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I temi di vita quotidiana in cui incontriamo la perdita, il dolore, la rabbia e anche l’amore sono sicuramente quelli che nel corso degli anni ho finito a preferire rispetto agli altri. Anche con i supereroi è cosi. Quando leggo delle storie in cui l’eroe diventa uomo e non il cavaliere senza macchia, sono molto contento. Ricordo che dopo aver letto Niente da Perdere e Roayl City 1 (per citare le ultime opere pubblicate da BAO Publishing) non sapevo a cosa associare quelle due opere. Ora però mi rendo conto che durante la lettura sono stato trasportato in uno simile a quello della visione di Fargo, che considero un vero e proprio capolavoro. Con Royal City 2, Jeff Lemire continua la sua scalata della famiglia cosi particolare, ma per certi versi cosi comune delle grandi periferie. Stavolta non vederemo il presente però, ma il passato della vita di Tommy.
Nessuna via di fuga
Come ho detto prima, stavolta non saremo nel presente, ma nel passato. Rivivremo quel periodo in cui Tommy era ancora vivo, ma soffriva dei continui mal di testa che gli rovinavano la vita e le sue relazioni. Nonostante questi mal di testa siano reali, ovviamente in famiglia non tutti credono al giovane ragazzo, che viene preso per quello piagnucoloso e strano. Tutti tranne ovviamente sua madre, che lo accompagnerà dai dottori preoccupandosi per la sua salute. Avremo anche l’occasione di vedere tutti i fratelli e la sorella da giovani e capire quella difficile relazione che lega le diverse generazioni di una famiglia. Tra tutti vediamo il fratello Richie, che sembra essere l’unico a pensare a Tommy, invitandolo alle feste, a girare con lui in auto e quindi prendendolo un po’ sotto la sua ala. Dall’altra parte abbiamo il fratello maggiore, Patrick, che vorrebbe fare lo scrittore, ma è ancorato alla fabbrica della città. Le sue aspettative sono nulle e non è interessato a migliorarsi anche solo pensare al suo futuro. Si tratta dello stesso Patrick che in futuro userà i diari di Tommy per pubblicare il suo libro bestseller.
Il futuro senza speranza
L’autore canadese Jeff Lemire continua con questa storia in cui la tristezza e la malinconia giocano un ruolo primario. Stavolta abbandoniamo per un momento la figura di un Tommy morto che alberga nel cuore e nella mente dei famigliari per scoprire un po’ di questo giovane introverso, ma dal grande e nascosto talento. Forse in pochi sanno che in parte Lemire si è ispirato a se stesso per quanto riguarda i mal di testa, di cui soffriva sempre da ragazzo e che ancora oggi lo perseguitano, ma con minor frequenza.
Durante tutta la lettura si respirerà un aria di tiepida malinconia di un passato ormai morto, con i personaggi che ne ricoprono la cornice. Forse ciò che mi fa pensare a Fargo è l’ambientazione periferica, forse sono i personaggi comuni e ai limiti della società (talvolta), forse è tutto l’insieme che viene unito a questa strana sensazione di tristezza. Lemire con Royal City ha imbastito una storia intima, profonda, popolare e ovviamente avvincente. Il particolare tratto riesce sempre a trasmettere l’emozione dei personaggi più di quanto lo facciano spesso e volentieri i disegni di altri autori dal tratto più realistico. La colorazione dell’albo è calda ed è facile immagine un periodo dell’anno in cui si sta bene con la maglietta o la camicia sbottonata.
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