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Il giallo è quel genere che non morirà mai. Scoprire l’identità di un assassino, le sue motivazioni e il cambiamento del protagonista. Personalmente ho sempre adorato Bosch, i classici di Doyle e Christie o quelli televisivi come Colombo. Ragionando, anche Harry Potter è in parte un giallo e quindi leggere Rose di Valérie Vernay, Émilie Alibert e Denis Lapière ed edito da Tunué. Un graphic novel che unisce un crimine, il paranormale e l’argomento della perdita. Un mix che poteva rivelarsi una delusione, ma non è stato cosi.
La narrazione ci mette subito davanti agli occhi la protagonista, Rose, una giovane di ventun anni e dal carattere chiuso e taciturno. Quello che la rende cosi particolare è la sua strana capacità di uscire dal proprio corpo e continuare a vivere con lo spirito. In questo modo può ascoltare le conversazioni e di scoprire qualcosa e sarebbe stata un’arma da usare per risolvere i crimini, ma non in questa storia. Quando questo potere iniziò a manifestarsi da bambina, Rose non sapeva cosa fare e nemmeno suo padre seppe aiutarla.
Nel corso della sua giovane vita, la ragazza ha dovuto arrangiarsi da sola e talvolta ricorrere all’aiuto di un professionista. L’abilità ha però continuato a essere presente in lei, facendola sentire diversa e anormale. Per un bambino o una bambina non c’è niente di più brutto e spaventoso che sentirsi diversi e con questo pensiero ha dovuto convivere fino ai ventun anni. Improvvisamente, Rose scopre che suo padre non è più in vita. Rimasto ucciso, da avvocato ha lasciato un po’ di lavoro in sospeso, una casa infestata e un crimine da risolvere. Sarà Rose, senza nemmeno volerlo, a incappare in qualcosa che va oltre il suo immagionario.
La storia imbastita da Émilie Alibert e Denis Lapière si regge sui saldi pilastri di un genere piuttosto solido, ma complesso. Un giallo ha i suoi tempi, le sue meccaniche e una certa costruzione che porta alla risoluzione del crimine. Per fortuna in quest’opera non si vedono difetti evidenti, nonostante ci sia comunque l’alone di semplicità, necessaria comunque visto il possibile target. I dialoghi non annoiano mai e durante la lettura avviene la costruzione piuttosto solida dei personaggi, anche quelli secondari che parlano per pochissimo tempo. Ottimo lavoro quindi dal lato costruttivo.
Le matite di Valérie Vernay danno quella sensazione di una Francia piovosa e autunnale da adorare fin da subito. Il tratto è delicato e capace di mostrare il giusto al momento giusto. Non viene mai premuto l’acceleratore senza un motivo e ogni elemento visivo ha un suo perché. La delicatezza dei volti e delle loro espressioni ha una certa tipicità del fumetto francese, che addolcisce anche il cattivo più cattivo. Al livello registico non troveremo certamente tavole capaci di far andare il cervello in ebollizione, ma piuttosto, verrete cullati dal primo all’ultimo momento su un letto pieno di chiodi. La tensione sarà infatti presente sempre.
I colori caldi hanno una certa pacatezza e rilassano il lettore durante la lettura, immergendolo in un mondo parallelo fatto di spiriti, omicidi e una figlia vuole scoprire la verità.