Legend of Heroes: Trails of Cold Steel – Recensione

Nell’ormai lontanissimo 1989, la Nihom Falcom (software house nata solo pochi anni prima), diede alla luce un titolo che i fans degli jprg ricorderanno tutt’oggi come un capostipite del genere: Dragon Slayer. Il titolo riscosse molto successo, generando negli anni diversi capitoli, sino a produrre uno spin off sottotitolato The Legend of Heroes. Ne furono creati diversi seguiti, fino a generare un proprio filone di titoli, distaccandosi dal titolo “padre”, creando una saga a sé stante. Ed è proprio qui che prende posto Legend of Heroes: Trails of Cold Steel.

Scuola di “eroi”

Pubblicato nel settembre 2013 in Giappone e giunto in Europa solo all’inizio di quest’anno, il titolo si colloca in un punto ben preciso della lore della saga, ed esattamente nello stesso arco temporale di Zero e Ao no Kiseki. Ci troviamo in un periodo in pieno fermento geopolitico, in cui è presente una netta distinzione fra i ranghi sociali, fra aristocratici e plebei. Il sistema sociale è una sorta di dispotismo, affidato a 4 grandi Casati che si gravano delle decisioni e del futuro dell’intera società. La cosidetta Orbal Revolution ha intensificato l’evoluzione industriale e tecnologica, le quali sono in forte crescita. Tutto ciò dovrebbe essere già noto ai fans dei precedenti capitoli che ritroveranno quindi nomi e volti già visti e familiari, collocati però questa volta, in una nuova storia e osservati da punti di vista differenti. Dunque, proprio in un luogo già nominato, l’Impero di Erebonia, si dipanano le vicende dell’Accademia di Thors, una scuola militare situata nel continente di Zemuria, che forgia giovani ragazzi come cadetti militari. Particolarità di tale accademia è la suddivisione delle reclute in cinque diverse classi, basate sul proprio rango sociale: i “noble”, rampolli di casate di alto rango, i cui elementi ricoprono una posizione sociale elevata in campi militari o politici ed i “commoner”, giovani le cui origini sono da ritrovarsi nella gente comune, derivanti da luoghi a volte anche remoti o isolati. Ed è proprio un “commoner” il nostro personaggio principale, Rean Schwarzer che, trasferitosi all’Accademia per intraprendere la carriera militare, si ritroverà ben presto inserito nella Classe VII (saltando di fatto la classe VI), una nuova classe ibrida sperimentale formata da un gruppo misto di commoner e noble.

La Classe VII sarà formata da nove elementi, tutti con una personalità che ben si adatta al titolo in questione

Tale classe si rivelerà essere un esperimento sia militare che sociale, ed avrà infatti un trattamento speciale differente dalle altre, un dormitorio riservato, lezioni dedicate ed un equipaggiamento diverso. La differente estrazione sociale degli elementi creerà scenari complessi che si evolveranno durante tutta la durata del gioco, presentando le diverse sfaccettature dei vari membri, i quali dovranno affrontare diversi attriti per collaborare durante la vita scolastica. Questi ultimi, pur non essendo personaggi principali come Rean, svolgeranno un ruolo fondamentale come compagni di avventure, tutti caratterizzati in modo certosino, con una loro storia ed un loro background storico e culturale. I comportamenti dei comprimari saranno infatti ben strutturati, i dialoghi fluidi e mai banali.

Gameplay

Il gioco è principalmente suddiviso in due grandi fasi.
La prima è la parte che potremmo considerare “social”, un po’ come già visto in titoli come Persona. Come un vero e proprio studente, dovremo infatti comportarci come tali, con tanto di esami, quiz durante le lezioni, club scolastici ed interazioni con altri personaggi. Tutto questo sarà contornato dagli ambienti dell’Accademia (che presenta edifici per lo svago, negozi, caffetterie, ecc..), nella quale potremo muoverci liberamente, esplorando ogni luogo, effettuare quest secondarie, rinsaldare i legami con gli altri alunni (cosa che influenzerà il combattimento, come vedremo dopo), effettuare acquisti o semplicemente rilassarci dedicandoci ai vari club o ad attività all’aperto, come la pesca o la cucina. Durante la vita scolastica dovremo anche preoccuparci di mantenere alto il nostro livello di istruzione, infatti ogni esame, risposta o pratica sul campo sarà accompagnata da un voto che verrà registrato in un apposito libretto. Come già anticipato, il rango sociale sarà una componente molto presente che influenzerà i rapporti fra i vari alunni dell’accademia. Tuttavia potremo “scalare la società” grazie agli AP (Academy Points) che si potranno acquisire tramite quest secondarie o portando a termine gli esami e rispondendo correttamente durante le lezioni. Ci sono ben 16 ranghi che dovremo guadagnare, contrassegnati da B7 (il più basso) a A0 (il massimo grado sociale).

Esami e interrogazioni scolastiche alzeranno il livello dell'istruzione del personaggio consentendo di aumentare il suo grado sociale.

La seconda parte è l’evolversi della trama principale, che, come un jrpg che si rispetti, sarà farcito di classici combattimenti casuali e boss di varie tipologie. Trails of Cold Steel è, tuttavia, un titolo lento ad ingranare, ci si troverà, nelle prime battute di gioco, ad affrontare missioni senza un’idea chiara della situazione che, comunque, verrà esposta e presentata nelle fasi più inoltrate del gioco. Tuttavia, uno dei punti forti del titolo, il battle system, spingerà anche i più esigenti ad ore di gioco tralasciando inizialmente la lentezza della trama. Infatti le battaglie racchiudono sapientemente tutto ciò che un giocatore di jrpg vorrebbe da un titolo del genere. I combattimenti presentano un sistema a turni con tanto di tabella di turnazione (Final Fantasy X docet), il cui party è fisso a 4 personaggi attivi, intercambiabili in qualsiasi momento con altri presenti nelle retrovie (se diponibili). Data la staticità della turnazione (che da tempo, purtroppo, affligge il genere) è stata intelligentemente inserita, la possibilità di poter muovere i personaggi all’interno dell’arena nello stile degli jrpg strategici dando la possibilità di approfondire la tatticità delle battaglie. Infatti ogni tipo di abilità o attacco ha un’area di azione propria (circolare, ad area, frontale ecc..) e si renderà quindi necessario spostare il proprio personaggio per costruire una strategia vincente per ogni scontro. Questo porterà a volte a battaglie anche lunghe e difficili ma, se affrontate nel giusto modo, anche estremamente soddisfacenti. Il repertorio di attacchi si divide in 2 diversi tipi di abilità, le Arts e le Crafts. La prime si acquisiscono tramite i Quartz, recuperabili da nemici o boss, pietre magiche che ricordano molto da vicino le Materie di Final Fantasy VII, che verranno incastonate nell’ARCUS, un dispositivo altamente tecnologico fornito dall’Accademia ad ogni membro della Classe VII. Esistono diversi tipi di Quartz, ognuno con abilità diverse, e possono essere scambiati in qualsiasi momento, sostituendo abilità all’occorrenza e approfondendo di molto la strategia di battaglia, slegandosi dal classicismo del genere legato solitamente alle famosi “classi”. Ad ogni utilizzo, le Abilità necessitano di tempo per essere applicate e consumano punti EP, che possono essere ripristinati durante il combattimento o tramite oggetti specifici. La Crafts invece sono delle abilità proprie di ogni personaggio, utilizzabili immediatamente e solitamente basate sullo stile di combattimento, che si acquisiscono semplicemente salendo di livello. Aggiunta semplice ma interessante sono dei bonus rilasciati casualmente durante le battaglie, visualizzabili nella tabella dei turni, che rendono il gioco più vario e stimolante, aprendosi a scenari inaspettati o a situazioni da affrontare con approcci diversi.

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Funzione notevole è anche quella dei Link, collegamenti fra i personaggi durante il combattimento, che permettono di concatenare attacchi o subire vantaggi di stato. I legami possono essere anche rinforzati durante la vita di studente come già citato, completando quest secondarie e parlando con NPC nell’Accademia.

Le battaglie saranno in arene chiuse ma si differenzieranno dalla classica turnazione degli jrpg per la possibilità di posizionare il personaggio in ogni punto dell'arena.

Aspetti tecnici

Per quanto il background storico e la lore del titolo siano massicciamente imponenti e ben strutturati, la parte tecnica presenta qualche notevole mancanza. A partire dalle texture, sorprendemente prive di particolari, alcuni luoghi che si visiteranno non si faranno ricordare e non brilleranno per originalità, i dungeon sono decisamente monotoni e si riducono ad un tunnel dove eliminare nemici e giungere all’uscita. Tuttavia, i personaggi principali sono in linea di massima ben definiti, ognuno con una forte impronta caratteriale che si distingue da ogni altra, e visivamente sono piacevoli, ben distinti da uno stile anime colorato e acceso, che non si dimentica di accontentare gli amanti delle forme graziose dei personaggi di sesso femminile. Anche gli NPC che popolano l’Accademia presentano differenze sostanziali fra loro, impreziositi anche di particolari abbigliamenti o capigliature, cosa stranamente inusuale per lo standard del genere jrpg. Ma laddove le animazioni in game sono globalmente sufficienti (seppur a volte poco realistiche; far correre il personaggio vi darà la sensazione di muovere un paletto di legno!), quelle di intramezzo invece risultano statiche, i personaggi sono troppo ingessati ed animati solo in parte, dando un’impressione totale negativa alla scena che si sta seguendo. Un punto a sfavore è dato anche dai caricamenti, non biblici ma fastidiosamente lunghi, soprattutto all’entrata e all’uscita degli edifici o anche alla fine degli scontri casuali.

I dungeon saranno purtroppo privi di particolari, rivelandosi monotoni e poco accattivanti.

Per quanto concerne il comparto audio, i suoni sono vivi e coinvolgenti soddisfacendo il giocatore, tuttavia per quanto riguarda invece il doppiaggio alcuni personaggi risultano poco convincenti, talvolta non adatto al momento o al personaggio. Per le musiche ci si divide in due giudizi. Per quanto possano essere piacevoli all’orecchio sia durante le fasi di esplorazione che durante le battaglie, alcune si protraggono per sezioni di gioco troppo lunghe risultando a volte persino ripetitive e fastidiose.
Ultima, ma non per questo meno importante, considerazione va fatta per i testi. Data l’imponente presenza dei dialoghi ed informazioni, c’è da tener conto che il gioco è solamente in lingua inglese, non proprio semplice e scorrevole purtroppo, ricco di modi di dire e termini più ricercati. Pertanto potrebbe risultare lento ad ingranare e potrebbe addirittura scoraggiarne l’acquisto, per i meno avvezzi a tale lingua.

 

COMMENTO: 

La versione di Legend of Heroes: Trails of Cold Steel testata in questa recensione è quella PS3, che presenta un livello tecnico al di sotto degli standard alla quale la console ci ha già abituato. Tuttavia il titolo si presenta come un corposo jrpg, ricco di cose da fare, di una trama consistente e di un lore di anni non indifferente. Un gioco da non lasciarsi scappare per gli amanti del genere, per tutti gli altri un buon modo per iniziare ad avvicinarsi a questo mondo, pur chiudendo un occhio per i difetti su riportati. Punto a favore è dato dalla dimensione del gioco, su PS3 occupa circa di 3,5GB, quindi poco dispendioso e facilmente scaricabile in tempi brevi. Esiste anche una versione per PSVita, dalla quale potrete condividere i salvataggi con un sistema cross-save: bella scelta.

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