Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia – Recensione

A 25 anni di distanza, Intelligent System ha deciso di riportare alla luce Gaiden, secondo capitolo della saga Fire Emblem uscito nel 1992 per NES. Il titolo si presentava come un classico JRPG, essendo il triangolo di forza delle armi ancora inesistente all’epoca. Fu proprio quest’ultima caratteristica, apparsa solo nel 1996 per un titolo esclusivo del mercato nipponico, a distaccare la serie dal resto dei giochi di ruolo che affollavano le console di quegli anni.

La piattaforma designata ad accogliere questo remake è il Nintendo 3DS, dove la serie ha avuto una splendida rinascita. Fire Emblem navigava infatti in acque oscure, essendo diventata quasi un peso per Nintendo, ma l’abile mano di Intelligent System è riuscita con Awakening prima e Fates dopo, a far risorgere dalle ceneri quello che sembrava essere un brand ormai quasi morto. Nell’attesa, quindi,che il nuovo capitolo in uscita per Switch, di cui ancora non si conosce il sottotitolo, faccia capolino sugli scaffali, le due compagnie hanno deciso di allietare i fan con Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia.

Addio morra cinese

Come accennato su, Gaiden era un JRPG puro, in cui il triangolo delle armi non era ancora presente, e da questo punto di vista Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia rimane fedelissimo al suo antenato, abbandonando questa formula ormai caratteristica delle produzioni Intelligent System. Chi ha giocato gli ultimi capitoli usciti per 3DS troverà un’altra grossa assenza, la durabilità delle armi. A differenza di Fates e Awekening le armi e i tomi magici non si usurano nel corso dell’avventura, tuttavia le magie per essere lanciate consumeranno una parte dei punti vita del personaggio, rendendo indispensabile pianificare al meglio la loro posizione sul campo di battaglia.

Questa assenza potrebbe da un lato colpire negativamente i fan della serie, portandoli a puntare il dito verso una ingiustificata semplificazione, tuttavia lo sviluppatore ha semplicemente spostato l’ago tattico della bilancia, dando maggiore peso alla forza dei personaggi e soprattutto alla posizione che essi hanno sulla mappa. Il tutto dà la possibilità ai giocatori di avere un approccio più imprudente e variegato, potendo quindi dimenticare che le lance vincono sulle spade, le spade sulle asce e le asce sulle lance, ricordandosi sempre che incombe sempre dietro l’angolo la morte permanente dei personaggi caduti in battaglia. Saranno quindi la differenza tra punti d’attacco e di difesa, probabilità di colpi critici ed elusione a determinare l’esito degli scontri.

Per la libertà

La storia di Fire Emblem Echoes segue le vicende di due ragazzi, Alm e Celica, il cui rapporto è a metà tra il fraterno e l’amore. Cresciuti da Ser Mycen i due si trovano invischiati in una guerra più grande di loro che imperversa per le terre di Valentia, divise tra due regni in lotta per il controllo totale, quello di Zofia e quello di Rigel. Valentia era riuscita a vivere in pace per anni prima che le mire espansionistiche di Rigel portassero a un’inevitabile conflitto. Le due divinità protettrici dei due regni avevano infatti diviso equamente Valentia e dato a ciascuno dei due popoli un credo e delle regole di vita ben distinte. Mentre infatti Mila aveva operato per infondere nel regno di Zofia l’amore per il bello e per la pace ad ogni costo, Duma, suo fratello e protettore di Rigel, aveva educato i suoi sudditi con il rispetto per le gerarchie militari, spingendoli conseguentemente verso la bramosia di potere.

Una simile divisione aveva quindi condotto entrambi i regni verso l’eccesso; Zofia era ormai dominata da dissolutezza e lassismo, mentre Rigel era attanagliata da un’eccessiva aggressività e da desiderio di dominio totale. Quello che emerge è una trama decisamente più semplice e meno complessa rispetto agli ultimi due capitoli: universi alternativi e viaggi nel tempo sono stati abbandonati, tuttavia il tono delle vicende narrate è più cupo, avendo particolare rilievo le lotte di classe e le differenze dettate dal rango sociale. Il tutto è poi accompagnato da una scelta di colori e di musiche più scure e cupe, che ben si adattano alle tematiche affrontate.

1992 vs 2017

Nonostante il titolo sia il remake di Gaiden e venga immediatamente dopo il successo di Awakening e Fates, sembra di trovarsi davanti ad un titolo che assomiglia a tutti i precedenti, ma che allo stesso tempo se ne discosta profondamente. Abbiamo già visto alcuni elementi che richiamano fortemente il titolo del 1992, vediamo adesso cosa Echoes aggiunge al franchise.

Dimenticate i mercanti e i negozi dove poter acquistare oggetti ed armi. Questa volta le armi potranno essere rinvenute lungo il cammino e saranno equipaggiate con una o più abilità speciali, che potranno così essere padroneggiate dal personaggio cui sono assegnate. Gradita aggiunta sono i dungeon accessibili dalla mappa di gioco ed esplorabili in terza persona. Questi sono pieni di nemici – che possono essere indeboliti attaccandoli prima del combattimento – passaggi segreti e soprattutto armi ed oggetti spesso molto interessanti. Normalmente si tratta di mappe di piccole o medie dimensioni che, seppur diventino tediose verso la fine del gioco a causa della loro eccessiva somiglianza, sono comunque un ottimo break dalle fasi tradizionali su griglia.

Ultima novità è la Ruota di Mila, composta da una serie di ingranaggi sparsi all’interno dei dungeon, che permette di riavvolgere il tempo e rigiocare una serie di turni crescente in base al numero di ingranaggi. Si tratta di un elemento di gameplay che toglie pathos agli scontri, che semplifica in modo quasi eccessivo il gioco e che elimina quasi del tutto la morte dei personaggi. È bene precisare che è una feature del tutto opzionale, quindi il suo utilizzo è rimesso esclusivamente alle decisioni del giocatore. Noi possiamo affermare che siamo contenti della sua presenza, in quanto permette a chi non ha mai preso in mano un Fire Emblem, di avvicinarsi alla serie con più tranquillità e chissà che proprio per questo motivo, molti di questi nuovi giocatori non si appassionino, decidendo di recuperare qualche vecchio capitolo o di mettere presto le mani sul titolo in sviluppo per Switch.

Fire Emblem Echoes Shadows of Valentia 3ds

Tirato a lucido

Il comparto tecnico è quasi identico a Fates. Graficamente c’è stata una leggera miglioria delle ambientazioni degli scontri, con un maggior numero di elementi a schermo, tuttavia il resto è rimasto pressoché invariato, con modelli e animazioni dei personaggi realizzati egregiamente. Le scene animate sono state affidate allo Studio Khara che ha saputo fare un lavoro eccellente, talmente di qualità da farci desiderare ce ne fossero ancora di più. Le musiche di Takeru Kanazaki e Yasuhisa Baba riescono ad essere efficaci ed incalzanti e soprattutto ad adattarsi perfettamente alle scene cui fanno da sottofondo, amplificandone la forza e l’efficacia.

Infine prendendo in esame il character design, ci troviamo davanti ai due protagonisti realizzati in maniera davvero splendida, non è difficile infatti sviluppare una forte empatia con entrambi, ad una serie di personaggi secondari realizzati nel complesso molto bene e a personaggi di contorno del tutto anonimi ed uguali tra loro, la cui presenza funge da mero riempitivo. Probabilmente poteva essere fatto uno sforzo in più, ma il risultato resta comunque di alto livello. Nota più che positiva sul doppiaggio inglese, con voci splendide ed adatte ad ogni personaggio, accompagnate da un’ottima qualità recitativa; peccato non sia stata fatta un’opera di doppiaggio interamente in italiano, così da accontentare anche chi non è molto avvezzo alla lingua d’oltremanica. Buona infine la localizzazione italiana dei sottotitoli.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Con Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia, Nintendo e Intelligent System hanno dato ai fan della serie un ottimo titolo con cui mitigare l’attesa di quello in sviluppo per Switch ed allo stesso tempo un prodotto eccellente per i nuovi giocatori che vogliono avvinarsi alla serie, potendo quindi trovare la stessa esperienza vista in Fates e Awakening con alcune variazioni che ne facilitano il primo approccio. In conclusione, l’insieme di differenze e similarità con Gaiden e i più recenti capitoli sono state equilibrate in maniera saggia, rendendo, come già detto, l’esperienza di Echoes è abbastanza semplice per i nuovi giocatori affinché possano avvicinarsi al brand, ma allo stesso tempo difficile quanto basta per accontentare i fan storici della serie, i quali una volta superata una prima sensazione di spaseamento si troveranno davanti ad un vero e proprio Fire Emblem.[/stextbox]

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