Hidden Folks – Recensione

Il mercato dei giochi per smartphone e tablet è diventato negli ultimi anni un vero e proprio fenomeno globale. Un business che ha realizzato una crescita esponenziale, rafforzato dai grandi produttori di Triple A e – sì – anche da una realtà sempre più importante del settore: quella degli sviluppatori indipendenti. Grandi menti in piccoli studi che, seppur non dispongano di cifre non indifferenti, denotano una passione rovente verso il proprio lavoro, con grande volontà di distinguersi.

The Binding of Isaac, Limbo o Braid: questi sono alcuni giochi che ci vengono adesso in mente, sono dimostrazioni che per meravigliare un giocatore non occorre necessariamente propendere a un comparto grafico di lusso e di prim’ordine, complice in questo caso un budget che senz’altro non riesce a soddisfare tali esigenze, ma ai meccanismi i quali amplifichino il tasso di divertimento. Hidden Folks non fa eccezione: creato dagli estri di Adriaan de Jongh e Sylvain Tegroeg, si tratta di un puzzle game che trae profonda ispirazione dalla classica serie dei libri “Dov’è Wally?” (“Where’s Waldo”) puntando all’unicità dello stile in bianco e nero.

“Where’s Hidden Folks?”

Una semplice e divertente ricerca degli oggetti, quella offerta da Hidden Folks. È un’avventura interattiva disegnata a mano, piena di segreti e dettagli impressionanti. Immersi in uno scenario – molto simile a un’enorme tela monocromatica – brulicante di figure e illustrazioni, toccherà a noi scovare gli oggetti e i personaggi per i quali poter avanzare. L’obiettivo principale è concettualmente questo: con accuratezza e meticolosità, i responsabili del progetto hanno reso ogni area squisitamente complessa, grazie a un’ottima quantità di elementi scenici all’interno cui – non serve neanche precisarlo! – occorre necessitare molta pazienza e rilassatezza per completarli.

Le immagini disegnate dagli sviluppatori non sono statiche. Data la natura interattiva del prodotto, gli artisti deciso di aggiungere quel senso di viralità tramite differenti reazioni e suoni corrispondenti ad ogni tocco – o click – sullo schermo. Che si tratti di aprire una porta, tosare i cespugli, aprire le terre, spostare pietre o perfino toccare il naso agli alligatori. Tutte le nostre azioni provocano dunque degli effetti vocali e sonori: tutto o quasi è completamente dinamico.

La giocabilità di Hidden Folks si traduce in sfida e incoraggia la sperimentazione: inizialmente appare molto semplice e minimalista, ma l’incedere dell’avventura è dettato da livelli sempre più grandi e complessi. Alcuni di essi possono tuttavia condurre il giocatore a distrarsi dall’obiettivo a causa della pletora dei dettagli scenici oppure a lasciarsi frustrare e sopraffare troppo dall’attività laboriosa richiesta dal titolo. D’altronde, si sa, non è una passeggiata – ma, comunque sia – non impone alcun tempo cronometrico, se non un divertimento spensierato e adagio.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Hidden Folks è un’avventura interattiva coinvolgente e rilassante, il corrispettivo ludico di “Dov’è Wally?”, scaturita da un diligente lavoro compiuto da Adriaan de Jongh e Sylvain Tegroeg. È un indie che non spicca certamente per il suo lato estetico, bensì per quello minimale e curato, puntando all’eleganza e allo stile in bianco e nero. L’unico tasto dolente è rappresentato dalla sua longevità, ma diciamocelo: il prezzo irrisorio e l’esperienza gratificante che immortalano la creazione, ci spinge a raccomandarvi l’acquisto.[/stextbox]

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.