Samurai Warriors: Spirit of Sanada – Recensione

Koei Tecmo ritorna con un’offerta interessante per i giocatori, tentando di introdurre una ventata di innovazione nel tristemente noto panorama dei musou, nel quale ripetitività e noia la fanno quasi sempre da padrone. A circa un anno di distanza da Samurai Warriors 4: Empires, Samurai Warriors: Spirit of Sanada, come suggerisce il titolo, tenta di distanziarsi dal passato e si concentra su di un’unica famiglia del Giappone Feudale, i Sanada per l’appunto. Quel che ci si chiede è: saranno riusciti i ragazzi di Tecmo Koei a portare un po’ d’aria fresca nel loro Giappone feudale?

Un Giappone feudale pieno d’emozioni

Ambientato in un periodo che va dal 1561 al 1615, Samurai Warriors: Spirit of Sanada introduce subito delle interessanti novità. Potremo infatti gestire il villaggio da cui le nostre truppe partiranno verso la battaglia e il gameplay non sarà scandito solamente da un semplice alternarsi di combo inarrestabili e musou rage, ma vi sarà una fase organizzativa discretamente piacevole. Il giocatore dovrà interagire con i diversi NPC per raccogliere informazioni strategicamente utili sul campo di battaglia, rendendo la fase preparatoria essenziale e meno monotona rispetto alla tradizione.

I personaggi non giocabili ci proporranno, fra le altre cose, delle missioni secondarie e minigiochi con lo scopo preciso di evitare l’onnipresente spettro della noia. Apprezzabile lo sforzo di introdurre delle simpatiche missioni stealth, nelle quali dovremo evitare di farci individuare da gruppi di soldati. In questo senso il gioco però non è particolarmente punitivo, e concedersi un impeto di violenza contro nemici “normali” non farà terminare la nostra missione. Da notificare che, rispetto al passato, non saremo costretti a epurare semplicemente le mappe dai nemici, ma dovremo ad esempio scortare degli ufficiali, eliminare bersagli precisi oppure difendere degli alleati da una morte certa.

Il punto forte di tutta la produzione risulta però l’impalcatura narrativa, che non lascia spazio a frivolezze e riesce ad esplorare a fondo i legami e le alleanze della famiglia Sanada. Non mancheranno i momenti strappalacrime, in cui verranno esaltati nobili sentimenti quali l’amore, l’amicizia e la fedeltà alla propria causa. Se pensiamo soltanto all’evoluzione del personaggio di Yukimura, che passa dall’essere poco più di un bambino a guerriero valoroso e letale, non potremo esimerci dal provare forti emozioni.

L’orgoglio di un Samurai

Samurai Warriors: Spirit of Sanada presenta una serie di piccoli particolari, oltre al già citato “cenno di strategia”, che non possono non essere evidenziati. Potremo acquistare dal fabbro del villaggio dei nuovi equipaggiamenti, forgiabili mediante l’utilizzo di materiali trovati sul campo di battaglia e ricevuti in premio a fine missione. Le armi saranno personalizzabili tramite l’ausilio di appositi upgrade e il loro continuo utilizzo aumenterà le loro statistiche, se pensiamo ad esempio ai danni massimi inflitti.

Il combattimento non sarà completamente affidato al caso, vi saranno delle particolari condizioni da soddisfare, vuoi un limite di tempo per completare determinati obiettivi o raggiungere zone definite, che renderanno il superamento della campagna meno semplice del previsto. Precisiamo però che la difficoltà si attesta comunque su dei livelli veramente imbarazzanti. Avremo la quasi perenne sensazione, specialmente durante i nostri scontri con migliaia di nemici, di avere a che fare con una IA inesistente. La sfida, se settata su difficoltà normale, non sarà il riuscire a sopravvivere ma avere l’ardire di farsi colpire da un gruppo di manichini senz’anima. Un altro piacevole elemento strategico è rappresentato dall’alternarsi del giorno e della notte, che influenza in modo pesante l’evolversi del conflitto: esso determinerà infatti la scelta fra un attacco diretto al nemico e un’infiltrazione nell’ombra delle nostre truppe.

I punti deboli di un Samurai

Il nuovo titolo Tecmo Koei, nonostante la costruzione di una trama interessante, ricca di colpi di scena e l’introduzione di elementi strategici stimolanti, riesce però a deludere sul comparto tecnico. Da quel punto di vista purtroppo, nulla è cambiato. Partendo dal presupposto che il titolo si rivela totalmente privo di una modalità online, ciò che rende Samurai Warriors: Spirit of Sanada troppo vicino all’old-gen è altro.

Il comparto grafico è di una arretratezza disarmante, sia dal punto di vista dei poligoni nemici che delle ambientazioni, gli anni passano ma Koei Tecmo non riesce (o non vuole) fare passi in avanti in questo senso. Le nostre scorribande sul campo saranno sempre accompagnate da quel senso di mancanza di cura del dettaglio e di elementi interattivi. Aggiungiamoci poi gli occasionali problemi di frame rate, presenti soprattutto durante la fase esplorativa nel villaggio, e la frittata è fatta. Altro grave handicap, che inficia il godimento del titolo da parte di qualsiasi giocatore italiano, è l’assenza di una localizzazione dei dialoghi, che diventano ben presto noiosi, specie per l’utente medio che di certo non ha voglia di sforzarsi a tradurre ogni singolo termine. Al villaggio potremo dedicarci ad una serie di stimolanti attività, come l’affinamento delle nostre abilità in addestramento, l’hobby della pesca o ancora la lettura della storia dei Sanada in biblioteca. Tutto questo però si rivelerà ben presto noioso.

Per completare la campagna saranno necessarie all’incirca 30 ore di gioco, ma ci vorranno nervi saldi e una grande forza di volontà per non lanciare il disco dalla finestra prima dell’arrivo della fine. L’intreccio narrativo dunque si batte valorosamente contro la monotonia del genere musou, uscendone però miseramente sconfitto. Tutte le novità introdotte devono alla fine fare sempre i conti con un filone che proprio non riesce ad evolversi in modo incisivo, in un periodo poi dove si tende all’innovazione e al cambiamento in ogni direzione, tutto ciò è ancora più grave.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]In conclusione Samurai Warriors: Spirit of Sanada è un titolo controverso, dilaniato dal conflitto interno fra innovazione e arretratezza. Da un lato abbiamo un cambiamento di rotta in positivo, con un plot profondo e toccante, ottimi elementi strategici, minigiochi e diverse attività da compiere al villaggio. Dall’altro lato la pessima realizzazione tecnica e la monotonia del genere musou smorzano tutti i buoni propositi della produzione Omega Force. Un titolo consigliato agli appassionati del “Dynasty Warriors like”, mentre tutti gli altri farebbero meglio ad evitarlo come la peste.[/stextbox]

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Redazione