La Terra dei Figli di Gipi – Una storia che colpisce come un pugno

La Terra dei Figli di GIPI
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Ricordo ancora l’inverno in cui lessi il meraviglioso romanzo La Strada di Cormac McCarthy. Un libro breve, ma intenso e profondo che mi aiutò in un momento della mia vita. Il film non era minimamente alla sua altezza, nonostante la presenza di un bravissimo Viggo Mortensen. Per fortuna che poi arrivò The Last of Us a risollevare la situazione. Questo perché Neil Druckmann è stato ispirato anche al libro e c’è una scena in particolare in cui sappiamo già cosa e come accadrà. Eppure, devo dire che la lettura del fumetto La Terra dei Figli di GIPI mi ha colpito, stravolto, accartocciato e picchiato.

So che è uscito parecchi anni fa, ma la mia lettura si è conclusa solo una notte fa.

Nel fumetto La Terra dei Figli l’autore (e disegnatore) non ci mostra la fine del mondo dal principio. Non ci viene mostrato alcun vero evento del mondo reale. Non sappiamo niente e di nessuno. Tranne che l’umanità è cambiata radicalmente. Chi abita sul pianeta cerca di sopravvivere in un ambiente ostile, dove perfino l’amore risulta come una zavorra di cui bisognerebbe sbarazzarsi.

Così i due giovani protagonisti senza nome crescono insieme a un padre rude, che utilizza la violenza come unico metodo d’insegnamento. I due non sanno nemmeno leggere o scrivere, perché in quel mondo non sono delle abilità necessarie per la sopravvivenza. Non servono nemmeno le carezze e le belle parole e così i due crescono in modo violento, governati dal pugno di ferro. Tutto però giunge a una conclusione e in un bel giorno il padre muore, lasciando ai figli la loro zattera e un diario con dentro scritti i suoi pensieri.

La Terra dei Figli

Il figlio minore desidera scoprire cosa nascondeva il genitore e i due intraprendono un viaggio che cambierà per sempre il loro modo di vedere il mondo.

Quello che ha imbastito Gipi è un racconto capace di stravolgere il lettore in mille modi. La violenza di quel mondo è superiore anche a quella vista in altre opere simili. La paragonerei forse solo a La Strada, ma in quel caso il padre amava follemente il figlio, dimostrandogli il proprio affetto in ogni occasione. In verità, in quest’albo veniamo a sapere che anche il genitore dei due ragazzi gli voleva bene, ma cercava di mascherare i propri sentimenti con la violenza.

I due ragazzi non provano dei veri sentimenti per il padre, gettando il suo cadavere nell’acqua, come gli era stato sempre insegnato di fare. Allo stesso modo, sono stati desensibilizzati nei confronti di tutti e i risultati non tarderanno ad arrivare al lettore, consapevole che dei limiti che la nostra sensibilità e decenza ci mettono davanti.

La storia è un agglomerato di idee, di persone e di idee che vengono mescolati sapientemente. Ogni frammento viene dosato in modo da non eccedere, ma di stupire. Anche il linguaggio che parlano questi personaggi viene evidenziato ed è facile per noi vederne gli errori. La grammatica talune volte è pressoché assente, mentre persistono i neologismi che abbiamo preso dal web. Ecco quindi che qualcuno dirà “mille like”, qualcun altro dirà “Giga Figo” e così via.

Gipi ha provato a guardare nella tana del lupo per tirare fuori degli argomenti pesanti e oggi più che mai attuali. Certo, attuali si fa per dire, ma basterebbe avere una mente flessibile per accorgersi che in realtà la lettura lascia sempre con una nota di riflessione. 

Con La Terra dei Figli, Gipi dimostra di essere un artista a 360°. Il suo tratto un po’ spigoloso crea un mondo nel quale ci si tuffa senza alcuna difficoltà. Il lettore vive la vita dei due fratelli fin dalla primissima tavola, fino all’ultima. Le loro emozioni vengono dipinte in modo magistrale, mentre all’improvviso appare qualcosa di grottesco a macabro, come ogni storia post apocalittica ha sempre insegnato.

Graffiante e diretto, il linguaggio visivo parla in modo chiaro e conciso. Gipi non ha peli sulla lingua e nel fumetto parla al lettore con il cuore, ma anche con la mente. E nonostante la mancanza del realismo, tutto è molto realistico di quanto di quanto possiate immaginare.

È difficile trovare un difetto in un’opera come questa, che gioca sull’emotività e sull’umanità. Forse qualcosina c’è, ma bisogna metterlo da parte per godere di ogni singola tavola.

Il fumetto è violento nel linguaggio, violento nel disegno e anche nello stile. I tre elementi ruotano attorno allo stesso perno e si uniscono per dare ancora più spinta al lettore.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".