Fate/Extella: The Umbral Star – Recensione

Fate/Extella: The Umbral Star è il nuovo titolo del famosissimo brand giapponese nato dalla mente dello scrittore Kinoko Nasu (Fate Stay Night, Fate Hollow Ataraxia, Tsukihime). Dagli sviluppatori dei titoli che fanno da prequel a questo gioco e di Senrar Kagura Estival Versus, Extella è uno dei primi musou in uscita in Europa nel 2017 e uno degli ultimi ad essere usciti in Giappone.

La stessa solfa, ma con una pagina in più

Il gioco in sé riprende i classici elementi musou, ovvero battaglie picchia-duro contro orde di nemici e boss, ma anche la classica costruzione delle visual novel del brand. Ciò significa che la storia stessa è strutturata in tre “routes” principali diverse, nelle quali vedrete lo svolgimento degli eventi in maniera alternativa e con un altro punto di vista.

La storia riparte dalla fine di Extra, dove a causa di un’apparente invasione, il protagonista, in fuga dalla Moon Cell, viene colpito subendo danni alla memoria (essendo il mondo interamente virtuale, è fatto di dati) e perde buona parte dei suoi ricordi. Risvegliandosi davanti al servant (lo spirito eroico al servizio del Master) con cui ha trionfato nella precedente guerra, Saber of Red, dovrà mantenere il controllo del suo regno (essendone diventato il re dopo Extra) aiutando l’imperatrice Nero Claudius nella sua missione di conquista. La trama è quindi molto semplice e non lascia grandi sorprese, per lo meno nelle prime due routes.

Fate/Extella: The Umbral Star

Fate/Extella: The Umbral Star si presenta come il solito musou che non desidera essere pretenzioso, cercando di uscire dai soliti schemi che ormai da anni intrappolano il titolo. E’, come ogni altro titolo del suo genere, monotono. Una monotonia che in alcuni titoli diventa quasi alienante, a causa forse della difficoltà veramente infima e di un ritmo di gioco a dir poco soporifero (basti pensare al gioco di Bleach: Soul Resurreccion per PS3). Tuttavia, forte del suo buon nome e delle perle che questo brand ha proposto al pubblico negli ultimi 15 anni, Fate prova a vincere contro la concorrenza mischiando al musou altre modalità.

Infatti, oltre alle solite battaglie che non vanno oltre i venti minuti di gioco, una punta di dating sim inquina (positivamente) la zuppa ormai diventata stantia che questo genere si porta con sé, donandole un sapore di dolcezza che stuzzica l’interesse del lettore. Sì, del lettore, non del giocatore. Infatti, le parti più interessanti del gioco che si riferiscono ovviamente alla parte puramente concettuale, sono le scenette tipiche da dating sim (dove dovrete scegliere la frase adatta a seconda della situazione) volte all’aumentare il bond level del servant protagonista della route e a sbloccare simpatiche scene extra. È proprio quella simpatia in quei momenti a suscitare nel lettore una voglia di continuare, di volerne di più. È qui che si vede il vero talento di Nasu, che oltre ad essere un nerd della mitologia è anche molto bravo a gestire i dialoghi volti al romance e ad evolverli in qualcosa di interessante. La banalità ed i cliché che dominano nelle prime due routes vengono velocemente eclissati dalla stravaganza e dall’azzardo della terza, che riesce a mostrare appieno il talento dell’autore e lascia scivolare la storia con velocità sempre maggiore. Una storia che, in quanto a colpi di scena, inizialmente non ha brillato.

Come per Fate/Stay Night, le prime due routes sono veramente scarne e prive di una luce propria. Non osano nemmeno per scherzo, cercando sempre di ritornare a quei concetti che piacciono al fan della serie ma non al giocatore che, nella sua innocenza, vuole solo vedere un qualcosa di interessante.
Soltanto la purezza e la brillantezza di Nero seguite dall’aggressività e dalla simpatia di Tamamo riescono a tenere in piedi lo svolgere degli eventi, che altrimenti si sarebbe ridotto ad un banale “colpisci la pignatta” con il nemico di turno.

Fate/Extella: The Umbral Star

L’occhio vuole la sua parte

Lo sprint della terza route si mantiene alto e riesce a portare il lettore all’atto finale, decisamente degno di un gioco scritto da Nasu. Il gran numero e la vivacità comica/romance delle scene extra invoglieranno il giocatore a portare avanti il bond level del servant in questione, facendolo giocare dunque nelle missioni extra o addirittura facendogli ripetere la storia principale. Mentre la storia principale ha un’impennata di qualità, la stessa cosa non avviene per le side stories che, seppur piuttosto numerose, somigliano più a delle montagne russe. Troppo scostanti, altre troppo brevi e altre decisamente poco interessanti. L’approfondimento che danno ad alcuni personaggi secondari o antagonisti del gioco è comunque lodabile, visto che non tutti i titoli hanno dato l’opportunità al giocatore di sapere tutte le sfaccettature della storia. L’unico contenuto segreto è forse esageratamente complicato da sbloccare, in assenza di una guida, ma farà piacere ai fan del primo Fate.

Nonostante le meravigliose illustrazioni che mostrano i personaggi durante i dialoghi e che accompagnano le scene più drammatiche del gioco, la grafica non è certo il punto forte di Fate/Extella. Vittima di uno sviluppo per PsVita, la qualità tecnica è palesemente tarata per quel tipo di console, mostrando una povertà grafica veramente disarmante in un gioco di fine 2016. Mentre il frame rate si mantiene su livelli più che buoni, risaltando le gradevoli animazioni delle combo dei vari personaggi, la stessa cosa non si può dire della stabilità degli sprites. Spesso e volentieri, può essere vista una mano del personaggio controllato in preda ad una “sindrome di BloodBorne da colpo cruento, conficcandosi nell’addome nel personaggio. Questi piccoli difetti, misti anche a bug occasionali in cui il personaggio si incastra in una determinata situazione, vanno solo a deludere l’aspettativa di un giocatore che, iniziatosi ad abituare alla povertà grafica, vede anche questo genere di errori. Seppur presenti, questi errori sono piccoli e decisamente trascurabili, se presi da soli. Il problema principale sta nell’ambientazione. I cambi di battaglia, che da sempre sono una parte fondamentale nei giochi, sono estremamente spogli e privi di qualsiasi dettaglio che avrebbe potuto rendere l’esperienza più interessante. Infatti, non è possibile interagire con nessuna parte dell’ambientazione, solo con i vari contenitori posti in modo da rifornire le scorte di vita e di mana del servant.

Fate Extella: The Umbral Star Recensione

Come un bignè senza sale

Il gameplay, già colpito dalla solita linea guida dei musou, mostra oltre che alle sue qualità, anche delle mancanze che finiscono per stuccare il giocatore. Le idee di base ci sono, ma manca quel tocco magico che rende i giochi veramente divertenti. Il lato giocoso di questo titolo è stato brutalmente mutilato a causa di scelte veramente discutibili, come l’impossibilità di scegliere un servant secondario durante una missione (ogni personaggio ha sempre e solo lo stesso, nonostante l’ampio cast). Questo per motivi dati dalla storia del livello giocato che avrebbero potuto benissimo aggirare con delle banalissime sostituzioni. Più duro ancora è il problema rivolto alle free battles, veramente prive di una qualsiasi idea: semplicemente, riprendono i livelli della storia principale e te li lasciano giocare con altri personaggi. Tutto ciò, in aggiunta all’assoluta mancanza di una modalità di gioco online, non fa altro che abbassare di varie misure la godibilità del videogame.

Un lato positivo invece riguarda invece le combo, facili da utilizzare ma al tempo stesso divertenti da usare al momento giusto, dato che si adattano perfettamente ad ogni situazione. Il sistema di level up è decisamente bilanciato, rendendo l’esperienza di gioco gradevole anche a livelli alti. Inoltre, il platinaggio del gioco vi porterà via molto tempo, ma sarà legato al completamento totale della storia in ogni suo particolare. Questo è un ottimo modo per spronare i giocatori a continuare nonostante la fine naturale della storia. Come ciliegina su una torta non proprio felice, il comparto sonoro è degno di questo nome, mostrando un doppiaggio eccellente con una recitazione ottima e coinvolgente, accompagnata da delle OST di tutto rispetto e decisamente variegatE. L’opening è molto forte sia a livello di impatto sonoro che per il video, che mostra delle sequenze che risaltano soprattutto la femminilità delle tre protagoniste.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Tirando le somme, Fate/Extella: The Umbral Star è un gioco che riesce nel suo intento, ma che non mette in mostra gli attributi. Attributi che lo avrebbero portato a livelli molto alti proprio grazie alla particolarità della saga e dei quali abbiamo avuto solo un vaghissimo assaggio nella terza route. Nonostante ciò, un bignè senza il sale non è altro che un dolce stucchevole e che ammazza il palato. La delusione nel constatare di aver davanti un gioco con tanto potenziale, ma così scarso contenuto, non fa altro che annichilire ogni volontà di valorizzarlo. Il fanservice non basta a fare un gioco di qualità, ci vuole passione, ci vuole grinta. Fate/Extella: The Umbral Star ha dimostrato di sapersela cavare con il romance, ma ha fallito nell’essere un buon gioco.[/stextbox]

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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