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Ciò che mi ha sempre colpito dell’universo Valiant è quella possibilità di vedere il futuro del pianeta e di sapere esattamente chi avremo a proteggere la terra e chi avremo a volerla soggiogare. Proprio il futuro del mondo è stato a lungo messo un po’ in disparte, ma ovviamente questo ha un senso e una motivazione valida. Le storie nel futuro hanno però un magnetismo quasi esoterico e se da una parte abbiamo eroine pronte a lottare per i deboli, Rai pronto a sconfiggere suo “padre” per liberare un mondo finto e Bloodshot diverso da quello che conosciamo, dall’altra abbiamo ancora lui, il guerriero eterno, colui che non può morire. Partiamo quindi con Le Cronache di Eternal Warrior #2: Imperatore Eterno.
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Gilad Anni-Padda è vivo, duemila anni nel futuro. Il Guerriero Eterno ha assunto il ruolo di sovrano e di protettore di persone più deboli. Il mondo è cambiato e i rimasugli del Grande Giappone sono ovunque. Macchine omicide governate dagli schiavisti e predoni. Proprio una di queste creature attacca il villaggio dove vive Gilad, che riesce a sconfiggere la creatura, che alla fine esplode grazie al nucleo atomico. La popolazione morirà a breve perché infetta con le radiazioni e l’unica speranza del popolo è Gilad. Questi si dirige con sua nipote verso il luogo dal quale provengono le macchine in cerca di una cura.
Ciò che Gilad troverà sulla sua strada lo porterà a prendere delle decisioni radicali, da cui sarà impossibile tornare indietro. Non c’è alcun pericolo per l’Eternal Warrior, ma il suo desiderio di vedere un mondo migliore lo porterà a capire qualcosa, che in fondo già sapeva.
Greg Pak con la storia ci gioca bene, ma riuscendo poco a dipingere alcuni punti. Gilad viene dipinto con uno stile maturo, di chi ha già visto tutto e non si aspetta più niente dagli esseri umani. Si tratta di un personaggio un po’ sopra le righe, ma che porta un grande insegnamento con sé. Alla fine ci viene dipinto un quadro malinconico del ciclo destinato a ripetersi e della corruttibilità umana che non avrà mai fine. Purtroppo alcuni punti sono descritti in modo troppo veloce e grossolano, senza soffermarsi sui particolari psicologici, che in questo caso andavano descritti meglio.
Lo stile di Robert Gill è ottimale per questa storia. Il tratto spesso finisce per creare dei personaggi quasi caricaturali e spaventosi, ma purtroppo la nipote di Gilad avrebbe meritato un po’ di cura in po’ nella sua creazione. Buone le scene d’azione con tanti rottami, sangue e movimenti.