Samorost 3 – Recensione

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“Avventura grafica”. Quali dolci ricordi tornano alla mente con queste due parole. Questi ultimi anni hanno visto una rifioritura di un genere ritenuto estinto; grazie a opere moderne come Until Dawn, indie d’autore come Broken Age, e edizioni speciali come quella recentissima di Day of the Tentacle, i giocatori stanno riscoprendo uno dei capisaldi del gaming anni 90. Anche la narrazione sta raggiungendo vette molto alte, raggiungendo massimi risultati con trame accennate ma memorabili e talvolta l’assenza totale di dialoghi. In questo calderone si getta Samorost 3 un gioco apparentemente bellissimo e promettente.

Samorost 3 Newts

Quadri viventi

L’impatto visivo è fenomenale, basta guardare un paio di screenshot per notare la cura e il dettaglio dei fondali, tutti zoomabili e disegnati maniacalmente. Si può tranquillamente dire che la parte migliore del gioco è per l’appunto il comparto grafico, la trama, di per se, ci darà la responsabilità di salvare il pianeta da una enorme minaccia spaziale, e per far ciò dovremo esplorare pianeti, lune ed asteroidi risolvendo rompicapi per eliminare gli ostacoli, una classica avventura grafica quindi? Non esattamente. Samorost 3 per scelta, non adopera alcun tipo di dialogo testuale, affidandosi a fumetti composti da disegni che fungono da ideogrammi, impedendoci però di scegliere o di influenzare i dialoghi. Altra differenza è il modo in cui interagiremo con l’ambiente stesso, lo gnometto protagonista si limiterà ad effettuare solo poche azioni, come il movimenti, il trasporto di oggetti, e l’utilizzo della misteriosa tromba magica che ci pioverà letteralmente dal cielo all’inizio del gioco. Il resto delle iterazioni, lo spostamento di oggetti e le azioni semplici, quelle che in un gioco con sistema SCUMM si tradurrebbero con il verbo “usa” insomma, spetteranno direttamente al giocatore tramite il cursore del mouse, in una esaltazione del sistema di raccolta e di fuoco di Super Mario Galaxy per Wii.
Samorost 3 Tea Tent

Perchè tutto questo?

Ora, vorremmo che vi prendeste un minuto per ripensare alla avventure grafiche che avete giocato finora in tutta la vostra vita: cosa vi spingeva ad andare avanti sfidando sfide psempre più difficili e sempre più frustranti? Personaggi comici come Guybrush Threepwood che vanno all’avventura in isole del tesoro piene di matti? Situazioni piccanti come quelle di Leisure Suit Larry? Gli enigmi di Broken Age, misteri da svelare in Broken Sword, film da rivivere come negli Indiana Jones della Lucas arts? O forse situazioni disperate in cui sopravvivere come in The Walking Dead e narrazione mozzafiato di Grim Fandango? Ecco, è proprio questa la grossa pecca di Samorost 3, a parte la meravigliosa grafica e la splendida colonna sonora, il gioco ha poco altro da offrire. Non ci sentiremo mai immedesimati nel suo personaggio, anonimo, alieno e poco carismatico, i personaggi secondari saranno più un ostacolo da superare piuttosto che incontri memorabili, la trama banale e senza mordente, le creature che popolano i pianeti poco vive: strani ibridi che sembrano esseri viventi ma si comportano come macchine, ma soprattutto gli enigmi, che vanno dall’estremamente stupido all’estremamente frustrante. Gli enigmi nelle avventure grafiche sono Il gameplay, ed in questo Samorost 3 sono trattati come una formalità da aggiungere per ricordarci che non è uno strano cartone animato che stiamo guardando, bensì un gioco. I problemi migliori secondo noi sono proprio sul primo pianeta, dove per cominciare dovremo superare un ponte in modo creativo (soprattutto grazie ad una scoperta che faremo in modo fortuito) ed un bizzarro gioco di carte in cui dovremo ricreare scene di caccia, poi poco e niente, il fondo del fondo lo troveremo a metà gioco quando avremo a che fare con un enigma ambientato in un termitaio, in cui seguendo logiche totalmente astruse, dovremo far percorrere ad un uovo uno strano percorso attraverso le gallerie, stimolando i ricettori nervosi di un fungo che deciderà se smistarlo o no in una posizione a noi favorevole. Decidete voi cari lettori, se siamo stati stupidi o sfortunati ma alla fine abbiamo trovato più veloce e sensato tentare tutte le possibili opzioni a caso piuttosto di capire il comportamento di funghi, uova e termiti. Alcuni enigmi non hanno neppure scopo ai fini della trama, sono lì solo per sbloccare gli achievements! Suona noioso? Lo è di più. Il gioco soffre anche di un difetto che credevamo estinto una quindicina di anni fa, in pratica ci impedirà di raccogliere alcuni oggetti utili in futuro, se prima non si compiono determinate azioni in altre zone, costringendoci anche a continui backtracking. Ah i programmatori sono anche così fieri delle LENTE animazioni, che non ci sarà mai permesso saltarle, anche se le attiveremo per la decima volta, per sbaglio, costringendoci a vedere per intero quelle dannate animazioni di fumo/nuvole/fantasmi che fungono teoricamente da indizi, quando questi ultimi non sono chiari, cioè quasi sempre.
Samorost 3 Yellow Planet

Commento:

In conclusione Samorost 3 è un gioco bello da vedere, ma in maniera pericolosa; è come una trappola: nessuno guardando la cura nei dettagli e ascoltandone le bellissime musiche penserebbe ad un gioco così banale e così scadente in enigmi e contenuti, eppure è proprio così, è come un quadro che cerca disperatamente e senza successo di essere interattivo e divertente, un libro che parla di un Piccolo Principe cresciuto e disilluso, e difficilmente lo finirete nonostante la scarsa longevità, e mai senza passare momenti di pura noia. Paradossalmente, forse il modo migliore di godersi Samorost 3, che purtroppo noi non abbiamo usato, è proprio quello più sconsigliato per tutte le altre avventure grafiche, ovvero di aprire una pagina con la soluzione, usarla senza vergogna ad ogni minimo cenno di noia e frustrazione, andare avanti, godersi le musiche e la grafica fino alla fine, come se fosse Crysis 2, ovviamente dopo averlo comprato in saldo.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.