Little Nightmares – Recensione

Little Nightmares, sviluppato dal Tarsier Studios e distribuito da Bandai Namco, è un gioco puzzle-platform molto ispirato, che ricorda parecchio lo stile di Burton nelle sue ambientazioni, con degli elementi horror, all’apparenza, ben studiati. Il titolo rappresenta un piccolo (ma anche breve) capolavoro, che si racconta solo a chi vuol sentire, ma si fa giocare da chiunque regalando forti emozioni, senza ricorrere a sotterfugi quali jump scare a tradimento. Il fattore orrorifico del gioco, infatti, viene dettato dalla superba abilità che hanno saputo dimostrate gli sviluppatori, riuscendo a distillare in un gioco gli incubi dei bambini più innocenti.

Don’t wake me!

Dopo un breve filmato introduttivo, si viene subito catapultati nell’“azione”. La protagonista, Six, si risveglia in un luogo buio, all’interno di una valigia usata come un letto. La prima cosa che salta all’occhio è il suo impermeabile giallo, che contrasta parecchio con il grigio -che fa da sovrano nelle prime ore di gioco- senza però creare un effetto sgradevole. La bambina deve cercare una via di fuga per scappare da “le fauci”, un resort marino dove la gente va per soddisfare i propri “peccati di gola” ingozzandosi di tutto ciò che gli capita a tiro.

Il cammino verso la libertà di Six viene però ostacolata dai dipendenti del resort, come il custode che è un uomo dalle lunghissime braccia, o i cuochi, dei grassi e grossi esseri dal viso a dir poco grottesco. Quello che Six può fare è poco, ma non è una mancanza, rispecchia il suo essere una bambina che sta vivendo i suoi incubi, infatti le uniche cose che potrà fare saranno: accendersi un accendino per farsi luce, afferrare e lanciare oggetti, correre e saltare. Risultando quindi un buon platform con puzzle ambientali intuitivi e che si affida, in misura non troppo frustrante, al trial and error in alcuni frangenti, anche se potrebbe esserlo ancor meno se il tempo di caricamento dopo la morte fosse diminuito.

Poi in ognuno dei cinque capitoli ci sono due bambole da rompere e tre nomini – piccoli esfuggenti esseri che scappano fino a portarvi in una stanza segreta – da abbracciare, risultando in una sfida adeguata: né troppo difficile, né troppo facile. Tuttavia, nonostante la presenza anche di questi “collezionabili”, il gioco è molto poco longevo, vi basteranno dalle 4 alle 5 ore per completarlo, anche per i giocatori più lenti, finisce sul più bello lasciando un po’ di amaro in bocca, un vero e proprio peccato.

L’essenza dell’incubo

Ciò che il gioco fa al meglio è adempiere al suo scopo: ricordarci costantemente che stiamo vivendo un incubo. Come già accennato, Little Nightmares non ricorre mai a dei jump scare, il nemico non sbuca fuori all’improvviso, sappiamo però che sta per arrivare, lo percepiamo, ma ogni volta preghiamo perché ciò non accada, speriamo che non dovremo scappare via di nuovo dal mostro che ci spaventa così tanto, ma è ciò che accadrà. Il livello d’ansia e terrore che riesce a far sentire il gioco è a dir poco soddisfacente – esatto!.

Come nelle sezioni “stealth”, quando il giocatore è chiamato a trovare un nascondiglio per non farsi scovare, la tensione e resa ancor più bene dal controller che simula il battito cardiaco – di Six forse. Più volte ci siamo ritrovati ad urlare quando venivamo scoperti. I ragazzi di Tarsier Studios sono riusciti ad incanalare l’essenza dell’incubo in questo prodotto ed il fatto che lo stile ricordi quello di Burton, non fa che coadiuvare tale sensazione.

Sogno lucido

Anche dal punto di vista tecnico Little Nightmares lavora molto bene. L’impatto grafico, come detto, c’è fin da subito, con l’impermeabile che contrasta con il resto dell’ambientazione. Ma, ovviamente, non finisce qui: le ambientazioni stesse sono molto credibili ed affascinanti, ogni stanza è diversa dall’altra e fatta con la stessa cura; cura che non fa altro che aiutare la narrativa silente del titolo in alcune stanze. Il gioco piacerà molto anche alle vostre orecchie: le musiche che vi accompagneranno durante il gameplay sono sempre gradevoli e mai fuori contesto, anzi, aiutano a far crescere la tensione e a provocare l’effetto del terrore.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Little Nightmares ci è piaciuto molto, in larga parte per i suoi puzzle ambientali interessanti e mai troppo difficili o frustranti. Se siete alla ricerca di un gioco che vi faccia passare del tempo tra la paura e l’ansia, questo gioiellino di Tarsier Studios potrebbe fare al caso vostro. L’unica pecca dolente resta la longevità, dal momento che il gioco quando arriva al più grande colpo di scena, ecco che finisce. Non ci sarà tuttavia la possibilità di rigiocare il puzzle-platform per via dell’assenza di un “Ng+”. Confidiamo vivamente che in futuro l’avventura venga ampliata e che la qualità si attesti su questo livello, se non oltre.[/stextbox]

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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