Frogcatchers – Recensione del nuovo graphic novel di Jeff Lemire

Frogcatchers
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Ho scritto un articolo riguardante Google Play Libri e la mia disavventura con Frogcatchers, il nuovo lavoro di Jeff Lemire. Ho faticato per poter leggere questo graphic novel, ma prima ho pagato il prezzo pieno e ovviamente ciò non mi piaceva affatto. Non parlo di spendere i soldi, quelli se ne vanno comunque ed è giusto darli a chi merita, ma piuttosto del perdere molto tempo per poterlo leggere come un essere umano normale, ma con molti difetti grafici. Devo dire, però, che la fatica è stata ampiamente ripagata, perché l’albo è uno dei più intimi lavori di Lemire e anche tra i più onirici forse.

Frogcatchers

Un uomo senza nome si sveglia in un hotel, senza sapere cosa ci fa e perché si trovi lì. Tra le mani stringe una chiave e uscendo dalla porta, si ritrova in un lungo corridoio con davanti un’altra porta, sulla quale si trova una rana squartata. Proseguendo all’interno dell’edificio, l’uomo scopre l’esistenza di un bambino e i due dovranno sfuggire ai servitori di quello che dovrebbe essere il re delle rane. La storia che Lemire ha deciso di raccontare è un viaggio mentale di un uomo, che sull’orlo della propria esistenza, rivive l’io del passato, riscopre i rimpianti e le paure e le combatte senza esitazioni. Il bambino è spaventato dal mondo che lo circonda e sopratutto da quel che lo aspetta oltre la porta del re delle rane, ma è grazie all’uomo adulto che riuscirà a superare tutto ed entrare in quel luogo. Il tutto con sempre una dose di fitta malinconia, che poi si scopre e avvolge il lettore con un velo di tristezza e consapevolezza.

Jeff Lemire è il solito a mettere i propri sentimenti all’interno delle sue opere, in cui la psicologia gioca il ruolo fondamentale e importante. Anche stavolta è cosi e posso dire che l’autore si è superato in ogni frangente di questa breve, ma intensa avventura. I personaggi rappresentato in parte ognuno di noi, con le nostre paure e le nostre incomprensioni. Imbastito su più piani narrativi, il racconto è un inno alla vita, al vivere al massimo ogni momento, al rispetto, alla famiglia, a se stessi. Impossibile rimanere impassibili davanti ai propri fallimenti, davanti alla propria vita che non tornerà e davanti a un futuro nero. Lo stile utilizzato è quello classico di Lemire, che gioca con un tratto spigoloso, quasi infantile. Questa volta è in effetti questa la sensazione. Sembra quasi che l’autore ha voluto osare un po’ cercando di tornare quel bambino che era e disegnare tutto in modo ancora più minimale, ma nonostante questo, descrittivo come pochi altri.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".