Notti Oscure: Metal #1 – Recensione

Dark Nights: Metal

Dopo molte news, dopo molta attesa e molta trepidazione arriva anche in Italia l’evento DC Comics che i fan aspettavano da moltissimo tempo. Ricordo che un anno fa circa (mese più, mese meno) ragionavo sulla questione del metallo oscuro e di come poteva interagire con l’universo DC. Quali stratagemmi avrebbero usato gli autori per la sua riuscita e d’estate le prime carte in tavole erano state gettate su di un tavolo forse troppo grosso. Tanta ambizione e tante speranze in questo progetto di Scott Snyder e Greg Capullo conducono inesorabilmente l’intero mondo DC a una deriva interessante, ma pericolosa. Interessante perché non da solo uno scossone all’intero universo narrativo, ma aggiunge cose nuove che volendo potranno essere sfruttate anche in future. Pericolosa perché si tratta di una deriva che inesorabilmente può sfociare in bassi molto decisi. Più è grande l’ambizione, più dolorosa sarà la caduta ovviamente. Bando alle ciance però e diamo il via alle danze di questo Dark Nights: Metal (Notti Oscure: Metal), ma prima vi consiglio di leggere il preludio, che potrebbe aiutarvi per capire qualcosa in più.

Un metallo misterioso

L’albo si apre con una descrizione di alcune tribù che vissero 50.000 anni fa. Quella del Lupo, dell’Orso de dell’Uccello. Tutte però vennero sopraffatte da una quarta e misteriosa tribù guidata dalla violenza e dai sogni distorti. Quest’ultima diede vita all’Eta del Metallo. Successivamente veniamo trasportati al presenti con una Justice League costretta ad affrontare Mongul in un’arena con dei macchinari costruiti da un giovane imprigionato dal villain. La battaglia dura però poco in quanto dopo una sorta di trasformazione, tutti gli eroi entrano all’interno delle macchine formando un gigantesco robot (che chiamerei Megazord a questo punto). Dopo il ritorno sulla terra, Justice League scopre qualcosa di impensabile e capisce che qualcosa è successo, ma qualcos’altro sta per succedere. Un problema non da poco, che verrà illustrato parzialmente da Kendra Saunders, che ora conosciamo come Lady Blackhawk, comandante delle proprie truppe fatte per la protezione della terra contro degli alieni intrusi.

L’inizio dell’evento

Questo è solo il primo numero di questo evento, questo è vero e il beneficio del dubbio va dato a priori, ma comunque qualcosa convince poco. L’idea in sé sembra funzionare e sarebbe interessante vederla anche in futuro. Purtroppo però Scott Snyder sembra voler creare parecchie deviazioni narrative durante un percorso ed è come se viaggiassimo su di una supercar in un percorso rally con più e più bivi. Non nego che questo non vale sempre, ma in alcune parti dell’albo si sente una certa forzatura nel far andare le cose nella giusta direzione. I dialoghi sono però abbastanza interessanti, sopratutto quelli nell’intermezzo dell’albo. I personaggi hanno una loro canonicità senza soffrirne e ciò fa piacere, ma ovviamente in cosi poche pagine solo qualcuno della Justice League ha una caratterizzazione, altri sono solo un pretesto per ora (anche se poi si scopriranno molte cose e il loro senso sarà ben chiaro).

Greg Capullo invece è in forma con il suo stile che abbiamo visto fin dall’inizio del reboot portato in campo da DC con New 52. A tratti in effetti si sente una certa nostalgia di quando leggevo i primi numeri del reboot e del bel periodo. Le figure dell’autore sono decise e statuarie, definite da una certa figura anatomica parecchio interessante da vedere. A storcere un po’ l’occhio ci pensa però il grosso “Megazord” della Justice League, che non risulta una bella visione, ma per fortuna lo si vede per pochissimi istanti. La costruzione delle tavole invece è abbastanza classica e senza troppi verticalismi.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.