazioni cupe, strette e oscure che ci siamo abituati a vedere nei titoli precedenti della From Software tra i quali ad esempio Bloodborne e Dark Souls.
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Quando rilasciarono la demo spinto dalla curiosità, la provai su PlayStation 5 portandomi non pochi dubbi. Feedback dei colpi inesistente, bug in ogni dove, nemici che attaccavano all’inizio e poi rimanevano completamente fermi, immobili. Insomma, la demo non mi entusiasmò tanto anche se, devo dire che, dal punto di vista grafico e artistico è stato fatto veramente un bel lavoro ma, avremo modo di parlarne più avanti.
Detto ciò ho iniziato in questi giorni a giocare la versione completa come già scritto poc’anzi in versione Xbox Series S e, devo dire che ci sono stati dei netti miglioramenti.
Pad in mano e ci addentriamo subito a imparare le basi del gioco facendoci da introduzione alle nuove meccaniche che il titolo propone.
Il gameplay apre le porte a nuove meccaniche come l’utilizzo dei cosiddetti Corredi intercambiabili in cui abbiamo la possibilità di modificare maschere (introduzione tra l’altro molto interessante anche se un po’ ostica da gestire all’inizio) che danno la possibilità di modificare i diversi parametri dei vari stati come attacco, difesa con annessi nuovi elementi che danno ancora più importanza per poter affrontare i boss che ci troviamo lunga la nostra avventura. Richiede un po’ di pazienza per padroneggiarlo, e in alcuni momenti iniziali può risultare leggermente opprimente.
La difficoltà ben calibrata, unita a meccaniche innovative, mantiene alta la tensione senza mai essere frustrante, rendendo il gioco accessibile anche ai neofiti del genere.
Ho apprezzato molto la meccanica della parata stile “Sekiro” di From Software, una volta riempita la barra blu il nemico si stordisce e possiamo procedere con l’attacco.
In alcune aree sono presenti dei fasci dorati che possono essere sbloccati con la “Pestata di ardore” facendoci accedere a nuove aree con segreti e bauli da aprire.
Enotria: The Last Song ha tantissime armi e tantissime build tutte da scoprire e da provare.
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Immancabili ovviamente anche qui i cosiddetti falò chiamati Nodi risonanti.
Fungono da riposo per poter ricaricare vita e fiale con la possibilità ovviamente di aumentare di livello, cambiare maschera, armi. oggetti. Inoltre, è presente il viaggio veloce per potersi spostare da un aerea all’altra e infine, una dicitura chiamata “Cammino degli Innovatori” qui possiamo sbloccare le diverse abilità su tre alberi come Mago Bellico, Elementista, Combattente e Ingannatore.
Un aspetto che ho trovato meno convincente è la narrazione: pur intrigante, a volte si perde in una cripticità che potrebbe scoraggiare chi cerca una trama più lineare.
Sul fronte tecnico, ci sono margini di miglioramento, ma nulla che comprometta significativamente l’esperienza. Ho notato infatti, perlomeno nel mio giocato su Xbox Series S diversi cali di frame sopratutto nelle fasi più concitate o quando ci sono troppi elementi a schermo.
Tanto di cappello invece per quanto riguarda la colonna sonora veramente ispirata e con un doppiaggio di ottima fattura.
In definitiva, Enotria: The Last Song è un progetto coraggioso e originale, capace di distinguersi nel panorama dei soulslike. Nonostante qualche imperfezione, merita sicuramente una chance, soprattutto per chi apprezza l’arte e la cultura italiana unite a un gameplay sfidante e creativo. Ma sopratutto, se siete appassionati del genere e volete dargli una chance a un soulslike totalmente italiano.