Mafia 3 – Recensione

Dal genio creativo di 2K Games e dello studio Hangar 13, nasce Mafia 3, l’attesissimo terzo capitolo della saga videoludica di Mafia, titolo imperfetto per alcuni aspetti ma eccellente per altri. Attorno al gioco, inutile precisare, che alleggia una nube di scetticismo, quasi diffidenza, considerando le vendite non proprio iridate dei precedenti capitoli. Ma adesso cerchiamo di capire se val la pena fidarsi del lavoro di Hangar 13 o ignorare l’ultimo atto di una saga sempre in cerca di grandi consensi, ma mai accontentata pienamente.

Lincoln Clay, un soldato nato per uccidere e forgiato per gli “affari”

La storia del protagonista, Lincoln Clay, ragazzo di colore strappato dalla strada e protetto dalle “amorevoli” cure della mafia nera, trova collocazione nel 1968 a New Bordeaux, in un clima non proprio di tolleranza verso afroamericani e affini. Lincoln riesce a distinguersi in guerra, riuscendo a ottenere diverse medaglie al valore e facendosi ricordare per la precisione e la feroce efficacia delle sue operazioni. Il nostro ragazzo è stanco però di combattere una battaglia che non è la sua, un conflitto che non gli ha procurato altro che cicatrici e traumi, decide dunque di fare ritorno a casa.

Ciò che Lincoln ritrova però è una situazione non esattamente idilliaca: Sammy, gangster a capo della mafia nera, colui che per Lincoln può considerarsi la persona più vicina ad un padre, è in pieno conflitto con la banda degli haitiani e contemporaneamente deve vedersela con Sal Marcano, il boss più potente e spietato di New Bordeaux. Fra Sammy e Marcano aleggia una finta aria di rispetto e pace, fin quando il secondo decide di dover spazzare via la banda del primo senza pietà. Ed è da questo punto che comincia la vera e propria avventura di Lincoln. L’obiettivo del protagonista: vendicarsi del tradimento di Sal Marcano, massacrando lui e i suoi luogotenenti e prendendo cosi il controllo di New Bordeaux. Dovremo dunque guidare il possente Clay verso la scalata al potere, un percorso fatto di alleanze scomode, rischiose ma soprattutto ricoperto, straripante di sangue.

Mafia 3

Siamo dunque di fronte ad un canovaccio di tutto rispetto, dal taglio cinematografico e degno delle migliori produzioni Hollywoodiane. Il susseguirsi degli eventi ci viene presentato come un racconto sul passato da parte di tutti i protagonisti della vicenda, i quali partecipano a quella che costituisce una ricostruzione delle azioni criminose di Lincoln Clay. Verremo affiancati da personalità del calibro di Cassandra, donna misteriosa, dal passato oscuro e a capo degli haitiani, Vito Scaletta, protagonista di Mafia 2, e dovremo tentare di conciliare le loro esigenze, senza scontentare nessuno nell’assegnazione dei racket, ma soprattutto in modo da ottenere il meglio per i nostri guadagni. Ma per la trama ci fermiamo qui, onde evitare spoiler inopportuni.

New Bordeaux: un posto meraviglioso in cui vivere

Ciò che colpisce subito di Mafia 3 è l’incredibile, dettagliata, maestosa ricostruzione storica di quegli anni burrascosi dove prende atto la storia. Una volta saliti in auto, sarà impossibile non lasciarsi travolgere dai grandi successi musicali di quegli anni: Rolling Stones, Aretha Franklin, The Animals, Jimi Hendrix e tanti altri artisti entrati nella storia ci accompagneranno nella nostra corsa verso il prossimo omicidio mafioso. Le strade sono pulsanti di vita e gli edifici, le strutture architettoniche in generale e gli abiti indossati dai passanti, inneggiano agli anni ’60 e a quel periodo da un lato ricoperto d’oro, dall’altro segnato dal disagio sociale, dalla criminalità e dal razzismo ancora lampante dei bianchi verso i neri.

Per rendervi conto di quanto dettagliata è stata la ricostruzione storica, vi basti pensare che in giro è possibile trovare, sparse per il gioco, delle pagine reali dei numeri di Playboy usciti in quegli anni, con l’opportunità di sfogliarli tranquillamente (a buon intenditor poche parole). Mirabile la traduzione completamente in italiano del gioco, anche delle stazioni radio (eccezion fatta per alcune frequenze lasciate in lingua inglese), sopperendo a quella mancata localizzazione che crea ancora problemi a molti giocatori italiani.

mafia 3

Non è tutto oro quel che luccica

Fino ad ora abbiamo parlato di una trama coinvolgente e degna dei migliori film di Scorsese, colonna sonora da urlo e ricostruzione storica che rasenta la perfezione, ma per quanto concerne il gameplay? Purtroppo quest’ultimo rappresenta per certi versi il punto debole del titolo di Hangar 13.

Cominciamo con l’anticiparvi che Mafia 3 è da considerarsi come una sorta di GTA versione “vintage”, dunque elementi come il sistema di puntamento (affidato ai dorsali, destro per mirare e sinistro per sparare) e di guida ricalcano il celebre titolo targato Rockstar. Fin qui sembrerebbe tutto promettente, prendendo spunto da un gran gioco come GTA, ma dopo poche ore sentiremo subito il disagio provocato da una certa ripetitività nelle missioni che ci verranno assegnate, sia primarie che secondarie. Infatti, nel corso dell’avventura, dovremo far fuori bersagli sensibili, danneggiare proprietà e interrogare con la forza criminali di rilievo, tutto per riuscire a impadronirci del racket di turno.

Un sistema che inizialmente parrebbe innovativo, ma ad un tratto smette di sorprendere, oltre che per il ripetersi delle azioni sopracitato, anche per le ambientazioni da considerarsi “già viste” in men che non si dica. Altra nota dolente, uno degli errori più evidenti di Hangar 13, è rappresentato dall’intelligenza artificiale a dir poco disastrosa e ridicola. Nelle nostre incursioni per la distruzione del racket nemico, appoggiandoci ad una parete e fischiando per attirare l’attenzione, noteremo subito che, di un intero gruppo di nemici, spesso e volentieri verremo uditi da soltanto uno di essi. Situazione altrettanto paradossale, e che accade con la stessa frequenza della precedente, la abbiamo quando ci capita di uccidere furtivamente un nemico a pochissimi metri distante dall’altro senza essere visti ne sentiti, come se gli altri avversari fossero momentaneamente cechi e sordi.

Ultimo esempio ma non per importanza dell’IA traballante di Mafia 3, è costituito dagli inseguimenti da parte della polizia: implacabile, inarrestabile alle nostre calcagna mentre siamo in auto, docile e confusa se scappiamo a piedi fra le strade della città. Basterà dunque prepararsi ad una piccola maratona e infilarsi in un vicoletto, per poter seminare gli sbirri e portare a casa il bottino senza problemi. Da lodare però la presenza di un arsenale variegato, di tutto rispetto, e la presenza di gadget e bonus particolari da poter utilizzare contro i nostri nemici, di cui non vi parleremo per non rovinarvi la sorpresa.

Mafia 3

Per quanto concerne il comparto grafico, i personaggi principali, tutti con comportamenti particolari e memorabili, risultano esteticamente pregevoli e con dettagli visivi impressionanti. Lo stesso non si può dire però dei personaggi secondari, spesso arronzati, in parte a dir poco abbozzati che potrebbero far storcere il naso e rovinare l’atmosfera magica che si respira a New Bordeaux. Da premettere però che il titolo gira egregiamente sui 30 frame al secondo, e spesso rimarremo incantati dai paesaggi messi sul piatto da Hangar 13, seppur qualche volta i giochi di luce faranno cilecca. Non mancheranno bug molto evidenti durante le nostre scorribande a New Bordeaux, tuttavia senza invalidare, senza arrestare l’esperienza di gioco.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Mafia 3 è un titolo dalla trama spettacolare e coinvolgente, con una ricostruzione storica lodevole e una colonna sonora da urlo. Dall’altro lato siamo però di fronte ad un titolo che pecca di ripetitività, un’intelligenza artificiale a dir poco ridicola e bisognoso di limature dal punto di vista tecnico e grafico. Abbiamo dunque un videogame che probabilmente, con qualche altro mese a disposizione degli sviluppatori, sarebbe divenuto un capolavoro, ma che alla luce dei fatti deve accontentarsi di essere semplicemente un buon gioco.[/stextbox]

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