God of War – Recensione

God of War PS4
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Ogni grande viaggio ha inizio e un termine, che spesso non rappresenta la sua vera conclusione. Potrebbe suonare un po’ strano, è vero, ma è cosi per molte delle cose che ci capitano e anche per molteplici opere scritte e non. Uno dei più grandi viaggi era iniziato su Playstation 2, con un personaggio pieno di rabbia e rimorso nei confronti delle divinità che lo avevano tradito e preso in giro. Un personaggio la cui vita è iniziata nel dolore e perdita ed è continuata sullo stesso sentiero per un periodo molto più lungo del normale. Chiaramente parlo di Kratos e della sua sete di vendetta nei confronti di Ares, Zeus e ogni altra divinità posta sul suo cammino. In sette capitoli abbiamo visto bene le sue qualità divine e umane e ci siamo divertiti tutti a massacrare i nemici, fino alla fine delle sue avventure. Una fine che per l’appunto rappresenta un vero e proprio inizio nei confronti del personaggio, del mondo di gioco e dei giocatori.

Non era facile prendere il vecchio Dio della Guerra e inserirlo in un pantheon cosi diverso da quello greco. Per niente inizialmente fu pensata la mitologia egizia, ma diciamoci la verità, quella norrena ha più fascino. Oltre al fascino, ovviamente, possiede anche la caratteristica molto importante della fama. Grazie (anche) a Marvel, molti si sono affezionati ai personaggi nordici e a quelle divinità che si presentavano in modo diverso dalle classiche divinità greche, romane o egizie. Nonostante questo, il nuovo God of War era un azzardo perché voleva stravolgere alcune delle meccaniche basilari del gioco, permettendoci di giocare con una nuova visuale, un nuovo combat system e con un piccolo aiutante come companion. Eppure, è bastata quella prima run a farmi perdere completamente la testa per un nuovo mondo di gioco e una nuova mitologia, che inutile dire, è più affine ai miei gusti.

God of War
Kratos è stanco e qui lo dimostra apertamente.

Il padre e il figlio

Descrivere la storia di questo nuovo capitolo della saga potrebbe essere piuttosto facile vista la semplicità della narrazione, ma non è cosi. La narrazione semplice è accompagnata da una profondità che ha dell’incredibile. Inizialmente ero scettico e titubante mentre scoprivo alcune delle strategie di Santa Monica Studios, ma per ricredermi ci sono voluti poche decine di minuti.

Kratos ha abbonato la sua terra natia e dopo aver portato a termine la vendetta, dopo essere stato aiutato dall’egizia fenice, ha deciso di piantare le radici nelle fredde terre del nord. Una decisione che lo ha portato ad allontanarsi da tutti, ma non gli ha impedito di conoscere una nuova moglie, che gli diede un figlio, Atreus (Atreo nella mitologia greca). Noi però incontriamo la donna già morta e pronta per la grande pira preparata dal padre e dal figlio. La missione intera del gioco consisterà nel portare le ceneri della donna in cima alla vetta più alta. Una missione tanto semplice quanto ardua e pericolosa, anche perché avranno alle calcagna un Dio del nord, che inizialmente attacca Kratos fuori dalla propria dimora.

Tralasciando la descrizione della storia, bisogna parlare della narrazione e della sua qualità. Questo non è un viaggio di due amici o di due famigliari che hanno condiviso tanti momenti felici. Si tratta di un viaggio di un padre sempre assente che verrà accompagnato dal proprio giovane e impetuoso figlio in un’avventura che potrebbe portarli alla morte. Posso dire che in questo gioco è racchiuso il viaggio della scoperta dei due e in generale di due individui che si trovano a condividere qualcosa insieme. Kratos dovrà capire meglio quel figlio che desidera ancora rivedere la propria madre più di qualsiasi altra cosa e allo stesso tempo di compiacere a un padre che sembra non accorgersene. Atreus invece dovrà comprendere le ragioni del distacco del padre, il dolore che lo logora dentro e allo stesso tempo, l’eterno amore che lo lega al giovane. Alla fine è proprio questo, una visione intima della vita di due persone. Lo storytelling potrebbe tranquillamente rappresentare l’apice di quanto si è visto su Playstation 4, parlando delle esclusive e rapirà facilmente tutti, anche i giocatori più scettici. I dialoghi sono stati studiati per risultare a essere naturali e senza forzature, con dei momenti in cui l’ingenuità di un bambino ha il sopravvento sulla rigidezza dello spartano.

Ovviamente sentire parlare solo questi due personaggi per tutta l’avventura sarebbe anche un po’ pesante per qualcuno in quanto la serietà e la tensione tra i due si taglia con un coltello. Per questo i ragazzi di Santa Monica Studios hanno deciso di introdurre un terzo personaggio, che non ci sarà dall’inizio, ma che sicuramente avrà modo di strappare un sorriso e di andare avanti verso la fine senza annoiarsi. Al fine della mera conoscenza della lore del gioco potremo inoltre goderci le mille storie che verranno narrate mentre staremo in barca. Si tratta di un simpatico espediente per non annoiarsi, ma sopratutto per conoscere al meglio tutto il mondo che ci aspetta nel prossimo gioco.

In tutto, la sola campagna, senza alcuna missione secondaria, vi prenderà circa 13 ore del vostro tempo, anche se in speedrun potreste raggiungere le 8. Questo però non vuol dire che dopo quel lasso di tempo il gioco sarà bello che finito, nossignore. A quel punto avrete tante missioni secondarie da portare a termine. Queste si dirameranno tra la lotta contro le Valchirie, la liberazione dei draghi, i favori dei nani e altre sfide che bisognerà portare a termine. In tutto, il divertimento non mancherà, ma anche la monotonia. Purtroppo questo è un punto a sfavore del gioco in quanto le missioni secondarie difficilmente daranno delle emozioni e spesso saranno solo un mero pretesto per raccogliere i vari collezionabili.

Visivamente è qualcosa di incredibile sotto ogni aspetto.

Chiudi il tuo cuore

Fin dal primo trailer, era chiaro che questo capitolo di God of War sarebbe stato completamente diverso dal solito. Gli sviluppatori hanno deciso di dimenticare le meccaniche hack n’ slash che resero famoso lo spartano e hanno puntato verso un approccio più tattico e ragionato. Ovviamente ognuno avrà visto già mille volte un tale sistema di combattimento, che a tratti si avvicina leggermente a un titolo della serie dei Souls. Lo scudo sarà infatti un modo efficace ed efficiente per contrastare la maggior parte dei colpi nemici e grazie ai parry avremo inoltre il tempo necessario per fare un contrattacco che potrà porre fine al combattimento.

Bisogna però dire che l’ascia che troveremo a padroneggiare ha degli effetti che inizialmente sembrano abbastanza squilibranti. Poterla lanciare e congelare il nemico risulta non solo comodo, ma porterà a qualche vittoria facile combattuta a distanza. Questo vuol dire che un nemico “forte” come il gigante iniziale risulterà facile grazie all’escamotage dell’ascia e sicuramente sarebbe stato meglio abbassarne i danti da distanza. Da vicino invece bisognerà dosare bene gli attacchi rapidi a quelli possenti e lenti in quanto basta poco per ritrovarsi spiazzati da un nemico che non ci farà alzare dal pavimento. Da questo punto di vista, il gameplay del gioco è un ottimo modo per testare qualche strategia interessante e metterla in pratica e l’attenzione che bisognerà porgere alle difficoltà più elevate è tanta.

Purtroppo, la varietà dei nemici è relativamente poca e sarà abbastanza facile da capire ogni pattern nemico. Sarebbe stato meglio inserire qualche varietà almeno per i boss o mid-boss perché parliamo davvero di pochissimi nemici che si susseguono e dispiace un po’ vedere un combat system cosi profondo sfruttato non appieno. La potenza tattica dell’ascia e dello scudo vanno però a morire con l’acquisizione delle Lame del Caos. Era chiaro da subito che avremo riottenuto le spade che ci hanno accompagnato per tutto il corso dei precedenti capitoli, vero? Con queste, il combat system si trasforma in qualcosa di più veloce e primordiale. I fendenti e le vecchie mosse speciali voleranno come i santi durante le morti nei titoli Souls ed è qui che il titolo si trasformerà ulteriormente, diventando un action duro e puro. L’assenza del salto, tanto chiacchierata, non sarà poi un problema in quanto non se ne sentirà bisogno.

Questo capitolo, che segna la nuova epoca di Kratos, non è solo un action con delle meccaniche prese dai souls e rimaneggiate. Il gioco possiede, seppur ancora in modo poco definito, una struttura GDR che accompagna il giocatore verso una crescita sempre più grande e profonda. Il nostro livello non aumenta in base alle lotte o le quest, ma tramite il vestiario e il conseguimento di alcune mosse sbloccate, oltre che dei potenziamenti per le armi. Ogni potenziamento ci farà avvicinare al livello successivo e quindi sarà la premura del giocatore scegliere in modo approfondito un vestiario o un determinato potenziamento.

Alcuni vestiti avranno dei slot per incastonare delle rune e questo vale anche per l’ascia e le spade. Le rune in sostanza ci daranno alcuni benefit durante la battaglia, permettendoci di eseguire alcune mosse, di recuperare in fretta l’energia e cosi via. Anche in questo caso, le rune daranno un aiuto al giocatore sopratutto durante i combattimenti difficili come quelli contro le valchirie, che ci metteranno a dura prova anche ai livelli di difficoltà più bassi.

God of War
Ci sono pochi personaggi, ma tutti sono fatti magistralmente.

Ragazzo!

Negli anni Playstation 4 ha dimostrato di poter supportare dei comparti grafici e tecnici davvero paurosi. Uncharted 4 prima e Horizon Zero Dawn dopo: le dimostrazioni sono tantissime e sicuramente graficamente siamo già agli apici dell’attuale generazione. I ragazzi di Santa Monica Studios hanno però deciso di rendere felici tutti, creando qualcosa che si avvicina paurosamente allo step successivo al livello grafico.

Il livello dei dettagli è incredibile non solo sulla Pro, ma anche sulla Standard. A tratti il gioco sembra essere composto da fotografie e non dalle immagini digitali e anche avvicinandosi agli alberi o il fogliame è facile rimanere abbagliati dalla qualità dei dettagli. Al livello generale quindi ci troviamo forse davanti al progetto più definito, ma ovviamente il paragone con Horizon non bisogna farlo in quanto si tratta di un open world, mentre God of War rimane pur sempre un gioco che gira su delle grandi arene, ma rimane fedele a una struttura molto più lineare. Ciò che preme dire è la realizzazione dell’acqua, che se in alcuni punti sembra vera (ruscelli), in altri decisamente no (il lago dei Nove). Sembra quasi una poltiglia gelatinosa che usiamo per spostarci e non da una minima giustizia al resto del mondo di gioco.

L’attenzione maggiore invece va posta ai personaggi del gioco, che appaiono più vivi che mai e inutile dirlo, Kratos sembra un uomo vero e si nota tutta la sua stanchezza. Cosi anche tutti i personaggi secondari, trovano uno spazio fisico all’interno del mondo grazie a una caratterizzazione diversa per tutti e delle movenze realistiche. Anche i pochi personaggi presenti nel gioco trovano cosi una loro giustificazione in quanto sono curati fin nei minimi dettagli. Purtroppo bisogna anche dire che i nemici, nonostante una grande cura, sono pochi, come ho già detto in precedenza. Ciò ovviamente annoia un po’ dopo un po’, sopratutto durante i combattimenti con i mid boss.
Bisogna stendere due parole anche sulla stabilità del gioco stesso. Durante tutta la partita ci troveremo a giocare con un framerate bloccato sui 30, con alcuni cali sulla Pro, ma anche sulla standard. In particolare, dopo un breve caricamento iniziale del gioco capiteranno dei freeze molto fastidiosi che andranno da un secondo a una quindicina. Capita sopratutto durante il caricamento dopo l’accensione, ma non solo. A volte capiteranno dei microscatti abbastanza inspiegabili in quanto non avverranno durante i combattimenti, ma l’esplorazione. Non si tratta di qualcosa che va a ledere la qualità intera del gioco, ma danno sicuramente un po’ di fastidio.

Il sonoro invece ha dell’incredibile sotto qualsiasi punto di vista. Le musiche riprendono le sonorità delle terre del nord e a volte ricordano leggermente quella di The Witcher 3, trasportandoci quindi in un vortice di emozioni e ricordi. A volte i suoni sono molto primordiali e vivi, mentre altre volte l’elaborazione tecnica ha la meglio. In ogni caso, il tutto si sposa divinamente con l’intento degli sviluppatori di farci piombare all’interno dell’ambiente nordico più primitivo ed è interessante la diversificazione delle musiche durante alcune fasi del gioco. Risulta difficile pensare a una musica diversa per questo gioco ed è altrettanto difficile immaginare le vecchie sonorità in una terra cosi diversa dalla Grecia. Per quanto riguarda il doppiaggio invece non ci sarebbe niente da dire. Le voci italiane sono realizzate magistralmente, anche se qualche accortezza ci starebbe bene. La voce di Kratos appare ovviamente meno profonda del doppiatore originale, ma non sfigura in alcun modo il personaggio. Atreus invece sembra un po’ troppo maturo per la sua età ed è invece il doppiaggio inglese a dargli giustizia per quanto riguarda il doppiaggio. Tutti gli altri personaggi sembrano invece doppiati in modo pressoché perfetto e sopratutto i due fratelli nani danno il meglio con i loro modi originali.

Piccolino lui…

Ragnarok

La mitologia norrena non è famosa come quella Greca o Romana, questo è palese. Chiunque conosce almeno un terzo delle divinità nostrane, anche solo grazie ai telefilm come Xena o Hercules. Quella norrena invece si perde nel buio e la si conosce sommariamente grazie a Marvel, che però ha cambiato parecchie cose al suo interno. Il problema risulta poi il fatto linguistico. I paesi nordici hanno ottenuto la lingua scritta troppo tardi e tanti sono i miti andati letteralmente perduti nel tempo. Il consiglio che posso darvi è ovviamente ascoltare ogni dialogo e leggere ogni nota all’interno del taccuino del ragazzo, ma non solo. Per una conoscenza ottimale consiglio di comprare l’Edda in prosa e di leggerla a tempo perso. Questo vi darà le nozioni e conoscenze, ma potrebbe anche dirvi qualcosa sulla storia. Qualcosa conosceste già questa splendida mitologia, potreste riconoscere subito alcuni personaggi, ma sopratutto, conoscere fin da subito tutta la verità che si svela alla fine del gioco. Non è ovviamente un problema in quanto le stesse conoscenze le abbiamo anche con i miti greci, ma non per questo le emozioni erano meno forti durante il finale o le parti cruciali.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".