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La casa editrice Il Castoro è solita a pubblicare opere capaci di catturare i lettori più giovani, ma anche di colpir gli adulti. In questo caso vi parlo del nuovo lavoro del duo Silvia Vecchini e Antonio “Sualzo” Vincenti, Le Parole Possono Tutto. Un graphic novel che cattura fin dalla dedica e trascina il lettore in un mondo fatto di dolcezza, malinconia, amicizia e crescita.
La storia del fumetto ci parla di Sara, una giovane ragazza ribelle che sfoga le sue sofferenze nell’unico modo che conosce, i graffiti. Si sente vuota e arrabbiata con il mondo, con la famiglia e con una sua cara amica, ma soprattutto con sé stessa. Questo la porta a commettere qualche errore di troppo e finire nel pieno dei guai.
La sua punizione è quella di assistere degli anziani in una casa di riposo e ovviamente Sara crede inizialmente di poter semplicemente ascoltare la musica per qualche ora e basta. Per la sua fortuna invece, le capita davanti un misterioso e simpatico signor T. L’anziano è ossessionato dall’alfabeto ebraico e in pochi istanti anche Sara ne viene catturata e trascinata in un mondo completamente nuovo.
Sarà proprio quell’incontro a cambiare per sempre la percezione della ragazza sul mondo circostante. Perché le parole possono davvero tutto, l’importante è ascoltarle e guidarle nella giusta direzione. Grazie all’alfabeto ebraico e alle storie di quell’uomo così particolare, la giovane ragazza riuscirà a capire come affrontare la propria vita e cosa bisogna fare in delle determinate occasioni.
Silvia Vecchini racconta una storia dal sapore agrodolce, ma che verso il finale acquista una dolcezza veramente piacevole. Sara è una ragazza arrabbiata per molti motivi e il suo stato lo possiamo capire, immergendoci per un attimo all’interno della sua mente. I suoi problemi sono in parte simili a quelli di molti adolescenti, ma per altri versi sono unici. Ciò che però rende questo personaggio così particolarmente vicino a noi è proprio il modo di narrare la storia di Silvia. Un modo semplice, veloce e soprattutto diretto.
I dialoghi sono sempre sul pezzo. Ogni frase non è mai messa a caso e funziona nel suo contesto in modo perfetto. Alla fine finiremo per appassionarci al vecchio signor T. e ascolteremo con avidità le sue storie.
La parte grafica è firmata da Sualz e funziona dalla prima vignetta fino all’ultima. Il tratto è preciso, ma non troppo. Lascia sempre spazio alla nostra immaginazione, che finisce per completare quei piccoli vuoti. I volti hanno una giusta espressività ed esprimono le proprie emozioni in modo diretto, senza alcun velo. Si sente quasi un’aria indie in quest’opera e tutto ciò mi piace moltissimo.
Le inquadrature di Le parole possono tutto nella loro semplicità creano un ottimo effetto cinematico, senza però rovinare il piacere della scoperta. Il tutto viene poi abbellito da dei colori un po’ flat, ma proprio per questo caldi e quasi rilassanti.